«Mediare con un giocatore per farlo giocare e fargli vestire la maglia dell’Inter è umiliante. Verso i tifosi e i compagni». Con questa frase, pronunciata da Spalletti, sostanzialmente, si è conclusa l’avventura di Mauro Icardi con la maglia dell’Inter. A nulla sono i valsi i gol contro Genoa e Napoli, entrambi su rigore, dopo la travagliata situazione avvenuta nell’inverno scorso. Ma non siamo qui ad ipotizzare cosa sia successo tra lui e la dirigenza. Ogni tifoso si sarà fatto una sua idea sull’accaduto, ma la realtà è che Icardi è stata l’unica luce in 6 bui anni nerazzurri. Non esiste nessun tifoso interista pronto a perdonare un giocatore che ha rifiutato una convocazione, così come raccontò Spalletti. L’interista, che fa dell’onore il suo punto di forza, prende le distanze da questo tipo di comportamenti e, realmente, preferisce vedere le amichevoli precampionato con in campo il Longo o Puscas di turno piuttosto che Icardi.
Un giocatore letale dentro i 16 metri, ma, talvolta, impalpabile fuori dall’area. Sì, perché i tifosi interisti ricordano con piacere i suoi gol, ma anche le partite con prestazioni incolore che faceva quando l’Inter perdeva e sulla casella dei gol segnati c’era scritto 0. Il non rincorrere i giocatori all’indietro, il non aiutare i compagni in fase difensiva e in costruzione era una delle cose che a Icardi è sempre mancata, ma che spesso gli si perdonava quando la palla gli arrivava dentro l’area.
Eppure Icardi per 5 anni è stato amato ed idolatrato dai tifosi interisti, e forse è questa la cosa che fa più male. L’interista vedeva in Icardi un tifoso in campo. Uno che ha rifiutato diverse destinazioni pur di giocare la Champions League, uno di quelli che finiva con le lacrime agli occhi dopo una sconfitta che comprometteva la stagione. E non si parlava solo di gol, c’era molto di più. Icardi è sempre stato, almeno a sua detta, un fan dell’Inter, e voleva solo il bene per la sua squadra: «Io voglio restare qui per sempre. Sono il capitano di questa grandissima squadra, sto bene a Milano e la mia famiglia anche. Spero di fare una lunga carriera nell’Inter» diceva solo nel 2017, poco dopo l’uscita della notizia nella quale rifiutò il Napoli. Qualsiasi tifoso sa che in queste parole c’è sempre un po’ di retorica, uno di quei discorsi che si fanno durante le conferenze per non avere voci di mercato intorno, ma con Icardi era diverso. Lui lo dimostrava sul campo. Icardi era una macchina da gol: 9 gol il primo anno, 22 il secondo, 24 il terzo, 29 il quarto. Numeri da top player. Uno di quei giocatori che sapevi già sarebbe andato in doppia cifra ogni anno.
Prima l’Inter
Molti tifosi ricorderanno con piacere la gara di Empoli, nel 2014/15. I nerazzurri erano in lotta per i preliminari di Europa League e si trovavano di fronte l’Empoli di Sarri. Mauro Icardi era a quota 20 gol, due in meno di Toni, all’ultima giornata di campionato. Per lui però la classifica cannonieri ancora non esisteva. Icardi pensava ancora solo all’Inter. Fece due gol, sì, ma il gesto emblematico di quel giocatore fu l’assist a Palacio a tu per tu contro il portiere. Icardi, da bomber che era (ed è tuttora), avrebbe potuto calciare a botta sicura, con il portiere praticamente già ai propri piedi, ma ha preferito la strada più facile, quella più conveniente per l’Inter: l’assist a Palacio a porta vuota. Icardi sapeva che un’occasione così ghiotta sarebbe potuta non ricapitargli, ma non ci ha pensato un attimo e ha fatto il bene dell’Inter, non del giocatore. Poi, da vero attaccante e trascinatore, i due gol li fece lo stesso, appaiandosi insieme a Toni a quota 22 nella classifica dei cannonieri.
