di Leonardo Maldini
«Sono napoletano e amo Napoli, ma quella maglietta per me era troppo pesante e avevo paura di non fare ciò che invece ho fatto, ma sono un grande tifoso del Napoli».
E quando c’era da affrontare gli azzurri, spesso non era nemmeno in campo. «Fare gol a Napoli era come segnare a mio fratello, per questo era meglio evitare».
Parole che, se scorporate dal contesto, potrebbero essere quello di un tifoso legato alla propria terra. Frasi che non avrebbero una risonanza particolare se dette da una persona qualsiasi. Non se questa persona è Antonio Di Natale, un napoletano che ha dato la sua carriera all‘Udinese. Un giocatore che di anni in Serie A ne ha fatti ben 14, affrontando i partenopei “solo” 8 volte.
Di Natale era un misto di tecnica, velocità ed agilità, racchiusi in 1 metro e 70 di altezza. In 14 anni di massima categoria italiana, Di Natale è sceso solo 6 volte sotto i 20 gol stagionali. È anche diventato il capocannoniere del decennio (2009-2019) della Serie A. Sono 125 le reti dell’ex 10 dell’Udinese. Premio che assume valore visto che Di Natale si è ritirato nel 2016. Accostato per numero di reti segnate (67) a calciatori come Lionel Messi (82) e Cristiano Ronaldo (86), gli unici ad aver segnato più di lui dall’inizio della stagione 2009-2010 a dicembre 2011, è stato anche per due volte consecutive (2009/10- 2010/11) capocannoniere della Serie A. Totò non ha solo raggiunto traguardi personali strabilianti, ha soprattutto esaltato una città di provincia, portandola per ben due volte ad un passo dalla fase a gironi della Champions League.
In Champions
Quell’Udinese, condotta da mister Guidolin, ha fatto sognare un’intera città, proponendo un calcio bello, pragmatico e vincente, e Di Natale ne era la vera e propria anima, il sole intorno al quale ruotava l’intero sistema bianconero. Nella stagione 2010 – 2011 la squadra, guidata dalla coppia d’attacco atomica Di Natale – Alexis Sanchez, ha raggiunto uno storico quarto posto in campionato e si è qualificata ai preliminari della Champions League, dove sfortunatamente ha impattato con sorteggio tremendo, venendo eliminata nella doppia sfida dall’Arsenal di Arsène Wenger.
Non è finita però, con Di Natale in squadra non lo è mai. L’Udinese ci riprova una seconda volta.
Questa seconda volta c’era un sorteggio alla portata, i portoghesi dello Sporting Braga, c’erano una città e una squadra che volevano finalmente conquistarsi un posto nel salotto buono europeo e c’era più esperienza rispetto all’anno precedente. Purtroppo però – dopo due partite oggettivamente mediocri – i sogni friulani si sono infranti sullo sciagurato cucchiaio di Maicosuel.
Ad Anfield
In una stagione indelebilmente marchiata dall’infausto inizio, però, Di Natale e compagni saranno protagonisti di una delle più incredibili trasferte europee della recente storia del calcio italiano. La sera del 4 ottobre 2012, con una rimonta spettacolare e rocambolesca, l’Udinese espugna Anfield battendo 3 a 2 il Liverpool di Brendan Rodgers. Ovviamente Totò è il protagonista: prima, riporta in parità la partita con una semi volée felpata di destro che finisce all’incrocio, poi, fornisce l’assist del definitivo vantaggio, lavorando magistralmente un pallone in palleggio nell’area avversaria e appoggiando per l’accorrente Giovanni Pasquale, che di sinistro fulmina Pepe Reina.
Le esperienze fuori porta di Di Natale sono pressoché concluse. Di Natale a livello di club non ha vinto praticamente nulla. Eppure le richieste le ha avute, sia dall’estero che dall’Italia, in particolare dalla Juventus:
«Le mie scelte sono sempre state di cuore e di testa, mai di soldi. Alla Juve ne avrei avuti tanti, poi in una società così importante. Ma la mia priorità era la mia famiglia e volevo chiudere la carriera a Udine, ringraziai la Juve attraverso il mio agente e in pochi minuti fu tutto risolto».
Di Natale a Sky Sport
Totò Di Natale, uno di quei giocatori che metteva al primo posto il cuore e l’istinto, e poi tutto il resto. Molti lo ricorderanno per le gare saltate contro il Napoli, a noi piace ricordarlo sul campo, con i gol.
Riportiamo infatti, due triplette, fatte contro i partenopei, a testimoniare il fatto che forse l’amore è più forte di tutto, ma spesso l’istinto arriva qualche millesimo di secondo prima del cuore.