La stagione 22-23 ha visto affermarsi, nel panorama europeo, giovani talenti che grazie a prestazioni sensazionali hanno fatto riecheggiare forte il proprio nome: Bukayo Saka è forse il miglior giocatore di un Arsenal che gioca un calcio spumeggiante e primeggia in patria alla disperata ricerca di un titolo nazionale che manca da anni; Folarin Balogun sta stupendo il campionato francese dove, in prestito al Reims, ha realizzato 17 gol e 2 assist. Eddie Nketiah, anche grazie all’infortunio di Gabriel Jesus, si era preso il posto da titolare e ha guida l’attacco di Arteta con la sicurezza di un veterano. Joe Willock sta finalmente rispettando le aspettative legate al suo talento ed è uno dei punti cardine del Newcastle terzo in classifica, realizzando anche gol importanti.
Insieme a loro sono cresciuti anche Smith-Rowe, attuale numero 10 dell’Arsenal, e Reiss Nelson, che stanno ripagando a pieno la fiducia riposta in loro. Questi ragazzi sono tutti nati e cresciuti a Hale End, storico centro del settore giovanile dell’Arsenal e motivo di vanto per il club londinese.
L’Arsenale e la sua Academy: nel cuore della rinascita
Grazie ai recenti successi dei giovani che in passato hanno frequentato i suoi campi, l’Academy dell’Arsenal sta ricevendo una grande e crescente attenzione ma per gli addetti ai lavori è da sempre uno dei punti di riferimento per il movimento giovanile inglese, cuore della rinascita del club londinese.
Noi non compriamo superstar, le creiamo.
Nonostante queste parole pronunciate nel 2007 dall’allora allenatore Wenger, nello scorso decennio, un Arsenal in declino, ha faticato anche a sviluppare i propri talenti. Il club alle prese con scarsi risultati e difficoltà economiche dovute all’onere finanziario per la costruzione dell’Emirates Stadium, aveva perso la sua identità. Con il passare del tempo e la crescente scia di insuccessi, la dirigenza dei Gunners ha intuito la possibilità di ripartire intervenendo a livello giovanile, ristrutturando e migliorando Hale End. Al centro del progetto di rinnovamento c’è un forte senso di appartenenza e lo sviluppo di una visione chiara e precisa che rende l’Arsenal unico a livello mondiale.
Situato nel nord-est di Londra, più precisamente a Wadham Road, il centro sportivo è la casa per i giovani calciatori biancorossi fino ai 16 anni. I migliori entrano a 9/10 anni e la lasciano sui 16 per trasferirsi al London Colney, struttura che ospita le formazioni u18, u23 e la prima squadra. Questo passaggio rappresenta un momento cruciale nella carriera dei giovani calciatori, perché li avvicina al mondo dei grandi e della Premier League stessa, ma la strada per arrivarci è fatta di grandi sacrifici e duro lavoro quotidiano.
Dopo aver promosso un progetto di sviluppo da 50 milioni di sterline, partito nel 2012, volto a migliorare le strutture presso la base principale dell’accademia di Hale End, così come a London Colney, la guida del settore giovanile è stata affidata a ex calciatori dei gunners.
Parola a chi gestisce
Per Mertesacker come Academy Manager ha colto l’opportunità di provare a plasmare non solo le carriere dei talenti di Hale End, ma anche le loro vite. «Nel mio nuovo ruolo di manager del settore giovanile dell’Arsenal farò tutto il possibile per sfidare la mentalità dei giovani giocatori», ha detto alla sua presentazione. «Voglio sfidarli in modo che siano pronti ad affrontare nuove idee quando si tratta del loro corpo e della loro anima. Voglio convincerli che devono fare qualcosa di grande per arrivare in cima al mondo e voglio essere un esempio per loro».
Alla guida da due anni, Mertesacker ha apportato cambiamenti importanti, basati proprio sul concetto di ‘sfida’: «La nostra accademia è una delle più toste del mondo, ai ragazzi sono richiesti alti standard dentro e fuori dal campo, che vanno mantenuti con costanza. Allo stesso tempo però siamo molto attenti alla cura e alla crescita personale dei nostri giocatori, che vengono seguiti e aiutati grazie a un innovativo modello di sviluppo». Mertesacker ha proseguito: «Parliamo di salute fisica, ma la parte mentale gioca un ruolo enorme in questo. Come interagiamo gli uni con gli altri, come sviluppiamo i nostri giocatori, i nostri allenatori, il nostro staff e aumentiamo la loro consapevolezza? Qui abbiamo una varietà di giocatori che va dagli Under 9 agli Under 23. Come possiamo imparare gli uni dagli altri, come può un Under 9 imparare da un Under 23 in termini di percorso, difficoltà e avversità che si presenteranno?».
Insieme al roccioso ex difensore, a guidare la ripartenza del club, Freddie Ljungberg ha avuto un enorme influenza e importanza per molti dei giocatori promossi in prima squadra. Nketiah e Willock lo definiscono un ‘mentore’, lui ha lottato per loro permettendogli di mettersi alla prova con categorie superiori, saltando alcuni step legati all’età, avendo il coraggio di stimolarli e di aiutarli durante il percorso.
Nel 2021, in un’intervista per i canali del club, Saka ha detto di lui: «Dai 14 anni, quando ha iniziato ad allenarmi, mi ha sfidato e messo alla prova. Mi ha spinto oltre i miei limiti e ha visto in me un potenziale che altri allenatori non percepivano. Ha avuto un grande impatto sulla mia carriera».
