di Giovanni Benvenuto
Verona-Chievo, butei contro clivensi: due filosofie opposte, due poli che si schiacciano dando vita a una spettacolare stracittadina calcistica definita dal quotidiano La Stampa con un titolo d’antologia: Giulietta contro Romeo. È il 18 novembre del 2001 quando al Bentegodi va in scena la sfida tra i due club. Nessuno però poteva neanche immaginare ciò che sarebbe successo dopo il triplice fischio: Malesani, allora tecnico del Verona, corre sotto la curva e nel post-partita si lascia andare a uno sfogo quasi hollywoodiano, uno sfogo che rimarrà per sempre impresso nella mente di tutti gli appassionati di calcio.
La partita
Il match non delude le aspettative: nonostante una prima mezz’ora molto tesa in cui le due squadre si studiano per trovare varchi utili nelle retroguardie avversarie la partita diventa pirotecnica quando Eriberto (o Luciano che dir si voglia) porta in vantaggio Del Neri & Co.. Subito dopo, in seguito a un fallo di mano di Trentalange, Corini raddoppia dal dischetto ma ci pensa Oddo a riaprire le sorti del match dopo che Lupatelli travolge Mutu in area di rigore. Nella seconda frazione un Camoranesi tarantolato a far girare la testa al Chievo: in un’occasione è fatale la deviazione goffa di Lanna, successivamente a quasi venti minuti dalla fine arriva la marcatura utile a completare il ribaltone. Lieto fine? Certo! Anche se a fine partita Malesani si leva qualche sassolino dalla scarpa…
Lo sfogo
«Il problema è questo: nel calcio bisogna essere finti! Bisogna essere fatti di plastica! Intervistami Monica!». Queste le parole di Malesani alla giornalista Monica Vanali, quest’ultima imbarazzata nel rivolgere domande a un tecnico che attacca gli ipocriti dalle frasi di circostanza e che al tempo stesso ricorda un particolare: «Sono stato l’ultimo allenatore a vincere in Europa, dighelo Monica!», ricordando il trionfo a Mosca con il Parma in Coppa Uefa. Prima dell’intervista la corsa sotto la curva, in canottiera e con una pioggia forte da rendere il tutto così magico. Il Verona non ha mai dimenticato quel derby, forse anche per quell’allenatore un po’ vulcanico e pittoresco che ha mandato in visibilio un’intera piazza.