Sono passati vent’anni dal pomeriggio di un giorno da cani di una generazione intera. Quello che, per motivi di fuso orario, coincise con la sera del 18 giugno 2002 per una delle Nazionali più forti del dopoguerra, l‘Italia di Trapattoni, Totti e Del Piero, Vieri e Inzaghi, Nesta e Cannavaro, Buffon e Maldini che era arrivata al Mondiale nippo-coreano con grandi ambizioni e ne uscì scornata e beffata non solo dagli scatenati padroni di casa ma anche da un direttore di gara il cui nome e cognome, due decenni dopo, è ancora un’icona, un simbolo riconoscibile da grandi e piccini: Byron Moreno.
In questi vent’anni le malefatte dell’arbitro di Quito, 42 anni, qualche chilo oltre il peso-forma raccomandato alla classe arbitrale, hanno oscurato le ragioni secondarie di una sconfitta tanto bruciante: come scrisse a caldo Gianni Mura su Repubblica in maniera molto efficace, è stato un furto, “ma è stato anche come girare in auto in una zona malfamata con un Rolex al polso e il braccio fuori dal finestrino”. Gli errori di valutazione (diciamo così) di Moreno, non tantissimi, hanno coperto gli errori di mira di Vieri – non solo quello a porta vuota al 90′, ma anche due contropiedi che potevano essere sfruttati meglio sullo 0-1 –, l‘incertezza fatale di Maldini sul golden gol di Ahn, le assenze di Nesta e Cannavaro al centro della difesa, le mosse troppo conservative di Trapattoni (a cominciare dal famigerato cambio Del Piero-Gattuso al 60′), in generale un atteggiamento troppo speculativo contro un avversario volenteroso, caricato a mille dall’ambiente ma enormemente inferiore agli azzurri. Moreno fu l’alibi perfetto, cavalcato dall’immediato post-partita per tutta l’estate: su un Web ancora pionieristico comparvero alcuni primi artigianali tentativi di meme, con l’arbitro-sicario nei panni di un truffatore, un gangster, un cieco, eccetera. E poi, come sempre in Italia, finì tutto in caciara (anche per Moreno, che non avrà un proseguimento di carriera esattamente scintillante).
Ma adesso, anche a uso e consumo dei più giovani che forse il 18 giugno 2002 non erano nemmeno nati, ingoiamo l’amaro calice e dedichiamoci alla Youtube-moviola degli episodi più contestati di quella tremenda serata sudcoreana.
Gli errori di Byron Moreno
4′ – rigore per la Corea
Non sono passati nemmeno quattro minuti e già Moreno fa capire da che parte tirerà il vento. Attenzione, però: secondo i canoni internazionali, il rigore concesso ai padroni di casa è del tutto legittimo. Un classico esempio di quei falli di cui noi italiani diciamo da vent’anni “in serie A non li puniscono mai, ma all’estero sì”: trattenuta prolungata di Panucci su Seol Ki-Hyeon, simile a quella di Hierro su Quinn che due giorni prima in Irlanda-Spagna era stata punita con un rigore contro le Furie Rosse (e c’è anche una trattenuta meno vistosa di Coco su un altro avversario). Tira Ahn Jung-Hwan, attaccante del Perugia, ma Buffon si allunga splendidamente sulla destra e mette in corner, senza nemmeno concedersi l’aiutino dei due passetti in avanti, che all’epoca è ampiamente tollerato dalla classe arbitrale (come dimostreranno Dida nel 2003 contro la Juventus, Dudek nel 2005 contro il Milan, eccetera).
50′ – la gomitata su Del Piero
L’Italia va in vantaggio con il quarto gol in quattro partite di Vieri e la partita sembra mettersi in discesa, sul nostro binario preferito. Nel primo tempo la gestione di Moreno, che in quel Mondiale ha diretto molto bene USA-Portogallo nella fase a gironi, non scandalizza nessuno. È giusta l’ammonizione a Totti che al 22′ sbraccia in un contrasto con Kim Nam-Il, colpendolo con una gomitata; sembra persino severa l’ammonizione a Kim Tae-Young, sanzionato per un fallo tattico a centrocampo al 17′. Insomma, tutto tranquillo, ma nel secondo tempo Moreno inizia a perdere la bussola: per esempio, è molto grave che passi inosservata questa gomitata dello stesso Kim Tae-Young, già ammonito, su Del Piero, che dal canto suo resta in piedi e non fa nulla per enfatizzare la scena.
