Un arbitro di provincia, al termine della carriera, può affermare con certezza di averne passate molte. Alcuni arbitri, però, possono dire di averle viste davvero tutte. Abbiamo spulciato i referti più curiosi delle divisioni minori e il risultato è stato sorprendente.
Chissà cosa avrà pensato un arbitro della provincia di Verona quando ha dovuto annotare che sette calciatori «abbandonavano il recinto di gioco per avventarsi contro i sostenitori dell’Olimpia Crencano». Un compito più arduo di quel direttore di gara che, invece, ha redarguito il ds del Montecchio Maggiore che «nel corso del secondo tempo si recava dietro alla propria panchina per fumare». Un vizio, quello delle sigarette, condiviso anche da un giocatore del Gropparello, che ha rincarato la dose: «Il tesserato è stato espulso perché, quale calciatore in panchina, abbandonava il terreno di giuoco senza autorizzazione per recarsi al bar, si approvvigionava di bevanda alcoolica, rientrava sul terreno di giuoco e si posizionava nel campo per destinazione, vicino alla panchina avversaria. L’arbitro si avvicinava allo stesso, sorpreso anche a fumare, per formalizzare l’espulsione; si accorgeva che era in stato di evidente ubriachezza».
Nota la storia di Ignazio Barbagallo, portiere che ha festeggiato il proprio addio al calcio inscenando un rapimento in campo tramite un elicottero. E il Giudice Sportivo lo ha sanzionato… poiché «l’atterraggio sul campo di gioco non era autorizzato […] causando una potenziale situazione di pericolo per tutti i presenti». L’allenatore del Vigasio ha invece scelto una via meno pacifica per esprimersi, venendo «allontanato dall’arbitro per comportamento scorretto […] si collocava in tribuna ed esortava i propri giocatori a praticare il gioco violento nei confronti degli avversari». Davide Saltamacchia, calciatore della Juniores del Valico Mentana, ha invece dovuto scontare tre anni di squalifica a causa di uno scambio di persona. Tre giornate ad Armando Perna, difensore del Modena FC, «per aver afferrato un calciatore avversario e stretto alla gola il medesimo calciatore provocandogli momentanea sensazione dolorifica». Non tre giornate, ma tre mesi, per un dirigente degli Allievi B dell’Atletico Levane Leona, «allontanato perché nonostante il richiamo da parte del direttore di gara persisteva nell’uso del telefonino e dopo la notifica del provvedimento offendeva reiteratamente il direttore di gara».
Momenti incredibili che non si fermano al campo. Nel 2011, due calciatori hanno inseguito il direttore di gara per 13 chilometri fino a quando quest’ultimo non ha contattato i Carabinieri. Problemi di incontinenza, poi, all’interno del rettangolo verde per un giocatore del Corio che «ha urinato in campo dopo essere rientrato dagli spogliatoi, gesto ripugnante e del tutto ingiustificato, indegno di uno sportivo». Non un caso isolato, dato che nel 2017 un calciatore della Turris si è preso cinque giornate per «avere a gioco fermo, urinato in direzione della tribuna ospite, rivolgendo nell’occasione gesti osceni e triviali esibendo l’organo genitale». C’è poi chi negli Amatori è stato beccato a inveire sui social e «invitato, prima di scendere in campo a presentarsi presso la sede organizzativa per formulare le debite scuse che dovranno essere prodotte anche per iscritto tramite il famigerato Facebook». L’ultima perla la regala il massaggiatore del Montichiari, squalificato «per avere spruzzato del ghiaccio spray sul viso di un tifoso avversario attraverso la rete di recinzione».