Appena varca l’arco che spalanca le porte del Castello di Felino, in provincia di Parma, gli occhi di tutti i presenti si spostano su di lui. Gigi Buffon arriva e sorride, con lo sguardo di chi sa di essere il protagonista della serata, ma che allo stesso tempo se ne starebbe tranquillo senza bisogno di attenzioni e telecamere. Eppure sono tutti lì per lui.
Gigi a Parma è un’istituzione. Ha iniziato nel ‘95, ha giocato in gialloblù per sei anni, per poi tornare due anni fa. Allora lo sponsor era la Puma, che sarà lo stesso del prossimo anno. Trent’anni dopo, di nuovo insieme. E chi meglio di Buffon per raccontare il Parma che fu è quello che sarà. Ma chissà se in quello del futuro lui ci sarà ancora. «Non so cosa farò il prossimo anno, sarà determinante l’entusiasmo che avrò a settembre. Se continuerò lo farò in un modo congruo alla mia storia e alla mia carriera. Certo i risultati incidono e incideranno sempre. Ti danno le motivazioni per andare avanti. Quindi non ho ancora un’idea precisa, non dimentichiamo che ho 45 anni e devo fare delle riflessioni».
Buffon: «La parata più bella? Su Zidane»
Buffon ora si trova a condividere lo spogliatoio con compagni molto più giovani, alcuni di addirittura vent’anni. Con Circati e Sitis – classe 2003 e 2004 – le primavere di differenza sono venticinque. Giusto per rendere l’idea. Ma Gigi è uno che si è sempre fatto sentire, soprattutto quando le parole pesano e ci si aspetta un discorso da leader. «In tanti anni tra Juve e Nazionale mi è capitato, in spogliatoio, di fare discorsi pesanti. Ma erano situazioni particolari in cui tra campioni chi se la sentiva prendeva la parola. Ora è diverso. A Parma ho compagni che hanno vent’anni meno di me e devo per forza cambiare approccio. Solo così posso farmi capire e insegnargli come ci si comporta nelle difficoltà. Se ho ancora entusiasmo però è solo grazie a loro».
Sullo sfondo, alle sue spalle, scorrono le immagini delle sue parate più belle. «Quella su Zidane in finale contro la Francia è forse la più importante». Decisiva, oltre che bella. Una di quelle che si ricordano per sempre. «Chi era davanti alla tv o allo stadio credo abbia avuto la stessa sensazione. Come quella di Zoff contro il Brasile. Io me la ricordo come la avesse fatta ieri, mi ricordo anche dove ero quel giorno. Eppure ne avrà fatte anche di più belle. Ma tutti ci ricordiamo quella, perché resta fissa nella memoria. E per la mia penso valga lo stesso».
«Il futuro? Sto bene con me stesso e con gli altri»
Per Gigi, Parma è una scelta di cuore. Rappresenta il nadir e lo zenit della sua carriera. Da ragazzo a uomo. «Ho sempre cercato di coniugare l’ambizione con un’ideale. O quantomeno qualcosa che ci si avvicini. È stata una sfida. Il presidente mi chiedeva di tornare da un anno ma io non mi sentivo pronto. Il fatto che la squadra in B e ci fosse l’obiettivo di salire mi ha dato la spinta per accettare e sposare il progetto».
Una domanda resta però, indipendentemente da quello che sarà il suo futuro prossimo. Dove si vede Gigi dopo il calcio? Che contributo potrà dare? «Vedo un Gigi felice, una persona che a livello esistenziale sta bene con se stesso e con gli altri». Stavolta il sorriso è aperto, calmo e sicuro. Un po’ come dopo una parata decisiva, di quelle che restano nella memoria per sempre. Come quella di Zoff nell’82 o come quella su Zidane, impossibili da dimenticare.