«Buffon era un mediano, vi racconto perché è diventato portiere»

by Matteo Lignelli
buffon portiere centrocampista

La vita può cambiare anche per una partita vista in televisione. Ai più giovani il nome di Thomas N’Kono potrebbe non dire molto. Eppure è il giocatore che, durante i Mondiali di Italia 90, ha ispirato Gigi Buffon. Lo ‘convinse’, diciamo, a mettersi tra i pali. Era il portiere del Camerun che quell’estate stupì tutti, riuscendo a battere all’esordio l’Argentina di Maradona, la squadra campione del Mondo in carica. E proprio N’Kono, che oggi ha 62 anni e che allora giocava nell’Espanyol, era stato protagonista con parate straordinarie. «Mio padre mi disse: fai un anno da portiere e vedi come va. Mi aveva visto che ogni tanto mi mettevo in porta per divertimento, e con la sua spinta ho detto sì» ha raccontato Buffon in una delle ultime interviste in cui ha ripercorso la sua storia, all’interno del podcast ‘Crac, La storia del caso Parmalat‘, una vicenda che ovviamente ha coinvolto anche il suo Parma, i colori con cui si è fatto conoscere e quelli che ha scelto per ritirarsi, a 45 anni.

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La storia di Buffon, la curiosità per N’Kono e l’intuizione del padre

«Per cambiare ruolo a a Gigi quando era ancora un bambino è stato decisivo suo padre, se c’è qualcuno a cui devono andare i meriti, è lui» ci conferma anche Giorgio Benedini, dirigente ed ex direttore sportivo del Perticata, una delle prime squadre di Buffon a Carrara. L’ultima con cui ha giocato in mezzo al campo. «Da sportivo e addetto ai lavori, il padre credeva che in quel ruolo potesse avere più chance, anche perché Gigi aveva già una certa fisicità». Adriano Buffon, infatti, a quei tempi era un allenatore di calcio e un insegnante di educazione fisica. «Ovviamente – prosegue Benedini – siamo di fronte a un fenomeno, un ragazzo che è nato con qualità enormi. Provare a giocare portiere lo incuriosiva e il padre ebbe questa intuizione importante. Già allora parliamo di un bravo ragazzo, educato, con una famiglia di bellissime persone». Benedini ci svela anche un’altra curiosità: «A 13 anni, quando è andato al Parma, Buffon poteva finire anche al Milan. Tra i suoi parenti c’era Lorenzo Buffon (ex portiere e osservatore rossonero, ndr) e si era interessato, ma credo che la famiglia preferì firmare per una società vicina».

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«Scelse una squadra meno competitiva per crescere di più»

Ma come avvenne il cambio di ruolo dal centro campo alla porta? Bisogna pensare che siamo di fronte a una delle scelte più felici della storia del calcio contemporaneo. Torniamo all’estate del ’90. Gianluigi Buffon ha compiuto 12 anni ormai da qualche mese e, mentre le parate di N’Kono lo incantano, decide che è arrivato il momento di mettersi alla prova. Ma c’è un problema. Dopo gli inizi al Canaletto (La Spezia), adesso gioca nel Perticata, una squadra di Carrara che ha già due discreti portieri. La svolta, allora, arriva a pochi chilometri di distanza, con la maglia del Bonascola. «Da noi, al Perticata, avrebbe avuto meno spazio. Poi eravamo la squadra più forte della provincia, al massimo gli avrebbero tirato in porta due volte, non sarebbe cresciuto molto. Così la scelta è ricaduta sul Bonascola che era meno competitivo e gli avrebbe dato la possibilità di giocare sotto età, con l’annata dei ’77. Al tempo ero già un dirigente del Perticata e lui giocava con mio figlio. È una scelta che abbiamo rispettato, anche perché chi se lo aspettava che sarebbe diventato un fenomeno del genere…» ci spiega ancora Benedini, che ha lavorato a lungo sul territorio come direttore sportivo e anche come team manager della Carrarese in Serie C. Dai suoi occhi è passato un altro talento locale: Federico Bernardeschi.

Giorgio Benedini e Gigi Buffon

Giorgio Benedini e Gigi Buffon

Quella volta a San Siro, da centrocampista

«A fine stagione Gigi giocò qualche partita in porta con noi e poi andò per un anno al Bonascola, prima di trasferirsi a Parma». Uno dei ricordi più belli che Benedini ha di quegli anni, però, non è con Buffon tra i pali: «Se la cavava anche da mediano, ricordo che l’avevo selezionato per una rappresentativa locale nella stagione 1889/90 per un’amichevole contro una squadra del Veneto a San Siro, prima di Inter-Verona, pensa che stavano costruendo il terzo anello. Era una squadra mista con i più promettenti della provincia di Massa Carrara, c’erano anche Marco Rossi che poi è stato al Genoa e Cristiano Zanetti».