Il Sassuolo di De Zerbi è diventato ormai una realtà del calcio italiano. Nelle prime cinque partite di Serie A, i neroverdi hanno ottenuti 3 vittorie e 2 pareggi e, al momento, occupano il secondo posto in classifica a pari punti con il Napoli, a -2 dal Milan capolista.
Uno dei giocatori più importanti del Sassuolo è sicuramente Manuel Locatelli, che in Emilia si è ritrovato dopo le difficoltà in rossonero. Partita dopo partita, il classe ’98 si è preso le chiavi della mediana di De Zerbi e le sue prestazioni hanno attirato le attenzioni anche del CT Mancini, che l’ha fatto debuttare a settembre contro l’Olanda.
Manuel Locatelli è un ‘98 con una storia da veterano alle spalle. Col tempo si è preso il suo spazio, le sue rivincite e oggi è uno dei leader del Sassuolo. Grazie a Nike abbiamo avuto la possibilità di conoscerlo e parlare del percorso che lo ha portato dritto alla Nazionale.
RICORDI DELL’INFANZIA – «Fortunatamente ho un fratello più grande di 2 anni. Da quando ho 4 anni gioco a calcio, è capitato anche a noi di rompere qualcosa in casa. Non riuscivamo a staccarci dalla palla, ci siamo trasmessi questa passione e ce l’avrò per sempre».
CADUTA E RISALITA – «Per raggiungere il mio livello attuale ho dovuto fare un passo indietro, prendere la rincorsa e poi rilanciarmi. Anche io avevo paura di affrontare le mie debolezze, mi ci è voluto tanto per mettermi in discussione. Davo la colpa agli altri, ma in realtà le colpe le avevo anche io. Quando me lo sono messo in testa, ho fatto chiarezza su me stesso lavorando sulle difficoltà. E sono riuscito a trovare un equilibrio, poi tutto viene di conseguenza con il lavoro e con la fiducia».
LA GESTIONE DELL’EMOZIONE – «È normale essere emozionati in campo, ma io cerco di viverlo a modo mio. Tutto fa parte della fiducia che una persona ti trasmette, ma anche da quello che hai dentro. L’ostacolo più grande era in me, dovuto a fattori esterni. Oltre alla mia famiglia non ho ricevuto grandi aiuti. Quando ho trovato un equilibrio con me stesso, tutto è andato per il meglio».
IL PASSATO – «Ho ricevuto tutto subito e troppo velocemente, senza il tempo di godermelo. Ora sono in una realtà che mi fa star tranquillo e ne sono felice. E l’ambiente che c’è a Sassuolo mi ha portato a essere la persona e il calciatore che sono adesso. Avevo bisogno di tempo e non mi è stato concesso. Adesso invece tutto è cambiato e i miglioramenti si sono visti».
LAVORO AD HOC – «Col Sassuolo abbiamo fatto un lavoro di forza sulle gambe per essere più veloce, ma dipende anche da quanto uno cerchi di osare. Se hai fiducia e le gambe lo permettono, puoi provare le incursioni verso l’area avversaria».
IL GIOCO DI DE ZERBI – «Il nostro è un credo che il mister ci ha messo nel sangue. E si sposa totalmente con le mia caratteristiche. C’è massima disponibilità da parte si tutti, sappiamo quali possono essere i risultati. È tutto finalizzato, non è solo un possesso per divertirsi. Tutti siamo dentro questo credo, tutti sappiamo qual è il nostro modo di gioco e la disponibilità c’è da parte di tutti».
RUOLO – «Giocando a due riesco sia a palleggiare che a fare inserimenti e questo mi piace. Bisogna saper fare più ruoli e interpretarli nel modo migliore possibile. Mi trovo benissimo a due, sia con De Zerbi che con Mancini».
NAZIONALE – «L’esordio è stata l’emozione più grande della mia vita, si è coronato il sogno del bambino Manuel che è dentro di me. È stata anche una rivincita verso me stesso perché avevo perso fiducia e grazie alla mia famiglia, alla mia fidanzata e ai miei amici, ce l’abbiamo fatta. Parlo sempre al plurale perché l’obiettivo l’abbiamo raggiunto tutti e questa è una cosa bellissima. Ma dobbiamo guardare avanti perché non c’è tempo per ragionare e c’è sempre un esame da recuperare».
DIFETTI – «Devo cercare di finalizzare di più, anche se non deve diventare un’ossessione perché non è il mio compito principale. Questo si allena ogni giorno: inserirsi e cercare il gol nella partitella dell’allenamento può aiutarti nell’ottica della partita ufficiale».
MODELLI – «A Sassuolo ho preso spunto dalla semplicità di Peluso, Matri e Magnanelli nello spiegare le cose e dalla loro dedizione al lavoro. In Nazionale ho esempi come Chiellini e Bonucci e a loro voglio rubare la mentalità, che è da vincenti».
MANCINI – «Sarò sempre grato al CT perché mi ha regalato il sogno più bello della mia infanzia. Il segreto del mister è la serenità che trasmette al gruppo. Mi sono trovato subito benissimo, mi hanno messo a mio agio perché se il gruppo è sereno Riesce a rendere meglio».
BARELLA – «In Nazionale ho condiviso un sacco di esperienze con Nicolò, da quando eravamo in Under 17. Ci trovavamo benissimo assieme, vedevamo Nazionali come l’Inghilterra che avevano già gente che giocava in Premier League e dicevamo: ‘Cavolo, magari riusciamo ad arrivare anche noi‘. Quando abbiamo giocato insieme in Nazionale contro l’Olanda è stata un’emozione nuova: ci siamo rivisti sul campo con l’Italia dei grandi, è stata una bella conquista per entrambi».
FUTURO – «Sogno di tornare in una grande squadra perché ho ambizioni e mi piacerebbe giocare la Champions League. So che tutto passa da quest’annata con il Sassuolo. Mi piacerebbe tornare in una big, sentire la musichetta della Champions e magari tornare a giocare con i tifosi allo stadio. Sarebbe un grande sogno, ma il presente è la cosa più importante».