Dal 2000 al 2002 il Brescia ha vissuto di corsa e senza un attimo di respiro. Tra l’ultima partita ufficiale della stagione 2000/2001 (Brescia-Bari, 17 giugno 2001) e la prima del 2001/2002 passarono solo ventisette giorni. Vi sembrerà impossibile, ma andò così. Praticamente, i giocatori non si fermarono mai, considerando il raduno e l’inizio del ritiro di qualche giorno prima per arrivare pronti al primo appuntamento importante della nuova stagione: sabato 14 luglio 2001, Brescia contro gli ungheresi del Tatabánya, andata del terzo turno della Coppa Intertoto.
La Coppa Intertoto: cos’era e come funzionava
Qui serve fare un piccolo passo indietro. La Coppa Intertoto per alcuni versi potremmo paragonarla a quella che oggi è la Conference League, per i criteri di ammissione: partecipavano le squadre che nelle classifiche dei rispettivi campionati si erano classificate appena sotto quelle qualificate per la Coppa UEFA. Si giocava d’estate. I regolamenti sono cambiati nel corso degli anni, ma per dieci edizioni erano previste ben tre squadre vincitrici. In pratica, si formavano tre tabelloni dai quali – dopo una serie di scontri andata e ritorno – venivano decretate le tre finali e le tre squadre vincitrici. Chi alzava la coppa staccava il pass per la Coppa UEFA che sarebbe iniziata in autunno. L’esperimento dell’UEFA però si rivelò deludente, e quella del 2008 fu l’ultima edizione (vinta dal Braga). Oggi, l’Intertoto Cup non esiste più.
Il Brescia e la Coppa Intertoto 2001
E quindi torniamo al Brescia, che nella stagione 2000/2001 ottenne il record in Serie A con un ottavo posto, frutto di 44 punti in 34 partite. In realtà l’ottavo posto non sarebbe bastato per una qualificazione alla Coppa Intertoto, ma quell’anno l’Atalanta (settima al termine del campionato) rinunciò a partecipare, lasciando così il posto al Brescia, pronto a tornare in Europa dopo la vittoria nella Coppa anglo/italiana del 1994.
Neanche Mazzone era così convinto
A dirla tutta, anche Carlo Mazzone (allenatore del Brescia dall’estate del 2000) non era molto convinto della partecipazione della sua squadra all’Intertoto. Parliamoci chiaro: era una competizione che dopo i primi anni iniziava a essere vista più come un peso che come un’opportunità, soprattutto per quel che riguardava le preparazioni estive. E infatti, Mazzone, a fine stagione 2000/2001, a proposito di un eventuale ingresso del Brescia in Intertoto diceva: «O non si danno le ferie ai titolari e le conseguenze alla lunga possono essere devastanti, o si deve giocare con i prestiti e coi ragazzini. E si rischia di fare brutta figura». Poi aggiungeva: «Senza una rosa all’altezza non c’è la minima speranza di arrivare all’UEFA. Partecipare all’Intertoto quindi non ha senso». Con mille dubbi e perplessità però alla fine il Brescia partecipò.
Però Mazzone fu di parola. Almeno all’inizio. Sabato 14 luglio 2001, Brescia-Tatabánya al Rigamonti. Sugli spalti sono presenti circa cinquemila spettatori. In campo, i ragazzini. L’undici titolare del Brescia era un 3-5-2: Agliardi in porta, Danotti, Mero, Pedrocchi in difesa, Pisano, Guana, Javorčić, Correa, Bennardo a centrocampo, Salgado e Del Nero in attacco. Età media: poco più di 20 anni. Il match finisce 2-1, gol di Correa e Salgado. Al ritorno in Ungheria è 1-1 e il Brescia ottiene così il pass per le semifinali dove incontrerà il Chmel Blšany, squadra della Repubblica Ceca che non creerà troppi problemi: 2-1 all’andata in trasferta, 1-1 al ritorno in casa. È finale. È qui che arriva il Paris Saint-Germain.
Brescia-PSG: la finale della Coppa Intertoto 2001
Premessa. Quel PSG è un lontano parente del PSG di oggi. C’era un’altra proprietà, altre disponibilità economiche e altro mercato. Anche se il vizio dei soldi spesi non proprio benissimo c’era già. Ad esempio: Nicolas Anelka, prodotto del settore giovanile e punta di quel PSG, era stato riacquistato l’estate precedente per 224 milioni di franchi (l’equivalente di circa 34 milioni di euro) dopo che tre anni prima se n’era andato all’Arsenal per poco meno di un milione, non avendo ancora firmato un contratto da professionista. Un investimento non esattamente perfetto. Le altre stelle di quella squadra erano Heinze, Pochettino, Jay-Jay Okocha e Arteta.
La finale di andata si gioca a Parigi il 7 agosto. Mazzone, che nel frattempo lavorava a gruppo completo, schiera Castellazzi in porta, Calori, Bonera e Petruzzi in difesa, Koźmiński, Giunti, i Filippini e Diana a centrocampo, e la coppia d’attacco composta da Toni e Roby Baggio. Finisce 0-0. Il Brescia resiste e si gioca tutto al ritorno.
L’ultima sfida al Rigamonti
21 agosto 2001. Il Rigamonti è pieno zeppo: il botteghino dice 23.072 biglietti venduti. Nella tribuna di fronte alle telecamere si può leggere un lunghissimo striscione: «21/8/2001. Grazie Brescia, non dimenticheremo mai questa data comunque vada». In campo non c’è Baggio dal 1′: insieme a Toni parte Igli Tare. Il PSG parte forte. Il Brescia resiste. Anelka esce alla mezzora per una botta all’anca. Sale l’entusiasmo dei tifosi col passare dei minuti. A inizio secondo tempo entra Baggio. Il risultato è sempre sullo 0-0 fino al 74′, quando Aloisio si libera dalla marcatura di Bonera e spacca la porta. 0-1. Il Rigamonti si gela ma si riaccende pochi minuti dopo. Al 79′ Tare riceve un lancio lungo e spizza di testa in area, Baggio corre e anticipa il portiere del PSG Létizi, sente un tocco da dietro e cade. Rigore. Boato clamoroso del Rigamonti. Dal dischetto va il ‘Divin Codino’. Palla da una parte, portiere dall’altra. 1-1. Gli ultimi dieci minuti più i tre di recupero, però, sono brutti. Non accade praticamente nulla. Un tiro sbilenco di Okocha e un colpo di testa alto di Petruzzi. Al 93′ l’arbitro fischia. 1-1. Fine dei sogni. Davvero una sfortuna per Mazzone che già due anni prima, nel 1999 con il Bologna, era uscito dalla Coppa Uefa nonostante i due pareggi (0-0 e 1-1) contro il Marsiglia.
Il PSG vince l’Intertoto. Il ‘Rigamonti’ applaude i suoi ragazzi. Eroici. Il giorno dopo la Gazzetta dello Sport titolerà: «Brescia, sei lo stesso da UEFA». Chiuderà la competizione da imbattuta: quattro pareggi, due vittorie. Ma non basterà e non ci sarà neanche troppo tempo per la delusione. Cinque giorni dopo sarebbe iniziata la Serie A, con Brescia-Milan un nuovo campionato in cui dare tutto.
Se oggi dici ‘Brescia-PSG in finale di una coppa europea’ probabilmente ti daranno del pazzo. Ma ventidue anni fa successe davvero. Erano altri tempi. Erano i tempi del Brescia di Baggio, che si regalava pagine indimenticabili di calcio anche se doveva far tutto di corsa. A volte troppo, di corsa. Mazzone ci prese gusto.