Il successore di Damiano Tommasi all’AIC (Associazione Italiana Calciatori), Umberto Calcagno, ha rilasciato una lunga intervista a La Repubblica.
STIPENDI – «Questo è uno specchietto per le allodole: chi negli ultimi 10 anni ha fatto scelte sbagliate le paga oggi. Va bene ridurre i costi, ma non sento mai parole come progettualità e sostenibilità. La sensazione è che il sistema sia capace di generare nuova ricchezza. Ma la vera sfida è capire come ridistribuire queste risorse. Non dobbiamo ostacolare lo sviluppo della nuova Champions, ma monitorare sì: anche il negoziato dei diritti tv in Serie A. Va tutelato il sistema solidaristico: in caso di retrocessione non può esserci la morte del club. E i calciatori della Nazionale hanno già donato 4 milioni al fondo di solidarietà dei calciatori».
102 CLUB PROFESSIONISTICI – «Il perimetro non deve deciderlo una riforma dei campionati, ma norme certe sulle iscrizioni, che dicano chi può fare calcio e chi no. Basta casi come quello del Trapani, che appena iscritto in Serie C quest’anno non aveva la forza per fare il campionato: norme per iscriversi larghe come quest’anno, in futuro minerebbero la regolarità dei campionati».
LE CONSEGUENZE DELLA PANDEMIA – «Il rischio è concreto: questa fase amplifica il problema già diffuso dell’abbandono adolescenziale. Il vincolo sportivo è stato un altro ostacolo: oggi i decreti sul lavoro sportivo aumenteranno la professionalizzazione, ma insieme servono sgravi fiscali per tutelare le società dilettantistiche. Formula che aiuterà anche il professionismo nel calcio femminile»
CALCIO FEMMINILE – «Col professionismo ci sarà un salto di qualità. Ora però la questione riguarda la base: il numero di ragazze e bimbe tesserate è in grande aumento. Pochissimi anni fa molti genitori ostacolavano le ragazzine, mia figlia ha giocato per quattro anni e ho notato la difficoltà di altri genitori a percepirla come un’ambizione. Ma oggi le calciatrici di A offrono un modello eccezionale».