Il fortino crolla del tutto a fine marzo. Venerdì 25, il Cile perde 4-0 col Brasile al Maracanã di Rio. Mercoledì 30, a Las Condes, l’Uruguay spegne definitivamente il sogno cileno (0-2). Colpa di Madrid, visto che segnano il colchonero Suárez e il blanco Valverde. La sostanza è quella: il Cile, dopo la Russia, salterà il Qatar. Gary Medel piange: «Non andare al Mondiale è un fallimento». Vidal prova a parlare: «Non so se si chiude un ciclo». Tutti tacciono. Lo sguardo di Alexis Sánchez dice tutto. Profondo rosso. È l’ultimo tango per molti: il 38enne Claudio Bravo, Medel (30), Isla (33), Fuenzalida (37), Aránguiz (32), Edu Vargas (32). È la fine della Generación Dorada, dopo due Copa América, vinte nel 2015 in casa e nel 2016 negli Stati Uniti, l’edizione Centenario. Entrambe le volte ai rigori. Entrambe le volte contro l’Argentina. Ricordi dolci. Ma se scrolli la classifica marcatori delle qualificazioni per il Qatar, vedi un problema di ricambio generazionale. C’è la vecchia guardia, Sánchez (5 reti) e Vidal (4). Poi, appaiati a 3, Pulgar e Ben Brereton. Ecco, lui.
Visualizza questo post su Instagram
«Non parlavo lo spagnolo»
Nome completo: Benjamin Anthony Brereton Diaz. Nasce nel 1999 a Stoke-on-Trent, adora il fish & chips e tifa Stoke City. Inglesissimo. Il suo calciatore preferito è Wayne Rooney. Suo padre Martin Brereton è inglese: «Fa il poliziotto. Se non fossi calciatore, lo sarei anch’io». Sua madre Andrea Diaz è cilena, lascia Concepción a 15 anni sognando di tornarci: «Poi mi sono sposata e non sono più partita». Grazie a sua madre, Ben può scegliere che paese rappresentare. Visto quanto detto, sceglie i Tre Leoni. Almeno fino all’Under20. Nel frattempo, da 7 a 14 anni gioca nel Manchester United. Poi cambia idea e il 14 giugno 2021 esordisce col Cile, contro l’Argentina di Messi: «I compagni mi hanno accolto benissimo, oltretutto non parlavo lo spagnolo». Ora, Ben Brereton guiderà il “nuovo” Cile. Con Zacarías López, 23enne del La Serena, possibile erede di Claudio Bravo. Con Benjamín Kuscevic, difensore come Maripán (Monaco), Sierralta (Watford) o Thomas Galdames. Difensore pure lui, a differenza del fratello Pablo, centrocampista del Genoa. Si chiama Pablo anche il loro padre, 22 presenze in Nazionale tra 1995 e 2001. Affare di famiglia.
Visualizza questo post su Instagram
Cile, bravate e Sampaoli
La Roja gioca la sua prima partita il 27 maggio 1910. Salta i Mondiali nel ’34 e nel ’38, torna in tempo per il Maracanaço, non si qualifica nel ‘54 e ’58 ma ospita l’edizione 1962, con tanto di medaglia di bronzo. Salta altri Mondiali, nel ’70, nel ’78 e nell’86, prima di un fatto clamoroso. Nel 1989, al Maracanã, in una gara col Brasile, il portiere cileno Roberto Rojas crolla a terra. Perde molto sangue. La partita è sospesa, pare gli abbiano lanciato un petardo dagli spalti. Ma la verità è un’altra: Rojas s’è ferito da solo, sperando che il suo infortunio camuffato volesse dire vittoria a tavolino. Ma la bravata, scoperta, costa cara. Il Cile salta per punizione due Mondiali, Italia ’90 e Usa ’94. Assurdo. La Roja rientra nel 1998, con un duo leggendario davanti: Marcelo Salas e Iván Zamorano. Due flop, 2002 e 2006, poi in Sudafrica ecco il ritorno. In panchina c’è Marcelo Bielsa. Il 3-3-1-3 pone le basi per l’era Sampaoli, che nel 2014 in Brasile fa fuori la Spagna campionessa del mondo in carica, l’anno dopo vince la prima storica Copa América e passa poi il testimone a Juan Antonio Pizzi, che sostanzialmente vive di rendita (ma senza Valdivia).
They have given us so much joy, and showed that Chile could beat anyone.
They unified an often divided country, filled with political troubles and internal conflict. The Copa America wins made Chile one. History was made countless times.
Gracias por todo Generación Dorada. 💙 pic.twitter.com/ypn6cHuKTw— Alexis Hive (@AlexisHive) March 31, 2022
Colombia e Alphonso Davies
Dopo Pizzi però c’è Reinaldo Rueda, colombiano, che nel 2021 dà le dimissioni per provare a qualificare al Mondiale 2022 i Cafeteros. La Federcalcio cilena assume l’uruguaiano Martin Lasarte, ora licenziato dopo il fallimento di marzo (e comunque anche Rueda non ce l’ha fatta) pur con belle parole: «Ha fatto un buon lavoro, in questo anno e mezzo. È arrivato nel mezzo di una pandemia, c’erano tanti ostacoli». Primo tra tutti, il ricambio generazionale. La Generación Dorada sostanzialmente poggia sul Cile del Mondiale Under20 in Canada nel 2007. Finita quella propulsione, sono cominciati i problemi. Si pensa al nuovo c.t. – l’opinione pubblica di Santiago sogna Manuel Pellegrini, attuale tecnico del sorprendente Betis. Eppure, in Qatar, a rappresentare La Roja saranno solo Ricardo Rodríguez e Cristián Gutiérrez. Sì, hai letto bene, Il primo, difensore del Torino – padre spagnolo e madre cilena, ma nato a Zurigo – con la Svizzera. Il secondo col Canada, dopo alcune presenze con l’Under20 cilena. Certo, Gutiérrez non sarà titolare: fa il terzino sinistro, stesso ruolo di Alphonso Davies. Ma almeno lui, a differenza del Cile, giocherà il Mondiale…