di Andrea Sperti
A volte ci sono giocatori che non vogliono arrendersi all’evidenza della carta d’identità e continuano a giocare. Lo fanno per passione o, forse, perché ne hanno bisogno, perché senza quel rettangolo verde non sarebbero più loro.
La storia di Rubén Olivera inizia con un grande club, il più vincente in Italia e termina in Serie D, magari su rettangoli verdi meno curati, ma nei quali il pallone, in fondo, rotola allo stesso modo che in Serie A.
Gli inizi con la Juventus
L’uruguaiano classe ’83 ha cominciato proprio dalla Juventus, il top per un giovane di belle speranze ma senza esperienza in un calcio complicato e tattico come quello italiano. Piano piano, con il passare degli anni, il centrocampista ha conquistato la fiducia dell’allenatore e, da poche presenze ed un prestito all’Atletico Madrid, è passato a 18 partite nella stagione 2004/2005, annata nella quale ha trovato anche le sue prime reti in Serie A.
Via dalla Juventus per continuare a giocare
Dopo il bianconero c’è stato il blucerchiato della Sampdoria ed il rossoblù del Genoa, prima di tornare in patria ascoltando le sirene ammalianti del Peñarol. Il suo ritorno in Uruguay, però, è durato poco, giusto il tempo di vincere il titolo nazionale con la camiseta giallo nera.
Il rientro in Italia è coinciso con il suo arrivo in una terra magica, il Salento. Con il Lecce il tuttofare uruguaiano ha vissuto una seconda giovinezza, diventando leader assoluto di una squadra difficile da battere per chiunque. Nonostante l’onta del calcio scommesse, Olivera ha disputato un anno e mezzo importante nel tacco d’Italia, conquistando una salvezza e andando via a gennaio dell’anno successivo, quando le voci riguardo il derby truccato iniziavano a farsi sempre più insistenti.
La Serie D e quella voglia di non smettere mai
Fiorentina, di nuovo Genoa, Brescia, Latina, LDU Quito e poi la Serie D, dapprima con i pontini, sprofondati nei dilettanti, e poi con Aprilia, Ostiamare ed ancora Aprilia.
Le presenze in campo non sono più tantissime, visti i 37 anni compiuti lo scorso 4 maggio, ma la sua esperienza fa ancora la differenza. Certo, ormai gioca per gli altri, per la squadra e per i compagni più giovani, nonostante la voglia di non perdere sia rimasta immutata.
A volte non importa dove si va, ma solo da dove si viene. Rubén è arrivato dall’Uruguay, ha avuto la bravura di giocare tutte le competizioni più prestigiose ed ora ha deciso di allontanarsi dai grandi palcoscenici per giocare nel girone F di Serie D. In fondo è tutto uguale. Il terreno di gioco, il pallone, le porte. Cambia solo la voglia di mettersi in mostra. Lì c’è ancora chi crede che tutto questo sia un gioco, un magnifico gioco.