Un patto. Fra uomini d’onore. È così che Massimo Cellino ha risvegliato Mario Balotelli da quella rassegnata apatia che lo stava portando dritto dritto verso l’ennesimo fallimento della sua carriera. E verso un addio a gennaio che fino a dieci giorni fa sembrava certo. Con i turchi del Galatasaray da tempo in contatto con Raiola e pronti ad accelerare per ingaggiarlo. Mario ci ha pensato sul serio, nei giorni a cavallo della tribuna punitiva inflittagli da Grosso in Roma-Brescia. Decisivo, come riportato dal Corriere della Sera, è stato però un incontro con Cellino. Che ha evidentemente trovato la chiave giusta, le parole giuste. Tu impegnati al massimo in queste ultime partite dell’anno e se poi vorrai andartene a gennaio io ti lascerò partire gratis: questo il concetto del patron. Che ha fatto centro nella testa di Balo. Sentitosi non sfidato ma responsabilizzato, ha reagito mettendo in campo quell’entusiasmo che fin qui gli era mancato.
Un nuovo inizio
Il gol vittoria di Ferrara nel match crocevia con la Spal ha riacceso le speranze del Brescia, ma ha anche convinto Mario a restare. Lì ha capito di poter dare ancora molto. Per portare a termine quella che per lui era, ed è di nuovo, una missione: «Salvare la squadra della mia città». Per la quale tifava anche suo papà Franco, morto qualche anno fa. Il ritorno di Corini, che in estate aveva cocciutamente insistito con Cellino per averlo, ha fatto il resto. Con lui, la sintonia è totale, reale. Tutto il contrario rispetto a Grosso, che invece lo aveva messo nel mirino fin dal primo allenamento. Con Mario è così: o lo gestisci nell’unica maniera in cui puoi gestirlo, vale a dire sostenendolo giorno per giorno, oppure meglio mollare, meglio mollarlo. Chi si allena con lui assicura che adesso è tutto un altro Mario: più applicato, più convinto, più leader. Non sarà diventato perfetto, perché non lo sarà mai, ma ora il Brescia ha un giocatore in più. Anzi, il giocatore in più.