Le frasi più famose di Diego Armando Maradona

by Redazione Cronache
platini maradona

«Ho sbagliato e ho pagato, ma il pallone non si sporca»

«Se stessi con un vestito bianco a un matrimonio e arrivasse un pallone infangato, lo stopperei di petto senza pensarci».

«Non si può essere fenomeni tutti i giorni dell’anno. Anche Maradona non sempre giocava da Maradona».

«Ho due sogni: il primo è giocare un Mondiale, il secondo è vincerlo»
(Giugno 1978)

«Il calcio inglese non mi piace. E poi io voglio allenarmi solo il pomeriggio».
(27 maggio 1984)

«Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires».
(5 luglio 1984, alla presentazione ufficiale allo stadio ‘San Paolo’)

«Sì, ho litigato col Papa. Ci ho litigato perché sono stato in Vaticano, e ho visto i tetti d’oro, e dopo ho sentito il Papa dire che la Chiesa si preoccupava dei bambini poveri. Allora venditi il tetto amigo, fai qualcosa!».
(09 novembre 1985, dopo aver incontrato Giovanni Paolo II)

«In campo non ci si batte con le armi, bensì col pallone. E comunque no, non so parlare in inglese, ma anche se lo conoscessi non lo parlerei».
(22 giugno 1986, Città del Messico, prima della sfida con l’Inghilterra)

«Il primo gol? Un poco con la cabeza de Maradona y un otro poco con la mano de Dios. Il secondo gol una meraviglia? Per favore, la sola meraviglia che conosco è Raquel Welch».
(24 giugno 1986, Città del Messico, dopo la doppietta all’Inghilterra)

«Non ho toccato io quella palla, è stata la mano di Dio».
(24 giugno 1986, Città del Messico, dopo la doppietta all’Inghilterra)

«Giocare senza un pubblico è come giocare all’interno di un cimitero».
(16 settembre 1987, dopo Real Madrid-Napoli a porte chiuse)

«Il più bello dei miei trofei? L’ultimo perché è il più recente».
(17 maggio 1989, entrando al ‘San Paolo’ con la Coppa UEFA appena conquistata)

«Bigon ha detto di aver bisogno di undici persone che corressero. Allora gli ho fatto presente che non poteva contare su di me, io non ho mai corso in vita mia».
(8 marzo 1990, prima di Lecce-Napoli spiegando la sua esclusione)

«La fine è molto vicina, ormai ho deciso, voglio ritirarmi. Gioco a pallone da quindici anni e voglio una vita più tranquilla. Sono stanco di lottare, solo, contro tutti, i giornalisti, i dirigenti. Voglio tornare a godermi l’Argentina».
(4 dicembre 1990)

«So di aver fatto del male prima di tutto a me stesso e quindi alla mia famiglia, alle mie figlie. Credo che in futuro imparerò a volermi più bene, a pensare di più alla mia persona. Non mi vergogno però. Non ho fatto male a nessuno, salvo a me stesso e ai miei cari. Mi dispiace, sento una profonda malinconia, soltanto questo. Non voglio più essere costretto a giocare anche quando non sono in grado, a farmi infiltrare di cortisone perché devo essere in campo per forza per gli abbonamenti, per gli incassi, perché bisogna vincere a qualunque costo per lo scudetto o per la salvezza, perché in ogni partita ci si gioca la vita. A me gli psicologi stanno cercando di levarmi il vizio della cocaina, non quello di vivere».
(15 agosto 1991, dopo la notizia della sua positività alla cocaina)

«Voglio giocare anche se ho il menisco in pezzi. Chi è sempre prudente non arriva mai primo. Io intendo giocare e vincere. È una follia? Farò il pazzo per tutta la vita».
(12 dicembre 1992, Siviglia)

«Non giocherò più. Non voglio più dare la possibilità a gente come Havelange e Blatter di ferirmi, di farmi del male».
(5 gennaio 1995, Parigi, dopo la consegna del Pallone d’Oro a George Weah)

«Sono in molti a volermi dare una pistola perché mi uccida. Smettetela».
(3 settembre 1997)

«Se la provi una volta e ti fa male e vomiti e ti scoppia la testa in mille pezzi, non la provi mai più. Però a tanti non succede questo, diventano euforici. E io diventavo euforico e l’euforia piace a tutti. È come vincere un campionato. E dici va bene, è meraviglioso, domani che cosa mi importa, tanto io ho vinto il campionato. E il giorno dopo continui. Però non solo non vinci alcun campionato, ma stai perdendo la vita».
(2 ottobre 1997)

«La droga ti annebbia, non ti lascia vedere più in là di una spanna. Molte volte ho sniffato e, dopo, ho cercato di prendere la palla e non ci sono riuscito. Volevo dare un calcio in un modo e non ci riuscivo. Il mio cervello cercava di dare degli ordini, però il corpo non rispondeva».
(2 ottobre 1997)

«Nessuno ti aiuta veramente a uscire dalla droga. Avevo bisogno di comprensione, non di repressione. Ma c’era già pronta per me la condanna assoluta. Sei nella trappola dei giornalisti, dei giudici, della polizia. Tutti sono come la polizia che ti dice non drogarti e ti dà un pugno in bocca. La mia famiglia mi ha aiutato a non finire peggio».
(2 ottobre 1997)

