di Cesare Ragionieri
Nel Lipsia dei miracoli che ha raggiunto la semifinale di Champions League, il protagonista principale non è un giocatore. Bensi l’allenatore, quel Julian Nagelsmann che a 32 anni sta riscrivendo tutti i record di precocità. La storia dell’allenatore tedesco è una di quelle che fanno pensare che, nel calcio come nella vita, niente succede per caso.
Ma chissà cosa deve aver pensato Nagelsmann quando, ad appena 21 anni, è costretto a chiudere la sua carriera da giocatore a causa dei troppi infortuni. Con un contratto ancora in essere con l’Augsburg, il suo tecnico dell’epoca, Thomas Tuchel (sì, proprio colui che siede sulla panchina del Psg e lo sfiderà in semifinale), gli propone di andare a studiare gli avversari, in modo da redigere un rapporto sulle loro caratteristiche e sui rispettivi punti deboli. Una specie di osservatore, insomma. Nagelsmann accetta, non sapendo che quel periodo diventerà basilare per il suo futuro grazie ai preziosi insegnamenti che Tuchel – che apprezza non poco i report del giovane Julian – non mancherà mai di dargli.
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Gli inizi
Da qui comincia la sua scalata: nel 2008 diventa l’assistente della squadra Under 17 del Monaco 1860: in quel biennio, passato al fianco di Alexander Schmidt – lo stesso tecnico che lo aveva allenato da piccolo -, Nagelsmann cresce molto, soprattutto dal punto di vista tattico. Nel 2010 ecco la chiamata che gli cambierà la vita: lo cerca l’Hoffenheim, alla caccia di un tecnico per l’Under 17. Per Julian è l’occasione della vita e infatti, non la sprecherà. Dopo esser passato ad allenare anche l’Under 16, nel dicembre 2012 entra nello staff della prima squadra, voluto fortemente dal nuovo tecnico Frank Kramer. Nell’estate del 2013, inoltre, a Nagelsmann viene affidata la panchina dell’Under 19: una fiducia che il tecnico ripagherà con la vittoria del campionato di categoria.
«Spesso nel sonno urlo indicazioni tattiche a qualche giocatore, così finisce che sveglio e spavento mia moglie in piena notte. Non me ne rendo conto e lei me lo racconta il giorno dopo, comprensibilmente un po’ infastidita. Il problema è che capita piuttosto spesso» [in conferenza stampa]
L’ottimo lavoro svolto con l’Under 19 dell’Hoffenheim viene seguito con molta attenzione dal Bayern Monaco, con Uli Hoeness che proporrà al giovane Nagelsmann di guidare la squadra Under 17 della formazione bavarese. Julian ringrazia il Bayern, ma dice di no: il suo obiettivo è quello di ottenere il patentino di allenatore. Un sogno raggiunto nel 2015, quando Julian conquista il patentino con il massimo dei voti.
Nagelasmann gode della stima totale dell’Hoffenheim e del suo presidente, Dietmar Hopp: quest’ultimo pensa addirittura di offrirgli la panchina della prima squadra per la stagione 2016-17. Nessuno, in quel momento, poteva immaginare che su quella panchina Julian ci si sarebbe seduto con mesi di anticipo. Nella Bundesliga 2015-16 l’Hoffenheim è in seria difficoltà e dopo soli dieci giornate ecco il primo avvicendamento, con Markus Gisdol che viene esonerato. Al suo posto ecco l’esperto Huub Stevens, che però è costretto a dare forfait nel febbraio del 2016 a causa di problemi cardiaci.
La grande chance
Il club tedesco è di fatto obbligato ad anticipare il debutto in panchina di Nagelsmann, che diventa a 28 anni il tecnico più giovane nella storia della Bundesliga. La classifica, però, non promette bene: la squadra è penultima in classifica con 14 punti dopo 20 partite: 7, invece, i punti da recuperare sulla zona salvezza. All’esordio un pareggio contro il Werder Brema, seguito dalla vittoria casalinga per 3-2 contro il Mainz. Sarà l’inizio di una cavalcata trionfale per l’Hoffenheim, che porterà ad un’incredibile salvezza finale.
