Real Madrid, Chelsea, Benfica, Inter, Manchester City, Bayern Monaco, Milan e Napoli. Due delle otto squadre ancora in corsa per vincere la Champions League hanno esonerato di recente il proprio allenatore, il Chelsea e il Bayern Monaco. Sarà un caso, ma sono proprio le ultime due aver alzato la coppa dopo un esonero: il Chelsea nel 2021 dopo l’arrivo di Tuchel e i bavaresi l’anno prima, nel 2020, quando Flick prese il posto di Kovac. Per chiudere il cerchio stavolta il Bayern Monaco, diventato intollerante alla gestione Nagelsmann (come ci ha spiegato un insider del club), ha puntato proprio proprio su Tuchel. Guardando ai numeri, però, la Champions pare in qualche modo ‘premiare’ chi cambia allenatore in corsa: 9 volte in 67 anni è successo che un club alzasse al cielo il trofeo dopo un esonero. Più o meno ogni 7 anni. Una crudele e strana coincidenza.
La Champions premia le squadre che cambiano allenatore?
È successo ben quattro volte nelle ultime dieci edizioni. A Tuchel e Flick va infatti aggiunto il trionfo di Zidane a Madrid del 2016 e quello, incredibile, di Roberto Di Matteo al Chelsea nel 2012. Da quel momento, in pratica, ogni due anni e mezzo ha vinto la Champions una squadra che aveva esonerato l’allenatore durante la stagione. Restando gli anni Duemila troviamo anche Del Bosque, sempre sulla panchina del Real Madrid. Casi più lontani sono quelli di Goethals subentrato a Marsiglia nel ’93, Barton all’Aston Villa nell’82, Cramer al Bayern nel ’75 e infine Munoz nel ’60 col Real Madrid. Ecco allora che il ritorno di Lampard al Chelsea va visto sotto un’altra luce.