«Sono venuto a curarmi il cuore, ho fiducia nella medicina cubana. Fidel mi ha dato l’ossigeno per tirare avanti. È lui che ha il cuore più grande di tutti».
(19 gennaio 2000, L’Avana)

«Nella clinica dove sono c’è qualcuno che pensa di essere Napoleone e qualcun altro Robinson Crusoe. Non mi credono quando dico che sono Maradona».
(2004)

«Ho dovuto reinventarmi una vita, tornare a lottare, alzarmi tutte le mattine. Adesso ogni tanto mi capita di alzarmi alle quattro del mattino e mi metto a fare la formazione delle squadre. Sono entusiasta di potere allenare la nazionale dell’Argentina».
(6 marzo 2009)

«Forse, se fossi finito alla Juventus avrei avuto una carriera più lunga, tranquilla e vincente. Non rimpiango nulla, ma per quel club ho sempre avuto ammirazione e rispetto».
(2 dicembre 2009)

«Non faccio mai conferenze stampa con accanto a me giocatori. Sono abituato a stare da solo sul palco».
(03 marzo 2010, Monaco, Diego Maradona non accetta di ‘condividere’ la sala stampa con Müller della Germania)

«Vedere giocare Messi è meglio che fare sesso».

«Lionel Messi gioca a calcio come Gesù. La cosa migliore è che Leo sia argentino, non brasiliano, spagnolo, tedesco, francese o italiano e tutti dovranno riconoscere che il migliore del mondo è nato in questo paese».
(8 aprile 2010)

«Io la mia carriera l’ho fatta e Messi sta facendo la sua. Sarà la storia a decidere chi sarà il migliore. Ad alcuni piace di più Maradona, altri dicono per Lionel. Siamo due argentini che possono vincere nel calcio europeo mentre molti non riescono a passare neppure il Rio de la Plata. Per rispetto a Leo non dico che lui è il migliore o io fui il migliore. Bisogna lasciarlo tranquillo. Io voglio molto bene a Leo e godo molto vederlo giocare. Siamo due argentini».
(29 aprile 2011)

«La Fifa è governata da dinosauri. Blatter è uno che non ha mai tirato un calcio ad un pallone e dunque credo sia la persona meno opportuna per ricoprire un ruolo istituzionale così importante».
(4 giugno 2011)

«Secondo me Icardi è un traditore. Va a casa [di Maxi Lopez, ndr], gioca a fare l’amico e poi gli soffia la donna. Questo è tradimento. Ai nostri tempi, solo se guardavi la donna di un compagno, nello spogliatoio ci saremmo alternati per prenderlo a pugni».
(28 dicembre 2013)

«Leo Messi è ancora alla ricerca di un suo stile e credo che lo troverà presto. Il mio era riconoscibilissimo già agli inizi della carriera. Forse è per questo che potrei essere indicato come migliore di Leo. Ha segnato più gol? Vero, ma i miei erano molto più belli».
(14 maggio 2015)

[Alla morte di Fidel Castro] «Mi hanno detto che era morto il più grande. Mi hanno chiamato da Buenos Aires ed è stato scioccante. Sono scoppiato in un pianto terribile. Era come un secondo padre».
La Repubblica, 2016.

«Cristiano Ronaldo è un marchio registrato, un fuoriclasse incredibile, lo farei giocare anche di notte perché lui non si nasconde mai, non chiede di restare fuori se ha un doloretto alla caviglia. E che carisma! Va in campo come se andasse al bagno, con la stessa naturalezza».
(10 giugno 2016)

«Negli ultimi tempi in Italia ero come un bolide di Formula Uno che andava a trecento all’ora e non si fermava mai. Ma questo non importava a nessuno. Quando fui arrestato a Buenos Aires, qualcuno che conta mi ha detto “E adesso, che dirà mio figlio?”. Non gli fregava niente del Maradona in crisi, dell’uomo prostrato, in difficoltà, distrutto, bisognoso di aiuto, era solo preoccupato dell’idolo infranto, del giocattolo che s’era rotto. E non gli passava nemmeno per la testa che l’esempio per suo figlio dovesse essere lui, non un giocatore di pallone».
(Dal libro Io Sono el Diego)

[Su Michel Platini] «Gran livello, un fenomeno. In Italia ha vinto tutto, ma mi ha sempre dato l’impressione di non divertirsi giocando a calcio. Era molto freddo, troppo».
(Dal libro Io Sono el Diego)

[Su George Best] «Era un gran giocatore, più loco di me».
(Dal libro Io Sono el Diego)

«Esiste un Maradona femmina? Sì, Ornella Muti».
(Dal libro Palla lunga e pedalare)

«Meglio amare una donna bella e stupida. Anzi, è meglio essere belli e stupidi tutti e due».
(Dal libro Palla lunga e pedalare)

«Se non sono felice dentro, non riesco ad essere un campione».
(Dal libro Palla lunga e pedalare)

«Tre anni qui a Napoli mi hanno dato tanto, ma mi hanno anche tolto. Non posso uscire, in tre anni non ho imparato una strada di Napoli».
(Dal libro Palla lunga e pedalare)

«Io corro, io lotto, ma soprattutto dialogo con la palla, per divertire la gente».
(Dal libro Palla lunga e pedalare)

«Io sono sinistro, tutto sinistro: di piede, di fede, di cervello».