Nell’intervista rilasciata nei giorni scorsi a Cronache di Spogliatoio, Gaetano D’Agostino si è anche soffermato sullo stato di salute in cui oggi versa la Serie C, dove milita il Lecco, squadra oggi allenata dall’ex centrocampista. Oggi il Consiglio Federale della FIGC è chiamato a ratificare o meno la richiesta di sospensione definitiva dei campionati proposta dall’Assemblea di Lega Pro lo scorso 7 maggio. E il 28, come ammesso ieri dal ministro Spadafora, diventerà una data decisiva per capire se e come ripartire.
«Non lo so a cosa vada incontro la C. Credo che a giorni debbano incontrarsi, il ministro Spadafora dice che ancora è presto per dire se si può giocare o non si può giocare. Quando lo diranno, a Natale? In Lega Pro è impossibile giocare con i protocolli che hanno chiesto. Dove andiamo a cambiarci, a fare i tamponi e i prelievi? Anche in Serie B è lo stesso. Se davvero c’è la paura o la percezione che qualche società rischi di non iscriversi il prossimo anno – fermo restando che i protocolli servono e si debbano fare più controlli possibile – Si dia un sostegno economico per aiutare a pagare visite e controlli. Dovrebbero trovare la formula giusta. Io sono favorevole a trovare una soluzione per far giocare il minor numero di partite possibili, magari facendo salire la quarta per meritocrazia tramite playoff e magari in una località al Sud dove il rischio di contagio è minore. Anche i playout, eliminando le squadre di metà classifica. Non lo propongo perché il Lecco è salvo, anche perché sono il primo che non vede l’ora di tornare in campo, ma così limiteresti i danni aumentando il controllo sulle partite. Da noi mancano 12 giornate di regular season, che con i playoff diventano circa 20, e abbiamo un totale di 60 squadre. Come si possono controllare 1200 partite?». E ancora: «Non mi fa paura questo campionato, se e come finirà. A me preoccupa più come comincerà il prossimo. Mi fa paura, ho veramente il terrore sul quando e con quale modalità comincerà. Ripartendo a ottobre, nella malaugurata ipotesi in cui ci fosse un’altra ondata, sarebbe dura dover fermare di nuovo tutto».