di Andrea Sperti
Spesso ci dicono che il talento non basta, che averlo non ci permetterà di raggiungere un obiettivo se a quello non aggiungiamo lavoro duro ed un pizzico di fortuna. Si, proprio la fortuna è quella che è mancata a Charly Musonda, trequartista classe ’96, considerato da tutti gli addetti ai lavori come “il miglior calciatore del mondo”. Eppure 24 anni fa sono nati diversi giocatori importanti, ma nessuno forte quanto il fantasista di proprietà del Chelsea. Lui aveva qualcosa in più, il piglio e la personalità dei grandissimi, oltre che una tecnica smisurata.
L’arrivo al Chelsea
Il calciatore belga, ma originario dello Zambia, è arrivato giovanissimo nel club londinese, che non si è fatto scappare l’occasione di portarlo in Premier League. Con il Chelsea, Musonda ha giocato però solo 7 gare, condite da un gol e 2 assist, mentre con le giovanili dei Blues è sceso in campo con maggiore continuità, soprattutto nei primi anni. I prestiti con Betis, Celtic e Vitesse non hanno cambiato la storia dei suoi problemi, visti i tanti guai fisici a causa della rottura del legamento crociato, avvenuta ormai 4 anni fa.
Il messaggio di speranza attraverso i social
Il ragazzo ieri ha lasciato un lungo post su Instagram, nel quale si è detto desideroso di tornare presto in campo, costi quel che costi: «Sono passati quattro anni da quando ho potuto giocare due partite ufficiali di seguito, tre da quando sono sceso in campo con il mio club. E due di questi quattro anni li ho passati con un infortunio al legamento crociato del mio ginocchio. Quattro anni di dolore e un cuore spezzato. Quando mi sono operato i dottori mi hanno detto che stare fuori così a lungo sarebbe stata la fine, una montagna impossibile da scalare, secondo le loro parole esatte. Ma il calcio mi manca così tanto che farò di tutto per poter giocare di nuovo. E dico a tutti i ragazzi che hanno un sogno ma sono infortunati o hanno subito delusioni enormi di non arrendersi. Io proverò ogni giorno a scalare questa montagna insormontabile per poter di nuovo correre con al piede un pallone, perché non c’è cosa che mi faccia sentire più vivo. Finché quel giorno arriverà, io continuerò ad allenarmi e a credere in un ritorno impossibile, perché i migliori ritorni sono sempre quelli in cui sembra non esserci modo di farcela. Ed è quello il momento in cui bisogna scavare dentro se stessi e vivere la propria storia, non morirci dentro. Questa è la mia storia, di come continuo ad allenarmi e ad essere pronto affinché, contro tutte le previsioni, io possa tornare»
L’obiettivo adesso è tornare in campo quanto prima, dimostrare il suo valore e sbattere in faccia al destino il suo talento, quello che ha fatto pensare a tutti di aver trovato il miglior calciatore del mondo, quello che rappresenta l’unica luce in un tunnel senza fine.