In fondo è cambiato poco. Adriano Russo tiene ancora a bada i numeri 10. «Gli chef sono così, estrosi e anarchici. Averci a che fare è tosta». Dopo una vita nel pallone ha aperto una pizzeria. Qualche pillola di calcio. «Di Natale era all’ultimo anno, ma quanta qualità. Poi i bomber: Bacca parlava di continuo, quando gli passavi accanto ti insultava. Mi diceva ‘te mato, te mato». E se la ride. Adriano ha giocato tra i pro’ per circa dodici anni, centrale tosto e solido. Nel 2015 ha raggiunto la promozione in Serie A con il Frosinone, dieci partite e un gol nell’élite. «Un sogno realizzato». Napoletano doc, ciociaro acquisito, oggi vive ancora lì, vicino al vecchio Matusa che ora non c’è più. «Ho risolto il problema».
Pizzeria ‘Matusa’
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Tradotto: Adriano ha chiamato così la sua pizzeria, aperta nel 2020 durante la pandemia. ‘Matusa’, come l’impianto diventato un parco. «Lì ho sognato, ho pianto, ho vinto. Fra trent’anni mio nipote mi chiederà di parlargli della mia storia e lo porterò sotto la tribuna». L’unica rimasta, poi solo verde. Dopo aver smesso col pallone a 31 anni si è reinventato ristoratore, gestisce la sala e serve ai tavoli: «Il bello è che sono celiaco! E non facciamo la pizza senza glutine. Sto lì tutti i giorni. Ho anche un negozio di scarpe e borse, a trenta metri dalla pizzeria». Frosinone è il suo posto nel mondo.
Anarchia in cucina
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‘Matusa’ vuol dire casa. «Il mio gioiellino è nato il 12 ottobre 2020, ma dopo una settimana d’apertura c’è stato il nuovo lockdown. Chiusura alle dieci, pochi clienti, poi solo l’asporto o il pranzo. All’inizio è stata tosta». Nessuna paura però: «Ho imparato a fare la pizza, da noi l’impasto è diverso. C’è il 70% di idratazione, bisogna avere esperienza. Gli chef sono selezionati, e sono tutti numeri dieci…». Anarchici: «Uno dei miei maestri è stato mister Stellone. Quando voleva farti capire qualcosa prendeva come esempio una situazione della vita. Mi diceva sempre, ‘tu fai il centrale, un ruolo del cazzo, devi essere pessimista per natura’. E tirava fuori un aneddoto. Con i miei dipendenti faccio lo stesso, ma uso esempi legati al calcio».
Quel gruppo Whatsapp
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O a Frosinone. Casa sua: «I ciociari hanno un brutto vizio, dicono sempre che qui non c’è nulla. Non è vero invece, c’è tutto. Per un calciatore è la città ideale: nessuna distrazione, pace, pazienza». Storia. Adriano è stato uno dei protagonisti della doppia promozione dalla Serie C alla massima serie: «Quando ne parlo mi vengono i brividi. Ricordo ancora il primo gol in A, ad aprile 2016 contro il Verona. Vinciamo 2-1, segno nel primo tempo, poi do un’occhiata al telefono al rientro negli spogliatoi. Avevo 400 notifiche. Non mi ero neanche reso conto, giuro. Mi aveva scritto chiunque». Ciofani, Blanchard, Soddimo, Gucher. Banda di fratelli: «Ci credi che in un anno non ho mai scritto un messaggio nel nostro gruppo Whatsapp?». Scaramanzia: «Un giorno, quando eravamo ancora in Serie B, qualcuno crea la chat. Tutti iniziano a dire ‘ci sono, ci sono’, io no. Avevo il telefono lontano, ho letto tardi e non ho più risposto. Il giorno dopo vinciamo, così non ho più mandato un messaggio».
Scaramanzia
Abitudini strane: «Esordio in Serie B contro il Brescia, agosto 2014. Marco l’Airone Caracciolo, uno che aveva segnato 200 gol tra i pro. A fine partita vengo premiato come miglior giocatore, mi regalano una macchinetta del caffè. Nella foto di rito vengono immortalato con una bottiglietta d’acqua in mano. Da quel giorno, in ogni singola partita, sono entrato in campo con una bottiglietta. Stringevo la mano ai capitani avversari e poi la gettavo a bordocampo. Ormai era un rito».
Gonzalo, proprio tu
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Aneddoti sparsi: «Una delle soddisfazioni più belle è stata il 3-3 a San Siro contro il Milan. Vincevamo 3-1, peccato, anche perché i rossoneri avevano diversi problemi. Prima del match vado a salutare un amico nello staff di Brocchi. Busso alla porta e vedo Galliani. Stava facendo un discorso, ma ascoltavano in 5-6. Chi si allacciava le scarpe, chi se ne stava per fatti suoi, chi al telefono. Mi ha fatto strano». L’ultimo flash di Adriano in Serie A è Napoli-Frosinone 4-0. Il giorno in cui Higuain ha scritto la storia del calcio con una rovesciata, 36 gol in campionato. Accanto a lui, oltre a Blanchard, c’è proprio Russo, di spalle all’argentino. «Nella nuova metropolitana di Napoli c’è una gigantografia del gol del Pipita. Sono entrato nella storia dalla parte sbagliata, come spettatore, ma mi fa piacere. In fondo sono napoletano. I miei amici dicono sempre che tra vent’anni, nell’almanacco Panini, accanto a Gonzalo ci sarò anche io». Chissà se nella pizzeria c’è posto per un quadro.