Non vince una partita da 20 anni, ma ha senza dubbio una delle tifoserie più particolari del mondo. La Nazionale di San Marino ha i propri sostenitori, che la seguono sempre e (quasi) ovunque. Ma non è un gruppo di tifosi come gli altri. Sono circa 30 le persone che compongono il nucleo della ‘Brigata Mai Una Gioia’, che visto il nome non ha bisogno di presentazione. I suoi membri, che variano e che si allargano progressivamente, provengono in minima parte dal piccolo Stato enclave dell’Italia, e per la maggior parte proprio da Italia, Austria e altri Paesi: in occasione della partita contro Saint Kitts e Nevis, c’erano 7 nazionalità a occupare la parte di “curva” della tribuna coperta del San Marino Stadium.
Senso d’unione, goliardia, un sentimento difficile da esprimere a parole e impegno nel sociale: non c’era miglior modo per conoscere la Brigata e il motivo che la spinge a seguire una squadra che perde sempre, di uno Stato che a volte non è neanche il proprio, in giro per l’Europa, se non parlare con uno dei suoi coordinatori, Daniele Dei. «Siamo nati nel 2012 – ci racconta – inventati da Massimo Visemoli, un ragazzo di Reggio nell’Emilia. Appassionato di calcio e di geografia, un po’ come la maggior parte di noi, e soprattutto in cerca di un calcio pulito, un giorno ha convinto i suoi amici ad andare a San Marino per vedere la Nazionale. Si è accorto che c’erano pochi tifosi, e che praticamente nessuno faceva il tifo. Ci spiega sempre che ‘sembrava di stare a teatro’. E quindi, da lì è partito tutto», mentre progressivamente il gruppo si allarga: «Era dispiaciuto perché i giocatori sono lavoratori che si ritrovano ad affrontare sfide più grandi di loro in campo, perdendo sempre. Avevano bisogno di qualcuno che li sostenesse, era il minimo».
Anche grazie ai social network, il mondo della Brigata si è allargato, facendosi conoscere: « Una delle storie più belle è quella di Josef Junker, signore tedesco che abita in Baviera. Veniva a Rimini da piccolo in vacanza e un giorno, un amico gli spiegò dell’esistenza di questo piccolo Stato da visitare a pochi minuti. Appassionato di calcio, scoprì l’esistenza della Nazionale e iniziò a frequentare spesso San Marino, creando anche amicizie nel tempo e tornandoci con la famiglia». L’evoluzione del rapporto tra Josef e San Marino è stata poi un legame d’amore, con viaggi interminabili per seguire la squadra di calcio e soprattutto un fortissimo impegno nel sociale: «Già in patria, è molto attivo e in generale, ha aiutato anche la Caritas di San Marino e svolto altre attività sul territorio a sostegno dei bisognosi. I due Capitani Reggenti (capi di stati, ndr) lo hanno anche ricevuto».
Una Nazionale che ha creato una vera e propria banda al suo seguito: «La cosa più bella è che spesso dobbiamo spiegare ai giocatori perché li seguiamo. Mi metto nei loro panni: un gruppo di folli da vari Paesi che si riuniscono a San Marino per tifare la Nazionale. Ogni volta che cambiano i cicli, i ct, i giocatori, la loro curiosità e tanta. E spiegarglielo, vi assicuro, non è facile! Non sono abituati al tifo, quindi proviamo a elencargli tutti i motivi. Stiamo facendo delle attività per avvicinare anche i tifosi sammarinesi: capisco che per loro, vedere il proprio Stato perdere sempre e spesso sonoramente, faccia più male che a noi, per certi versi. Ma il nostro tifo va oltre al risultato». Hanno creato una serie di cori e perfino un sito – rinnovato recentemente grazie a uno sponsor – che può avvicinare chiunque voglia andare alle partite: «Possono anche imparare i cori prima, li abbiamo caricati su YouTube».
Il dialogo con la Federazione è ormai costante: «È stato bellissimo quando per la trasferta in Irlanda del Nord, ci hanno aperto le porte del charter, dandoci la possibilità di viaggiare con i giocatori, creando una famiglia unica. Perché alla fine, siamo amici anche con loro. Oltre a incontri costanti, ci hanno aiutato a organizzare una partita contro le Legends e ci sostengono per la ricerca dei biglietti». E nonostante i costi delle trasferte siano tutti a carico della Brigata e dei suoi membri, la voglia di sostenere San Marino non si è fermata: «La scorsa settimana, in Austria, c’era Tristan, un ragazzo che fa parte della componente austriaca del gruppo, per seguire la Nazionale di futsal. Mentre adesso, con la nascita della selezione femminile sperimentale under-16, saremo presenti al fianco delle ragazze per questa nuova avventura».
Vengono da tutte le parti d’Europa, per i motivi più svariati. Ci sono giornalisti che sono andati una volta per seguire San Marino e da quel momento non sono più usciti dalla Brigata, proprio come Daniele e altri membri. Ma chi si avvicina, non lo fa per cercare una vittoria. Lo fa perché è mosso da un sentimento di unione, che dà forza a una Nazionale che deve affrontare sfide più grandi di sé. Un po’ come tutti, nella vita. La Brigata è proprio questo. Il loro motto è «Siamo gente che sta male». La loro sciarpa recita: «Se non tifi per noi quando perdiamo, non tifare per noi…» e la scritta «quando vinciamo» sbarrata. Mai Una Gioia, sempre. Ma è bello proprio per questo.