di Giulio Converti
«Siete mai entrati in uno stadio vuoto? Fate la prova. Fermatevi in mezzo al campo e ascoltate. Non c’è niente di meno vuoto di uno stadio vuoto. Non c’è niente di meno muto delle gradinate senza nessuno» – Eduardo Galeano
Purtroppo, noi a questa realtà ci siamo ormai abituati. Sono passati più di 12 mesi da quando la normalità consisteva nell’aspettare la domenica per andare allo stadio, occupare una poltroncina che ci faceva sentire parte di una comunità. Nonostante oggi filtrino principalmente buone notizie per la prossima stagione, la nostalgia di quelle domeniche è in costante aumento. Dopotutto, come diceva Albert Camus, non c’è un altro posto del mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio. Proprio oggi, 68 anni fa, veniva inaugurato uno degli stadi più belli e importanti del calcio italiano: l’Olimpico. Non importa la fede calcistica, ognuno di noi ha un ricordo legato a quel campo. Ripercorriamo la storia di questa splendida struttura, presente in Italia da circa 90 anni ma inaugurata solo due decenni dopo la costruzione.
Lo stadio dei Centomila
Nonostante l’inaugurazione ufficiale sia avvenuta nel 1953, lo stadio romano venne costruito diverso tempo prima. Nel 1925 Mussolini progettò il Foro Mussolini, una sorta di città dello sport all’interno di Roma. Il progetto prevedeva uno sviluppo urbanistico con edifici dalle dimensioni monumentali, che riflettessero la grandezza della Capitale. Ideato da Del Debbio nel 1927, l’impianto trovò nel 1932 una prima inaugurazione parziale, dove la struttura presentava solo un anello dalle dimensioni enormi. Prima di prendere il nome di Olimpico, lo stadio venne inizialmente chiamato ‘dei Cipressi’, per poi essere denominato dopo anni di lavori ‘dei Centomila’. Questo appellativo, come intuibile, derivava dall’enorme capienza dell’impianto. I lavori si fermarono con lo scoppio della seconda guerra mondiale, e i cantieri riaprirono solo nel 1950.
Una sfortunata inaugurazione
Come già detto, lo stadio venne inaugurato ufficialmente il 17 maggio 1953. Ad essere sinceri, l’inaugurazione non fu delle migliori. Per quel giorno erano previsti l’arrivo della tappa Napoli-Roma del 36esimo giro d’Italia e la partita di calcio Italia-Ungheria. Entrambi gli eventi si sarebbero svolti nel nuovo impianto, che incantava la penisola per le sue dimensioni. Il match tra la nazionale italiana e quella ungherese fu una disfatta per gli azzurri. Un sonoro 0-3 sancito dalla rete di Hidegkuti e dalla doppietta di Puskas macchiò, in un certo senso, quel giorno speciale. Boniperti e i suoi rientrarono negli spogliatoi delusi. Fortunatamente, oltre ad alcune insoddisfazioni, quello stadio in futuro ci avrebbe regalato anche tante gioie.
Olimpiadi 1960
Durante le Olimpiadi del 1960 l‘impianto ospitò le cerimonie d’apertura e di chiusura, oltre che la maggior parte delle competizioni di atletica leggera. Proprio per quell’occasione lo stadio venne ribattezzato ‘Olimpico’. Diverse modifiche vennero apportate per quell’evento dalle dimensioni mondiali. In primis vennero rimossi i posti in piedi, diminuendo la capienza fino a 65.000 posti. In quell’edizione l’Italia si qualificò terza con un totale di 13 medaglie d’oro, sotto a Stati Uniti (16) e Unione Sovietica (31). Tuttavia, il più grande successo italico quell’anno fu proprio riuscire ad ospitare l’evento. Diversi fattori sembravano rendere impossibile lo svolgimento delle Olimpiadi nella penisola, specie i pochi e obsoleti impianti. L’Italia invece ci riuscì alla grande, e lo Stadio Olimpico divenne il fiore all’occhiello di quell’edizione.
La grande ristrutturazione
Nel 1990 Roma, e in generale l’Italia intera, si preparava ad ospitare un altro evento dalla rilevanza internazionale: i mondiali. L’Olimpico era destinato ed essere il cuore della competizione, e proprio per questo si decise di ristrutturarlo a pieno. Per l’intera stagione di Serie A 1989/90 Lazio e Roma giocarono le gare interne allo stadio Flaminio, consentendo così i lavori. L’impianto fu quasi interamente demolito, per essere ricostruito in cemento armato. La Tribuna Tevere venne ulteriormente rialzata, mentre le curve furono avvicinate al campo di nove metri. Costo complessivo? 212 miliardi di lire. Al termine dei lavori, la nuova versione presentava 82.000 posti. La ristrutturazione consentì dunque all’Olimpico di diventare il quattordicesimo stadio calcistico al mondo per capienza, in Italia secondo solo al Meazza. Dal grande cambiamento del 1990 non sono state apportate ulteriori modifiche all’Olimpico, o almeno non così rilevanti. Oggi, lo stadio è una delle strutture più imponenti d’Italia dal punto di vista architettonico, oltre ad essere un pezzo di cuore di ogni romanista o laziale lì fuori.