L’iter per crescere nei Gunners
All’interno del centro sportivo i calciatori sono seguiti a 360 gradi, con allenatori di livello affiancati da professionisti come medici, nutrizionisti, match analyst che lavorano in simbiosi per ottenere i migliori risultati possibili. Le formazioni u15 e u16 si allenano quattro volte a settimana, con telecamere che filmano le intere sedute e che vengono in seguito analizzate, e nel weekend disputano le partite.
Tutte le squadre hanno concetti comuni e ben chiari ma è incentivata la creatività, la lettura della partita da parte dei giocatori e la libera espressione delle proprie abilità. Una filosofia che parte dalla prima squadra e arriva fino ai più giovani, non a caso negli anni l’Arsenal ha prodotto alcune delle azioni corali migliori della storia. I coach sono giovani, preparati e collaborano tra di loro cercando di essere dei punti di riferimento anche per le famiglie dei ragazzi che passano molto tempo lontani da casa. Il loro compito principale è quello di far uscire dai cancelli di Hale End, persone migliori di quelle che sono entrate e insegnare loro i quattro principi che definiscono un giocatore dell’Arsenal:
- LIFELONG LEARNERS, i giocatori devono essere alla ricerca del costante miglioramento conseguito con educazione e responsabilità.
- CHAMPION MENTALITY, possedere una mentalità da campione per superare ostacoli e difficoltà.
- EFFICIENT MOVER, saper fare la scelta e i movimenti giusti in campo.
- EFFECTIVE TEAM PLAYER, essere utile e al servizio della squadra, che viene prima di tutto.
Hale End, grazie alle recenti ristrutturazioni, mette a disposizione dei propri atleti tre campi in erba naturale, uno sintetico e uno coperto. Inoltre sono presenti palestra, piscina e ristorante per permettere ai giocatori di avere tutto ciò di cui hanno bisogno.
Il motto del club, ricorrente sulle pareti del centro sportivo, recita: «It’s in our blood» (È nel nostro sangue) e fa capire perché i giovani che crescono in questo ambiente rimangano così legati ai colori biancorossi.
I tratti caratteristici e più importanti del centro sportivo però sono quelli legati ai giocatori che, seguendo tutta la trafila giovanile, sono arrivati a debuttare in prima squadra: i corridoi sono tappezzati con maglie autografate e incorniciate dei vari Wilshere, Fabregas, Ashley Cole, Saka. Una grande bacheca orna la hall principale e contiene delle targhette incise che ricordano i giorni degli esordi in prima squadra. Questi simboli ‘avvicinano’ i giovani ai propri idoli, rappresentano stimoli che alimentano tutti i giorni i loro sogni e mostrano la via verso la prima squadra.
Il percorso dentro Hale End
I giovani che entrano o fanno parte di Hale End sono consapevoli di essere costantemente messi alla prova e sanno che devono meritarsi giornalmente lo stemma che portano sul petto. L’area scouting dei Gunners è guidata da persone esperte, con più di trent’anni nel settore, affiancate da giovani competenti e crede fortemente nei talenti dell’area londinese.
Ai prospetti interessanti vengono offerti provini di otto settimane, tempo ritenuto necessario per farli ambientare al meglio e permettergli di esprimersi come calciatori e come persone. Oltre alle attività strettamente legate al calcio ai ragazzi vengono proposte attività, di beneficenza e supporto alle comunità locali, in grado di farli maturare come uomini. Al 16° anno di età vengono posti davanti a un bivio: alcuni, a malincuore, devono lasciare l’academy. A loro vengono destinati discorsi e ringraziamenti da parte dell’intero gruppo squadra e gli viene consegnata una maglietta celebrativa per ricordare il tempo trascorso a Hale End; i più meritevoli, in ambito sportivo e scolastico, vengono promossi a London Colney, dove possono vivere il proprio sogno grazie a una scolarship (borsa di studio) che permette loro di giocare a calcio a tempo pieno ma anche di continuare a studiare.
Agli allenatori e ai dirigenti spetta il compito di decidere e comunicare le sorti del futuro dei ragazzi di fronte alle loro famiglie, regalando gioie immense ma anche scottanti delusioni. Il passaggio a London Colney rappresenta una pietra miliare del percorso di crescita dei giovani talenti, che vedono avvicinarsi la prima squadra. Nulla viene lasciato al caso e così i giocatori si sottopongono anche a media training, corso che li aiuta per il futuro delicato rapporto con giornalisti e social media. Il trasferimento viene celebrato come un giorno di festa, “graduation day”, in cui i calciatori insieme alle loro famiglie vengono ringraziati e trascorrono un’ultima giornata ad Hale End.
Il più grande successo di questo settore giovanile, che negli anni ha regalato al calcio europeo incredibili giocatori, è però quello di riuscire a trasmettere un senso di appartenenza senza eguali. Di recente Emile Smith-Rowe, uno degli ultimi talenti esplosi nelle fila biancorosse, ai microfoni di FIVE ha dichiarato: «Non riesco a immaginarmi in nessun altro posto. Sono un tifoso dell’Arsenal fin da bambino e non c’è niente di meglio che giocare per questo club e per questi tifosi». A poche giornate dalla fine della Premier League i Gunners, primi con 8 punti di vantaggio, vogliono raggiungere un titolo che manca da dieci anni e sognano di farlo grazie alle giocate dei propri beniamini, nati e cresciuti nella propria gloriosa academy.