di Andrea Sperti
L’inizio. Probabilmente la parte più bella del viaggio. L’attimo prima di partire guardiamo lì fuori e tutto ci sembra diverso, più interessante.
“L’inizio”, ha scritto così la Roma ricordando la prima partita di Daniele De Rossi con la maglia giallorossa. Era il 30 ottobre 2001, un giorno come tanti, ma che per Capitan Futuro è diventata una data da ricordare e da tenere sempre a mente.
Era una sfida di Champions. Fase a gironi della massima competizione internazionale contro l’Anderlecht. Il centrocampista è subentrano a Tomic, realizzando il sogno di una vita. In quel momento non sapeva quanto sarebbe durata quella storia d’amore e, soprattutto, non conosceva il futuro, troppo imprevedibile a 18 anni.
De Rossi ha amato la Roma prima di quel giorno, prima di calcare per la prima volta il prato verde dell’Olimpico ed anche prima di entrare a far parte delle giovanili giallorosse. De Rossi è romanista da quando è venuto al mondo, dal primo momento, da sempre, perché Roma per lui non è una città e non rappresenta una squadra, ma un modo di vivere, di essere, di affrontare la vita ed i problemi che questa porta con se.
Daniele ha dedicato una carriera alla Roma. Non è stato Totti ma è stato l’unico capace a non farsi offuscare dalla presenza, quasi ingombrante, del 10 giallorosso. De Rossi è stato lì, è sceso in campo da tifoso, come uno che dagli spalti ha la possibilità di lottare per la sua maglia. Ha sbagliato a volte. Troppa foga, troppo amore per quei colori, ma la gente lo ha capito, amato e rispettato.
Sono passati 19 anni dalla prima volta di De Rossi con la maglia della Roma. Nel frattempo la squadra capitolina ha vinto poco, il centrocampista classe ’83 si è ritirato ed un nuovo corso ha preso vita ma no, non provate a togliere Daniele dal cuore dei tifosi. Non ci riuscireste. Da quelle parti ancora piangono il suo addio, e chi lo sa se nascerà mai un nuovo Capitan Futuro.