Obiettivo Champions League
Dopo 3 anni di balli a metà classifica, l’arrivo di Spalletti cambia le cose. L’obiettivo, complice la nuova regola della FIFA che permette alle prime 4 di andare in Champions League, è quello di sentire una nuova musica. L’annata è delle migliori. Icardi è in forma e si guadagna anche la convocazione in nazionale. I 4 gol contro la Sampdoria avvicinano Icardi a un paragone quasi blasfemo per gli interisti: quello con Milito. Il paragone, più che dagli stessi tifosi, è fatto dai media e dai giornali. Ogni interista sa che per raggiungere il livello del “Principe“ devi fare ben altro. Eppure il paragone si rafforza, partita dopo partita. Finché Icardi non firma la tripletta nel derby. Il numero 9 nerazzurro, infatti, decide un derby fondamentale per la rincorsa alla Champions, ed esulta in maniera particolare. È il periodo in cui Messi e Ronaldo si sfidano a suon di clasicos e di esultanze. L’esultanza di Icardi rimanda a quella di Messi che, dopo il gol che decide il clasico a Madrid, si toglie la maglia e la mostra ai tifosi. È il momento più alto della carriera di Icardi all’Inter.
Inter-Milan 3:2 Un tripletta di Icardi regala il derby all’Inter che dopo aver meglio giocato nel 1T nel 2T subisce il ritorno del Milan pic.twitter.com/QS2ZkdhRQ9
— Maurizio Pistocchi (@pisto_gol) October 15, 2017
Più arrivi in alto…
E come ogni picco che si rispetti, c’è una voragine che ti attende per riportarti a terra. La voragine, in quel caso, si chiamava Juventus. L’Inter, a poche giornate dalla fine del campionato, è pronta finalmente a sognare la Champions League, ma l’ostacolo da incontrare è più tosto del previsto. I bianconeri sono reduci da una sconfitta in casa contro il Napoli e a San Siro hanno un solo risultato per non rischiare il titolo. Icardi segna, ma non basta. L’attaccante aveva illuso tutto il pubblico nerazzurro siglando il gol del momentaneo pareggio. Spalletti, a pochi minuti dalla fine, decide di cambiarlo con Santon. Il cambio non si rivela produttivo e la Juve segna il 3-2 con Higuain. Icardi al momento del cambio da buon capitano si era comunque seduto in panchina sostenendo i compagni. Dopo il terzo gol della Juventus era visibilmente colpito e alla fine non ha trattenuto le lacrime uscendo dal campo.
L’Inter riuscì lo stesso a qualificarsi a quella Champions League, con la vittoria a Roma ai danni della Lazio. Anche in quel caso la gestualità e la mimica del numero 9 non lasciano spazi all’interpretazione: Icardi voleva la Champions con l’Inter, ed era veramente felice per questo.
Gol della stagione: il vincitore è…
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🥁@Vecino vs Lazio! 🙌🏼⚽💥 #ForzaInter #InterIsHere pic.twitter.com/V2X1tQukdf— Inter 🏆🇮🇹 (@Inter) June 16, 2018
… e più ti fai male cadendo
I gol in Champions, (4 in 6 gare) mandano in delirio i tifosi. Il gol al Tottenham da fuori area, il cucchiaio contro la Lazio in Coppa Italia e il gol al Barcellona a San Siro rimangono, probabilmente, l’ultimo bellissimo ricordo di Icardi all’Inter da giocatore. Sì, perché da gennaio in poi, di Icardi a Milano è rimasto ben poco. L’immagine che rimarrà dell’ex numero 9, ora, non sarà più quella dell’esultanza con le mani sulle orecchie, ma quella di un giocatore apparentemente sottomesso dalla moglie (e agente) che non ha mai avuto il coraggio di dire la propria opinione, anche un anno dopo l’addio. Icardi rimarrà nella mente degli interisti come il giocatore che ha rifiutato di vestire la maglia nerazzurra da capitano (con la fascia data, forse prematuramente, da Mancini nel 2015).
L’annuncio dell’addio di Icardi è stato dato oggi, 31 maggio, lo stesso giorno in cui un anno fa venne ufficializzato l’acquisto di Conte all’Inter.
Ogni interista ha ringraziato Icardi per quello che ha fatto, per le esultanze, per i gol e le gioie che ha creato. Ma per l’interista l’onore, forse, conta di più. I tifosi sanno che Mauro si è tolto la maglia dell’Inter per sua volontà ed ora gli chiedono di non indossarla più, per la loro, di volontà.