Antimo Iunco ha dato il buon esempio. Sostituire un giocatore come manifesto di lealtà e sportività

by Lorenzo Lombardi

Vincere NON è l’unica cosa che conta. Soprattutto se parliamo di settore giovanile, periodo in cui vanno insegnati determinati valori e principi ai ragazzi. Sentiamo spesso parlare di cattivi esempi o di spiacevoli situazioni, legate anche ai genitori, che si verificano sui campi di provincia. Questi episodi rendono ancora più speciali momenti e insegnamenti di vita come quello dato da Antimo Iunco. Ex attaccante con oltre 370 presenze tra i professionisti, con un passato nel Chievo e nell’Hellas Verona, ora allena la F. C. Crazy Academy, che milita nella categoria Allievi provinciali Under 16: «Mancavano pochi minuti alla fine, la mia squadra aveva appena segnato il gol dell’1 a 2 contro il Parona. Stavamo recuperando ma quando, dopo uno scontro di gioco, ho visto uno dei miei giocatori fare un gestaccio verso gli avversari non ho esitato un istante a farlo uscire dal campo per tornare subito in panchina. Ho preferito concludere il match in inferiorità numerica, senza effettuare la sostituzione».

Lezione di vita

Nel calcio e nello sport, come nella vita, non conta vincere o arrivare prima degli altri. Le cose veramente importanti non sono i risultati ma i comportamenti, non sono i tre punti ma i valori. Se porti a casa la vittoria con la slealtà, con l’insulto, con la scorrettezza, hai perso comunque. «Penso che abbiamo il compito di essere educatori, prima che allenatori. Questi ragazzi, così giovani, hanno bisogno di buoni esempi. Proprio oggi ho letto una frase di Guardiola che ribadiva l’importanza dell’impegno e del lavoro, tralasciando i meri risultati. Penso che sia una frase magnifica, detta dal migliore allenatore del mondo».

Il gesto di Iunco è stato accompagnato da grande approvazione. In primis il ragazzo stesso che si è scusato con i compagni di squadra. Poi dai suoi genitori che hanno ringraziato il mister. «Stiamo parlando di ragazzini di 14/15 anni, nel pieno di una fase cruciale per la loro formazione. Sono delle spugne. Per questo sentivo di dover dare un segnale, chiaro e forte. Anche mio figlio è in rosa e sono sicuro che hanno tutti imparato la lezione».

L’esempio di Iunco

Oggi viviamo in una società troppo legata ai risultati, alle vittorie o alle sconfitte. Per questo il gesto di Iunco ha colpito tutti, ed è sembrato quasi paradossale. Agevolare l’avversario, accettare la sconfitta per dare una grande lezione di vita. «Ho agito da padre, non da allenatore. Mi è venuto spontaneo e sono sicuro di aver fatto la cosa giusta e lo rifarei al 100%».

Antimo Iunco allena da un anno. Non ha avuto altre esperienze se non quelle vissute, da calciatore, sul campo. Con i giovani si trova a suo agio e ha capito il potenziale delle sue parole e delle sue azioni. Scelte come la sua fanno la differenza, sono speciali al giorno d’oggi e il nostro movimento calcistico ne ha bisogno, dai più piccoli ai più grandi, nessuno escluso. «Per un giovane calciatore che riesce ad approdare al grande calcio, ce ne sono moltissimi altri (la maggior parte) che prenderanno altre strade e diventeranno gli uomini del futuro. Da loro dipenderà la società dei prossimi anni e da noi allenatori dipende la loro formazione. Il calcio e lo sport sono una palestra di vita».