«Essere giovane può aiutare un allenatore. Parli lo stesso linguaggio dei giocatori. Sai come funzionano Instagram, Facebook e gli altri aspetti del loro mondo. Ed è un po’ più semplice divertirti con loro quando hai quasi la loro età. Sai di cosa ridono i calciatori, che hanno l’impressione che tu sia una persona divertente. Io sono bravo a fare battute» [intervista al Daily Mail]
La riconferma sulla panchina è praticamente scontata: la dirigenza ha fiducia nel giovane Julian, che comincia a preparare la stagione successiva introducendo dei metodi di allenamento a dir poco innovativi. Per esempio? Piazza delle telecamere e dei maxi-schermi nel campo per permettere ai suoi giocatori di capire, grazie alle riprese effettuate, quali sono stati gli errori commessi. Nagelsmann dice la sua anche sul mercato: la scelta dei calciatori da acquistare va presa sulla base delle caratteristiche di cui la squadra ha bisogno. E questo lo fa attraverso dei DVD che rilevano aspetti positivi e negativi del giocatore in questione.
Così, nella stagione successiva l’Hoffenheim comincia a scalare posizioni in Bundesliga: nella stagione 2016-17 finirà al quarto posto, conquistando così l’accesso alla Champions League. Un piazzamento migliorato nel campionato successivo, nel quale la squadra di Nagelsmann arriva terza. Nella stagione 2018-19, infine, l’Hoffenheim conquista il nono posto finale. Ma è nell’estate 2018 che succede qualcosa di importante per il giovane Julian: il Lipsia, alla ricerca del sostituto di Ralf Rangnick, lo ingaggia un anno prima della scadenza del contratto, senza sapere che poco tempo prima anche il Real Madrid (alla ricerca di un allenatore dopo l’addio di Zinedine Zidane) aveva provato a sondare il giovane tecnico tedesco, ricevendo una risposta negativa.
«Sì, è vero: ho detto no al Real Madrid, ma è bene chiarire che non ho avuto un’offerta di contratto. Volevano incontrarmi. Penso che a 50 anni non dici di no al Real, ma ora posso scegliere la cosa più giusta. Al Lipsia posso sbagliare, imparare e diventare così un allenatore migliore. Nei grandi club, invece, se non vinci non ti spiegano nemmeno perché: ti esonerano e basta» [intervista al Daily Mail]
Alla corte della Red Bull
Conclusa la lunga e brillante esperienza all’Hoffenheim, nell’estate del 2019 Nagelsmann si lancia nella nuova avventura al Lipsia. E i risultati sono positivi fin da subito, aiutato anche da un gruppo di giocatore talentuoso e adatto al suo modo di allenatore. In Bundesliga la squadra della Red Bull finisce al terzo posto in classifica, conquistando l’accesso alla Champions League anche per la prossima stagione. Ma è proprio nella massima competizione continentale per club che la squadra dà il meglio di sé. Nella fase a gironi la banda di Nagelsmann conquista il primo posto nel raggruppamento più equilibrato, quello con Lione, Benfica e Zenit. Agli ottavi di finale, poi, ecco il primo scalpo eccellente: si tratta del Tottenham di Mourinho, che nel doppio confronto viene letteralmente preso a pallate (0-1 a Londra, 3-0 in Germania).
«Sarò sincero, le migliori idee mi arrivano quando sono in bagno. Molti giocano con il cellulare o leggono giornali e riviste. Io penso a cosa fare in allenamento. Lì arrivano le idee migliori, ho una calma ben precisa che mi aiuta ad avere idee molto buone» [intervista alla Bild]
Il resto è storia recente, di due giorni fa. Nella Final Eight di Lisbona, il Lipsia se la vede con l’Atletico Madrid nei quarti di finale: in palio un posto in semifinale contro il Paris Saint-Germain di Thomas Tuchel, come un cerchio che finalmente si chiude. Senza Demme, ceduto a gennaio al Napoli, e la stella Werner, che ha rinunciato alla Champions per iniziare fin da subito ad allenarsi con il Chelsea, il Lipsia stupisce gli addetti ai lavori e dopo una grande partita elimina i Colchoneros del Cholo Simeone. Alle porte c’è – come dicevamo – una semifinale tra quello il maestro (Tuchel, ndr) e l’allievo (Nagelsmann): l’occasione ideale per Julian e il suo Lipsia, pronti a fronteggiare i parigini con l’obiettivo di conquistare un posto al sole nella finalissima di Lisbona.