80′ – il fallo su Totti
Nei successivi dieci minuti Moreno sventola altri due gialli per l’Italia: sacrosanto quello a Tommasi (55′) per un placcaggio da dietro su Lee Young-Pyo, controverso quello a Cristiano Zanetti (59′) che gli si è avvicinato troppo per protestare contro una punizione dal limite, sfiorandolo sulla spalla con le braccia. In ossequio ai luoghi comuni sugli arbitri sudamericani sempre molto teatrali, Moreno dimostra di non gradire una confidenza del genere. Però al 72′ chiude gli occhi su una pedata di Hwang Sun-Hong su Zambrotta meritevole almeno dell’ammonizione. Teoria e prassi di uno di quei classici arbitraggi “casalinghi” di cui è costellata la storia di ogni Mondiale: fin qui niente di troppo scandaloso. Certo, quando a dieci minuti dalla fine Totti s’invola fino al limite dell’area coreana e viene abbattuto poco prima di tirare, senza che Moreno fischi alcunché, i sopraccigli degli italiani si alzano a livelli ancelottiani. Perde le staffe persino Bruno Pizzul, che teme di star commentando la sua ultima partita dell’Italia a un Mondiale. Ma siamo ancora in vantaggio…
102′ – l’espulsione di Totti
Di troppa cautela si può morire, o perlomeno ammalarsi: a tre minuti dalla fine un’esitazione fatale di Panucci causa l’improvviso pareggio di Seol, di fatto al primo vero tiro in porta della Corea del Sud nel secondo tempo. Il pubblico di Daejeon si rianima e ora crede all’impresa, mentre in contropiede uno stremato Vieri, che andrebbe sostituito almeno con Montella (ma Trapattoni continua a ritardare il cambio), si divora di destro l’1-2 che ci avrebbe comunque portato ai quarti. Si arriva così ai maledetti supplementari, dove le cose si fanno torbide: in particolare al 12′ del primo tempo supplementare. Lancio lungo che Vieri prolunga di testa per Totti, che scappa via a Song Chong-Gug ed entra in area, sempre tallonato dall’avversario. I due finiscono a contrasto, Totti trascina il piede sinistro nel tentativo di farsi toccare e in effetti ci riesce, insomma sul rigore si potrebbe discutere, ma non certo sull’esistenza di un contatto. Tutti gli azzurri a tiro allargano le braccia per protestare verso Moreno e in effetti l’arbitro fischia: ma quale non è la sorpresa generale quando scopriamo che ha fischiato non il rigore, bensì la simulazione. Per Totti è secondo giallo, dunque rosso. Il primo ad avvicinarsi all’arbitro – sospettiamo non con parole da Accademia della Crusca – è Angelo Di Livio, seguito da Gattuso. Arriva capitan Maldini e nemmeno lui va troppo per il sottile, mentre Moreno non fa una piega e conclude la sceneggiata imponendo il rosso al nostro numero 10. Totti non resiste alla tentazione di salutare l’arbitro: il labiale non è chiarissimo, ma sembra proprio che gli dica “sei un ladro”.
110′ – il fuorigioco di Tommasi
In 11 contro 10, con l’inerzia della gara pesantemente a favore della Corea del Sud, l’Italia si procura un’altra clamorosa occasione per vincere la partita. O forse è meglio usare il condizionale, perché, sul filtrante di Vieri che mette Tommasi solo davanti a Lee Woon-Jae, Moreno ferma il gioco prima ancora che il centrocampista della Roma abbia completato il dribbling sul portiere. L’arbitro interviene prontamente sulla bandierina alzata dell’assistente argentino Jorge Horacio Rattalino che però ha preso un abbaglio bello grande: Tommasi è nettamente tenuto in gioco da Seol per uno spazio che la tv brasiliana quantificherà in 23 centimetri. Sarebbe stato golden gol, ma le immagini mostrano chiaramente che Lee Woon-Jae interrompe il movimento dell’uscita ben prima di essere dribblato da Tommasi: certo, nel calcio post-VAR in situazioni del genere si lascerebbe tranquillamente correre… Nota a margine: è il quinto fuorigioco inesistente segnalato all’Italia nelle ultime tre partite, comprendendo anche i quattro gol (!) ingiustamente annullati nelle due gare di girone contro Croazia e Messico.
La fine è nota e dista solo pochi minuti: il colpo di testa di Ahn che svetta su Maldini e manda la Corea del Sud ai quarti di finale per la prima volta nella storia dei Mondiali. Quattro giorni dopo, contro la Spagna, la vittoria degli asiatici (ai rigori) sarà ben più efferata, con due gol annullati in circostanze ancora più misteriose e inspiegabili di quelle qui sopra elencate. Un Mondiale oggettivamente controverso, vinto meritatamente dal Brasile ma accompagnato da altri episodi oscuri (come quelli in Brasile-Belgio, appena 24 ore prima di Italia-Corea), nonché l’ultimo organizzato in Asia prima di Qatar 2022. Per fortuna, in vent’anni, la tecnologia a supporto della classe arbitrale ha fatto passi da gigante.