Dall’Uruguay al Salento: la storia di Chevanton e Giacomazzi

by Redazione Cronache

di Andrea Sperti

Inizio e fine, passato e futuro, alba e tramonto, ieri e domani. La storia che vi vogliamo raccontare inizia in Uruguay e finisce a Lecce, fregandosene della distanza tra Sud america e Salento. I protagonisti sono due, Javier Ernesto Chevanton e Guillermo Giacomazzi. Due uomini e calciatori che hanno scritto le pagine più emozionanti della storia recente del Lecce.

Nel Salento sono arrivati insieme, nella stagione 2001/2002, scovati in patria da Pantaleo Corvino, il mago degli acquisti in quegli anni. L’attaccante arrivava dal Danubio e aveva già dimostrato grande fiuto del gol nel campionato di provenienza, anche se la Serie A era un’altra cosa. Il centrocampista, invece, in Uruguay aveva indossato la storica maglia del Penarol, probabilmente il club più prestigioso a quelle latitudini.

Javier Ernesto Chevanton: le tre volte con la maglia del Lecce

Javier Ernesto Chevanton si presenta ai suoi nuovi tifosi con una magia già alla prima giornata di campionato. Durante Lecce-Parma, infatti, ruba il pallone dalle mani di Sebastian Frey con un colpo di spallino e deposita la palla in rete con un morbido pallonetto, mandando in visibilio il pubblico presente al Via Del Mare. In realtà negli anni vissuti in Salento, il bomber di Juan Lacaze ha regalato diverse prodezze ai tifosi giallorossi. La punizione magistrale segnata contro il Milan più forte di sempre, con Dida impietrito in porta, è una delle fotografie più significative di ciò che il primo Chevanton ha fatto con la maglia del Lecce. Abbiamo scritto primo perché in realtà c’è anche una seconda ed una terza esperienza nel Salento da parte del classe ’80. Dopo aver girovagato tra Francia, con la maglia del Monaco, e Spagna, giocando nel Siviglia delle Coppa Uefa a ripetizione, Javier decide di ritornare a Lecce, in quella terra che ormai sente come una seconda casa. Lo fa nel 2010, quando ancora i colpi ci sono e la condizione fisica è dalla sua parte. A dire il vero, Chevanton quell’anno guarda molte partite dalla panchina, anche a causa di un rapporto non idilliaco con mister De Canio, ma riesce comunque ad incidere, segnando 2 gol da 6 punti contro Parma e Napoli. Soprattutto quello ai partenopei, l’8 maggio 2011, è poi risultato decisivo ai fini della salvezza dei giallorossi. Gol incredibile ed esultanza folle, con tutto lo stadio incredulo e festante.

Le strade di Javier ed il Lecce, in ogni caso, si separano di nuovo alla fine di quella stagione. Lui vola in Argentina, i giallorossi di Eusebio Di Francesco prima e Serse Cosmi poi provano a salvarsi, mancando l’obiettivo per pochi punti. Ad un tratto, però, la compagine salentina si ritrova in Lega Pro, a causa dello scandalo dovuto al calcio scommesse. Ecco, allora, che “Cheva”, viene chiamato cosi dai suoi tifosi, decide di ritornare e dare una mano a quella che ormai è diventata la sua squadra del cuore. L’ultima immagine del numero 19 con la maglia giallorossa risale al 16 giugno 2013. Il Lecce ha appena perso la finale play off contro il Carpi. Chevanton esce dal campo accompagnato da un medico. È entrato sul terreno di gioco nonostante avesse una spalla lussata. Ha provato a salvare quella stagione, ha provato a riportare il Lecce in B non riuscendoci e quel finale racconta tutta la passione che l’uruguaiano ha messo in campo, sebbene ai salentini tocchi un altro anno di inferno. Sarebbe dovuto rimanere anche la stagione successiva, ma nuove incomprensioni con la società non gli hanno permesso di vestire ancora quella maglia. L’ultima partita non è stata all’altezza del percorso, ma si fatica a trovare un colpevole per questo.

Guillermo Giacomazzi: 11 anni in giallorosso ed un addio doloroso

Guillermo Giacomazzi, invece, ha vissuto un rapporto più continuo con il Salento, allontanandosi, in 11 stagioni, solo per un anno e mezzo, nel quale ha vissuto in prestito tra Palermo ed Empoli.

La sua eleganza in campo, mista alla garra tipicamente uruguaiana, lo hanno reso uno dei centrocampisti più completi dell’intera categoria. In B ha segnato parecchio, giocando alcune volte anche a ridosso delle punte. In Serie A ha svolto per lo più il ruolo di mezzala, mentre negli ultimi anni ha arretrato il suo raggio d’azione, disimpegnandosi davanti alla difesa. Di gol importanti Guillermo ne ha segnati tanti. Indimenticabile quello siglato al Palermo, al secondo anno in giallorosso, all’ultima giornata del campionato cadetto. Quella rete di testa significò Serie A e fece esplodere il Via Del Mare.  L’ultima sua marcatura in massima serie l’ha segnata, invece, all’Inter post triplete, regalando ai suoi l’ultima gioia prima del doppio salto all’indietro.

Giacomazzi ha ottenuto i gradi di capitano nel campionato 2008/2009, diventando un simbolo del club ed uno dei giocatori più rappresentativi della storia del Lecce. L’anno di Lega Pro, però, non è stato positivo nemmeno per lui. Il calcio in terza serie è differente, e la tecnica e la classe sopraffina non bastano per imporsi contro avversari abituati a lottare su ogni pallone, specie se l’avversario lo ammiravano l’anno precedente in televisione. Il suo addio alla truppa salentina è coinciso con la rottura del rapporto con il tecnico di quel periodo, Francesco Moriero. Il classe ’77 ha lasciato Lecce per tornarci a vivere dopo il ritiro, anch’egli con il rimpianto di non aver aiutato la compagine giallorossa a risalire dalle sabbie mobili della Serie C.

Ritorno nel Salento, questa volta per restarci

Se passate dal Via Del Mare per andare a vedere una partita del Lecce, probabilmente li incontrerete. Spesso Chevanton e Giacomazzi si ritrovano insieme lì, in quello che è stato, era e sarà per sempre il loro stadio, ammirando le imprese della formazione di Fabio Liverani. Certo, la loro storia con la maglia del Lecce non ha avuto il lieto fine e di fatto non può essere definita favola, ma l’amore della gente spesso vale più di gol fatti e trofei conquistati.

Sono arrivati nel Salento da giovani, lo hanno lasciato e poi sono ritornati a viverci per sempre, perché casa in fondo non è dove si nasce, ma dove si sceglie di vivere.