Brescia, Cellino: «Utilizzare il coronavirus per avere dei vantaggi in campionato è mortificante»

by Redazione Cronache

Massimo Cellino, presidente del Brescia, ha rilasciato alcune dichiarazioni durante la trasmissione “La politica nel pallone”,  in onda su GR Parlamento.

STRANA DOMENICA – «L’ho vissuta al telefono cercando di limitare i danni dopo che è stata fatta la frittata. La cosa che mi mortifica è che questo rinvio non è stato fatto da Dal Pino come fresco presidente della Lega che non conosce il calcio ma da chi però il calcio lo conosceva bene e lo doveva consigliare meglio. Non potevano rinviare queste partite perché era già deciso che si giocassero a porte chiuse per limitare i danni del possibile contagio. Invece a 10 ore di distanza sono state cancellate tutte le partite perché il problema era Juventus-Inter non le altre squadre,. Mi mortifica perché in campionato ci sono 20 squadre e non due. Se si continua a fare calcio solo per due club e non per le altre, il problema è serissimo. L’unica soluzione adesso è quella di recuperare tutto il prossimo weekend e fare slittare il campionato».

BRESCIA – «Tutti guardano ai propri interessi e se tutti guardiamo ai nostri orticelli il problema non si affronta. O c’è un problema nazionale o ci prendiamo in giro ed è mortificante quanto è accaduto. Tutti ci giochiamo qualcosa. Se devo guardare al mio Brescia, spero che annullino il campionato, ma è ovvio che non si possa fare. Lecce-Atalanta, hanno fatto viaggiare i bergamaschi e se il problema virus è reale, non esiste che venga presa questa decisione. Si prendono delle decisioni per favori politici».

GOVERNO – «Io conosco la dinamica esatta di ciò che è avvenuto perché ho passato il weekend a chiarire la questione. Il concetto è semplicissimo: le limitazioni di carattere preventivo spettano al ministero della salute. Il campionato è del calcio e dunque il ministro non può decidere se e quando giocare. Il ministro ha dato il via libera per giocare a porte chiuse, ma poi quale è stato il problema? Dal Pino potrà fare bene ma è arrivato adesso. Abbiamo un amministratore delegato, De Siervo, che mi permetto di contestare perché non adatto e che ha lasciato esporre il presidente in una decisione così difficile e del quale non era neanche stato informato. Il problema era mandare un messaggio mondiale con Juventus-Inter. Ma il problema ce l’abbiamo o no? Perché se ce l’abbiamo, non dobbiamo nasconderlo. Se è una cosa seria, non si poteva aspettare il lunedì per giocare solo perché terminava l’ordinanza. Se il divieto c’è domenica sera perché è stato fatto in tempi non sospetti, con la nostra testa, è inverosimile che il lunedì si possa giocare. Non è sensato. Voler giocare a porte aperte il lunedì, vuol dire che anche la domenica si poteva giocare così. Non voglio bypassare chi si prende la responsabilità, ma io voglio capire se il rischio c’è o non c’è. Sabato mattina si riuniscono e mi dicono che è un brutto messaggio far vedere Juve-Inter nel mondo a porte chiuse. Un consiglio di Lega prende una decisione senza interpellare nessuno, spostando tutte le partite. Vi sembra una cosa sensata? Se c’è un’ordinanza, si esegue».

DE SIERVO – «De Siervo è un discorso che va avanti da tanto tempo. Lui ha il dovere di valutare la questione con maggiore esperienza. Non può essere tutta colpa di Dal Pino che è nuovo. De Siervo doveva gestire tutto in modo diverso, perché lui conosceva da più tempo le dinamiche della Lega Calcio».

CAMPIONATO FALSATO – «Io ho parlato con Agnelli personalmente. Non sono molto simpatizzante della Juventus, però lui mi ha detto che avrebbe giocato anche a porte chiuse. Il problema è la visione distorta che viene mandata all’estero giocando a porte chiuse. È chiaro che se c’è il principio di un’epidemia, può solo peggiorare ed è da persone serie prevenire l’epidemia e denunciarla mostrando ciò che sta accadendo. Ma se si è giocato in Europa League, a Milano, cosa cambia. Utilizzare il coronavirus per avere dei vantaggi in campionato è mortificante. Ci auguriamo che questo virus vada a sparire, ma se vogliamo andare avanti in campionato, andiamo avanti a porte chiuse, non ci sono altre soluzioni. Il problema è che attraverso uno stadio il contagio può essere amplificato, quindi o chiudiamo il campionato, e non è possibile o si gioca tutto a porte chiuse».

LA SQUADRA NE RISENTE – «Io ho giocato un anno a Cagliari a porte chiuse per i problemi che mi hanno creato. È brutto per tutti giocare senza pubblico ma è il male minore. Ci sono gli Europei, la Champions, cosa facciamo l’Italia non gioca perché portiamo il virus dappertutto? A Londra hanno chiuso tutte le scuole del nostro quartiere, ma non si amplifica questa notizia come abbiamo fatto in Italia. Serve la prevenzione che non è la peste. Vuol dire essere coerenti e responsabili».