Cagliari, Zenga: «In porta ci sarà Cragno. Credo in Ragatzu»

by Redazione Cronache

Walter Zenga, tecnico del Cagliari, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della sfida contro il Torino.

PORTIERE – «Per Sirigu il discorso è semplice: quando un ragazzo vale ed è preparato non ci sono certo problemi, Totò è un ragazzo cui sono molto affezionato e sono contento della carriera che ha fatto. Mi piacerebbe vederlo con la maglia del Cagliari dato che è sardo, ci sentiamo spesso e sono davvero felice per lui perché si è meritato tutto. Per quanto riguarda la seconda domanda: non ho mai parlato di gerarchie, poi bisogna sempre ricordare che un allenatore parla con i suoi calciatori. Avevo parlato con entrambi che Alessio avrebbe giocato a Verona e domani, mentre Robin a Ferrara. Continuate a ragionare sul campionato vecchio, ma siamo in una situazione totalmente diversa: ho la necessità di tutelare il patrimonio del club, quindi Alessio giocherà domani a distanza di una settimana. Anche se voi vi focalizzate solo sui primi due, ma abbiamo anche Rafael e Ciocci, che sono fortissimi. Fosse per me giocherebbero tutti e 4. Però ci tengo a questo pensiero: non ci sono titolari o riserve, ma chi entra dalla panchina in questo momento ha molte più possibilità di incidere. Ci sarà un turnover naturale, perché nessuno può giocare 13 partite di fila in 40 giorni: se oggi un giocatore sta fuori 10 giorni, prima saltava una partita, ora ne salta 4».

CASA O TRASFERTA – «Per me cambia poco, se non il fatto che non dobbiamo prendere un aereo. Personalmente, quando giocavo, mi caricavo tanto nelle partite in cui avevo il tifo contro. Per il resto dovremo essere bravi a essere sereni mentalmente, puntando al miglior recupero fisico possibile. In queste gare può succedere di tutto, anche che una squadra possa partire a mille e poi andare spegnendosi: son contento che comunque il Cagliari a fine partita avesse due giocatori sardi in campo».

INFORTUNI – «Non ho mai presentato una partita facendo l’elenco di chi manca, poi la lista la fate voi. La cosa bella che ho visto è una disponibilità assoluta da parte di tutti a dare il proprio contributo. Ribadisco: se i 5 che entrano dalla panchina possono dimostrare che si meritano un rinnovo di contratto o qualcosa di simile, io penso che sia una cosa positiva»

RAGATZU – «Tutti quelli che sono entrati hanno dato il loro contributo a Ferrara., quel che mi stupisce di Daniele è che alla sua età abbia fatto così poche presenze in A. Vorrei aiutarlo a farlo arrivare a livelli più alti, credo che abbia un talento devastante ma deve vivere per il calcio, facendolo con assoluta attenzione: è vero che ha 27 anni, ma è anche vero che Pisacane è arrivato in A a 29 anni. Bisogna andare con i piedi di piombo con certi talenti, ma l’idea di Daniele mi stuzzica molto».

BLOCCO MENTALE – «In due giorni non è che si possa fare tantissimo, si gioca ogni 48 ore o quasi e il recupero diventa fondamentale. Le vittorie ti danno serenità per la partita dopo, ma è vero che la partita successiva è quella di domani: è ovvio che i tre punti ti diano carica in più, anche perché qui era da un po’ che non si vinceva e che si prendeva sempre gol. Il fatto che le partite siano così ravvicinate e l’esperienza di queste prime gare, di tutta la A, ti dà l’idea di quello che sta succedendo».

RAPPORTO CON NANDEZ – «Con Nahitan è stato facile, perché sono tifoso del Boca. Ma è stato facile con tutti gli altri, perché un allenatore deve essere onesto intellettualmente con tutti, perché il rispetto e considerazione devono essere per tutti. Penso che dopo tutte quelle botte prese, un altro giocatore al posto di Nahitan sarebbe uscito dopo 10 minuti, così come il discorso è valido per Pisacane. Questo mi dà la dimostrazione che alleno un gruppo che dà tutto per questa maglia e mi dispiace che non ci siano i tifosi domani allo stadio: questo è quello che voglio vedere, peccato che domani non ci sarà il pubblico per mostrare a loro tutto questo».

SIMEONE – «Giovanni ha grande voglia e passione. Quando vedo uno che si prende così cura di se stesso non ho niente da rimproverargli. Vorrei metterlo ancora più vicino alla porta, senza che si stancasse troppo a rincorrere gli altri. Mi avete chiesto prima di Ragatzu: ecco, vorrei che Daniele seguisse l’esempio di Giovanni, anche se ha 29 anni».