Un’ora dopo il comunicato del Giudice Sportivo, che non ha fatto alcun cenno ai comportamenti di Conte, Agnelli, Oriali e Paratici, la Figc ha annunciato l’apertura di un’inchiesta: «Il Procuratore Federale Giuseppe Chiné ha aperto un’inchiesta relativa al comportamento di dirigenti e tesserati della Juventus e dell’Inter durante e al termine della gara di ritorno della semifinale di Coppa Italia disputata martedì 9 febbraio. Al riguardo è già stato convocato il quarto ufficiale della gara, Daniele Chiffi».
COSA RISCHIANO I PROTAGONISTI – Da capire se possa entrare in gioco l’articolo 25, dedicato alla prevenzione dei fatti violenti, che al sesto comma punisce con l’ammenda più diffida le dichiarazioni e i comportamenti di dirigente e tesserati «che in qualunque modo possano contribuire a determinare fatti di violenza o ne costituiscano apologia». Con il pubblico allo stadio, non sarebbe stato da escludere. In assenza di tifosi (e quindi di possibili incitamenti concreti, seppur indiretti, alla violenza) è abbastanza improbabile.
Si arriva così a due norme di chiusura del sistema. Anzitutto, l’articolo 39, che punisce le condotte gravemente antisportive: il secondo comma prevede la squalifica per almeno due giornate o a tempo per i tecnici. Il terzo, dedicato ai dirigenti, la sanzione minima dell’inibizione per un mese. Infine, il fondamentale articolo 4, che richiama tutti i tesserati al rispetto dei «principi della lealtà, della correttezza e della probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva». In questo caso, le sanzioni hanno un range decisamente ampio: si va dall’ammonizione alla squalifica (per una o più giornate, o anche a tempo e persino estensibile in ambito UEFA) e all’inibizione.
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