Bruno Alves, difensore del Parma, si è raccontato a La Gazzetta dello Sport, facendo il punto sulla sua carriera e sull’esperienza con la maglia dei ducali.
CAMBIAMENTI – «Dobbiamo adattarci in fretta alle nuove idee. Serve rapidità di pensiero e bisogna essere aperti mentalmente per accettare le novità. Mi trovo bene».
LIVERANI – «Lo sto conoscendo. Lui ha portato una nuova filosofia di gioco, le idee mi piacciono. Crede in un calcio più tecnico, più offensivo, ma sempre senza trascurare l’equilibrio. Il progetto è affascinante».
D’AVERSA – «Non si possono fare paragoni. Quando io sono arrivato il Parma veniva dalla Serie B, serviva la concretezza per conquistare la salvezza. Ora c’è più esperienza, si vive un momento diverso ed è giusto provare a percorrere altre strade».
PUNTO DI RIFERIMENTO – «Lavorare assieme ai giovani è bello, anch’io mi sento più giovane. Posso trasmettere la mia esperienza, posso spiegare e far vedere loro la mia cultura dell’allenamento».
PARMA AMERICANO – «È presto per dare giudizi, il desiderio è che il Parma torni a essere riconosciuto per i suoi valori tecnici a livello mondiale».
OBIETTIVO STAGIONALE – «La salvezza va bene. Poi vedremo cosa si riesce a fare di più».
ROMA – «Partite facili non ce ne sono. La Roma è fortissima, ma noi vogliamo vincere: lo dico chiaro e tondo. Loro hanno già recepito le idee di Fonseca, un allenatore che conosco bene: siamo stati avversari quando giocavamo in Portogallo, e il suo assistente Nuno Campos è stato mio compagno di squadra. Quindi, per me, una sfida nella sfida».
CALCIO AI TEMPI DEL COVID – «Diverso rispetto a prima. Senza pubblico è tutta un’altra cosa e si vede anche nello sviluppo del gioco. Le partite sono più lente, meno intense. Per forza, gli spettatori ti spingono sempre a dare qualcosa di più, ti trasmettono adrenalina».
PREGI – «Devono dirlo gli altri. Mettiamola così: quando mi definiscono onesto e gentile sono soddisfatto, mi rivedo in questi aggettivi».
DIFETTI – «Sono troppo esigente. Con me e, di conseguenza, con chi mi è vicino. E poi, spesso, mi arrabbio: insomma, mi “accendo” facilmente».
PARTITA INDIMENTICABILE – «Portogallo-Francia, finale dell’Europeo 2016. Abbiamo vinto il primo trofeo per il nostro popolo. In quella vittoria, e nel fatto che il gol lo ha realizzato Eder, uno che non piaceva nemmeno ai tifosi, sta la meraviglia del calcio. In campo si possono verificare le vicende più strane».
MEGLIO PELÉ O EUSEBIO – «Pelé. Ha vinto tre campionati del mondo, uno a 17 anni».
VANITÀ – «Diciamo che mi considero affascinante. Interessante, come si dice qui in Italia. Sono un po’ vanitoso anch’io».
ANDRÀ TUTTO BENE? – «Sì, ma a patto che ci si occupi della propria salute, e tutti lo devono fare, che si dia importanza alle cose che contano, ad esempio il proprio corpo e non il proprio conto in banca».