a cura di Giacomo Brunetti

Si scrive Cesena, si legge Romagna: tre famiglie, un vivaio e una Serie B conquistata con i giovani

Alla scoperta del Cesena e del suo progetto che fonda le basi, innanzitutto, sull’identità dei suoi tifosi.

Tra l’inizio del 2021 e la fine del 2022, il Cesena è passato per la prima volta nella sua storia in mano a proprietari non romagnoli. Dapprima un binomio, poi trasformatosi in trittico, di famiglie americane che hanno scelto proprio Cesena per creare il loro progetto sportivo, colpite dalla fidelizzazione di un popolo, quello della Romagna, che ormai vede nei bianconeri la propria espressione calcistica.

 

Quando ci siamo interessati alla storia recente di questo Club, la nostra curiosità è stata mossa da tre fattori: innanzitutto, la nuova proprietà che in due anni ha conquistato la promozione in Serie B battendo ogni record; in seconda battuta, il grande lavoro con i giovani (sono 4 in pianta stabile nella formazione titolare) di cui la società non si riempie la bocca, ma piuttosto la rosa; come ultimo punto, non meno importante, il fortissimo legame di identità che i tifosi ripongono in questa squadra, e che la società ricambia con un impegno nel sociale.

 

Alla fine di ogni partita, al “Manuzzi”, il capitano Prestia lancia il coro sulle note della canzone ‘Romagna Mia’, e tutto lo stadio canta questo inno al proprio territorio. «Un momento davvero emozionante, per cui vale la pena vivere la giornata di stadio», ci assicura Corrado Di Taranto, direttore generale. «Voglio raccontarvi la nostra realtà partendo dall’ultimo punto che avete citato, ovvero quello della socialità – prosegue – perché la nostra è una comunità che ti tocca, tutti fanno la propria parte». Non ultimo, l’alluvione che ha colpito ancora una volta la Romagna: «Ci siamo sentiti in dovere di dare qualcosa in cambio».

 

 

Il tifo per il Cesena è radicato. La filosofia è semplice e sognatrice. Il settore giovanile del Cesena è una realtà concreta ed è in qualche modo lo specchio di questo sentimenti: «Vogliamo che il bambino-tifoso possa poter sognare un esordio al ‘Manuzzi’». Per farlo, «questo sogno deve poter essere realizzabile, e quindi dev’essere un obiettivo effettivamente raggiungibile». Per qualcuno di loro, in effetti, lo è stato: dai gemelli Shpendi, ma anche «Berti, Pieraccini e Francesconi». Il Cesena dei record che nella scorsa stagione ha vinto il girone B di Serie C ed è stato promosso in B (primato di punti nella storia del Club, di vittorie in un campionato e di gol segnati in un campionato, e tanti altri) basava le sue certezze proprio sui propri giovani. Così come in Primavera, dove ha vinto il Primavera 2 venendo promosso nella massima serie giovanile (due vittorie di campionato nelle ultime 3 stagioni, e una retrocessione in Primavera 2 nella stagione 2022/2023). Anche se il monito è chiaro: «L’obiettivo non è vincere a livello giovanile, ma far esordire i giocatori».

 

Insomma, qui il vivaio è davvero importante. Corrado Di Taranto ci illustra che «il primo obiettivo è consolidare la categoria e l’investimento della proprietà». Ci sono numerosi investitori nel Club, che fonda le proprie basi sulle famiglie Aiello, Scotto e Melby. È stato questo trittico americano, consolidatosi nel corso del tempo, a dare una nuova linfa al Cesena nelle ultime 3 stagioni, strutturando la società e introducendo dinamiche aziendali che lo stanno rendendo efficiente. «C’è un referente della proprietà, ovvero Nick Aiello, che è l’unione tra la proprietà e la società, sempre presente qui in Romagna», ci spiega il DG. Inoltre, «non si tratta di una proprietà lontana e assente, anzi: c’è un board ogni settimana e ogni due settimane c’è una riunione con tutti i dipendenti, la programmazione è costante».

 

 

«C’è una grande unità d’intenti, anche i piccoli investitori vengono allo stadio, e così anche l’amministrazione, dal Sindaco al Questore, qui tifano tutti Cesena e si viaggia tutti nella stessa direzione», e il Manuzzi in questo è un gioiellino che attira tutti. Il board principale è composto dalle tre famiglie e qui vengono prese tutte le decisioni.

 

Il settore giovanile del Cesena, dopo il fallimento del 2018, ha perso tantissimi ragazzi, che si sono accasati a parametro zero in giro per l’Italia. Già in passato questo vivaio aveva sfornati giocatori da Serie A (su tutti Carnesecchi, Sensi, ma anche Prati). Adesso, prendendo in esame tutte le squadre del settore giovanile (dall’u-9 alla Primavera), il 90% dei tesserati è romagnolo (si intende l’area che comprende le province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini). Allargando il filtro alla provincia di Bologna, la percentuale sale al 92%. «Questa filosofia è portata avanti anche dai tecnici, la maggior parte sono ex calciatori del Cesena e il nostro responsabile del settore giovanile, Roberto Colacone, è molto considerato nel panorama nazionale». C’è anche una scelta interessante, ovvero quella di «aver rinunciato alla scuola calcio per far sì che i migliori bambini possano crescere nelle varie società locali, con cui abbiamo una grande sinergia e a cui non vogliamo togliere spazio. Coloro che ci interessano prima li portiamo ad allenare con noi, e poi valutiamo se tesserarli». Vengono tutti dalla Romagna, quindi, e quei pochi che sono presi da fuori, soggiornano a Casa Cavalluccio, il convitto, dove ora ci sono 17 ragazzi. Il centro sportivo di Martorano («Stiamo lavorando con il Comune per un nuovo campo») accoglie le giovanili, mentre Villa Silvia è la casa della Prima Squadra, anche questa in espansione e che a Di Taranto, presente in società nei primi anni del miracolo Chievo, ricorda molto Veronello: «Rilassante, il luogo perfetto per lavorare».

 

 

Il filo che lega il Cesena al sociale è talmente teso e forte, che questo entra anche nella crescita dei suoi giovani: «Una volta a settimana 3 o 4 ragazzi del vivaio vanno ad allenarsi insieme al calcio integrato, un’iniziativa che dà valore a tutto il progetto». Al momento, invece, la squadra femminile non è interna al Club, ma c’è la volontà di inglobarla.

Il trittico Aiello, Scotto e Melby è una grande famiglia, che si allarga abbracciando tutta la Romagna. Hanno scelto Cesena dopo aver visto il tifo. Il loro obiettivo è vedere sempre più ragazzi con il Cesena nel cuore cantare “Romagna Mia” sotto la curva.