Beppe Marotta, ad dell’Inter, è stato ospite speciale quest’oggi al ‘Festival Glocal 2020’ ideato da VareseNews ed ha parlato del Coronavirus e delle amichevoli della Nazionale. Ecco le sue dichiarazioni riportate da TuttoMercatoWeb.
CORONAVIRUS – «Questo virus ha avuto un impatto violento, in prima battuta per la salute, creando uno stato di allarme in ogni squadra. Ci siamo trovati davanti al sentimento della paura, affrontando l’argomento con ‘ignoranza’, nel senso che non sapevamo a cosa andavamo incontro. All’interno del club la priorità è stata quelle di mettere in sicurezza dipendenti e calciatori, adottando il protocollo che ha dato garanzie. Abbiamo sfruttato anche noi lo smart working, aprendo un mondo nuovo come le videoconferenze. L’altro obiettivo era garantire la sostenibilità al mondo del calcio. La mia idea era quella di pazientare, fare una fotografia della situazione dettagliata e poi riprendere l’attività. I giocatori hanno cercato di tutelare le loro famiglie».
PAUSA NAZIONALI – «Oggi stiamo subendo un condizionamento, passando da un tampone all’altro ci si può ritrovare un gruppo di giocatori disponibili o no. La grande difficoltà degli allenatori è gestire la programmazione della partita e la pianificazione degli allenamenti. Dal punto di vista sportivo siamo in grande difficoltà. Per questo penso che deve essere centralizzata tutta la Serie A così da non creare situazioni diverse tra le squadre. Il mio ultimo intervento, riguardo a questa pausa per le nazionali, non era privare le selezioni di giocatori, il problema è valutare la situazione all’interno di una stagione anomala, in un calendario molto compresso. Bisogna valutare meglio le situazioni dei singoli atleti con un colloquio proficuo tra club e nazionali, ma anche la riduzione di tornei che non hanno rilevanza. Capisco l’importanza di Europei e Mondiali, ma cerchiamo di limitare alcune partite che hanno poco valore».
CRISI – «La situazione per il calcio italiano era ed è devastante. Siamo davanti al default. Facemmo le prime riunioni in Lega con advisor come Deloitte per stimare le cifre dei danni e vedere quale sarebbe stato scenario a breve e medio termine, la situazione era ed è devastante. Il grande problema che oggi ha il calcio è che il costo del lavoro è sproporzionato rispetto al fatturato che si faceva e che si fa. Oggi siamo davanti a un fatturato che è diminuito concretamente vista l’assenza dei ricavi da botteghino, dei ricavi da sponsor che hanno hanno cominciato a scappare e a ridurre gli investimenti e infine il tema dei diritti tv. Tutto questo a fronte del fatto che gli azionisti negli ultimi anni hanno ricapitalizzato per 2,5 miliardi circa. Già prima la perdita normale era di circa 700 milioni annui. Oggi davanti c’è una situazione molto più grave».