Ci sono giornate in cui siamo pronti a tutto, partite che affrontiamo con la consapevolezza di essere praticamente invincibili. Ci ricordiamo perfettamente la sensazione piacevole di onnipotenza, siamo invulnerabili agli occhi dell’avversario.
E poi ci sono momenti in cui vorremmo gettare la spugna e diventare invisibili. Sbagliamo passaggi, perdiamo marcature, facciamo fatica a respirare. La vista si annebbia, le gambe tremano ogni volta che abbiamo il pallone tra i piedi e ci sentiamo confusi e spaesati. In quel preciso istante benediciamo il nostro compagno con la pezza legata al braccio. Il nostro capitano.
Ha un segreto che non può rivelare. Nei suoi occhi vive una luce diversa, meravigliosamente unica, che prende le distanze dalle banali insicurezze che ci assalgono quando le cose non vanno. Ha sempre la forza di prenderci per un braccio e risollevarci, di tirarci fuori dal fango in cui siamo sprofondati. Si perde e si vince, ma è obbligatorio perdere e vincere tutti insieme.
Essere capitano è la più dolce responsabilità del gioco del calcio. Non è un compito facile, non è roba per tutti.
Ma se saprete onorare la fascia, i vostri compagni di ricorderanno per sempre.