«’Nonno, io alleno’ gli dicevo, e lui rispondeva: ‘Ma come fai a mantenere i tuoi figli?’. ‘Nonno, mi pagan’“. ‘Vabbè: finché dura vuol dire che sei un artista’. Per me, infatti, allenare è un’arte». Spiegava così Davide Ballardini a un evento CONI, in cui raccontava la sua carriera. Lo avrebbe fatto anche al Corriere di Romagna, qualche tempo dopo: «Il mio percorso me lo porto sempre dietro, vivo col mio passato perché mi serve per il presente. Quando sono a casa e non lavoro, giro per l’Europa a guardare allenatori di altre nazioni. Il calcio cambia, si evolve». Ballardini da bambino tifava Juventus e si vedeva a fine carriera a Bertinoro, podere sulle colline romagnole dove suo nonno Primo produceva vino, Sangiovese e Merlot: «I soldi guadagnati in giro ho voluto investirli nella mia terra», spiegava Ballardini a La Gazzetta dello Sport. Occhiali da duro, modi di fare genuini. Memorabile lo “zio“, suo soprannome, che nei vicoli di Genova acquistò una slerfa di focaccia. O quando rifiutò di sedersi su una poltrona blucerchiata e parlò in piedi ai giornalisti.
Caffè e focaccia a colazione: uno dei tanti motivi perché ci piace. Ma il principale è che zio #Balla sia competente di #calcio e comprende e valorizza storia, ambiente e valori del @GenoaCFC . #GenoaLazio #Ballardini @pianetagenoa @alegenoatw pic.twitter.com/SM9vGHFc6r
— Luca Barabino (@Barabinol) January 3, 2021
Ballardini, Ravenna, 14 miliardi di euro
Cerchi le origini di Davide Ballardini e le trovi in Emilia-Romagna. A Ravenna ci è nato, nel giorno dell’Epifania 1964. A Cesena ha giocato, 7 anni, tra le giovanili di Sacchi e i grandi di Bagnoli. E a Bologna Ballardini ha allenato, tra le altre piazze: speciale, perché al Dall’Ara suo padre lo portò a vedere una partita col Cagliari di Gigi Riva e perché le giovanili dei felsinei sono la prima squadra che Davide Ballardini abbia allenato. Ci ha vinto lo scudetto Giovanissimi nel 1989 e ha salutato, spostandosi a Cesena, Ravenna, Milan (a cavallo del Duemila con Baresi) e Parma. Qui Ballardini ha vinto un campionato Allievi nel 2004, coi gol di Arturo Lupoli e Giuseppe Rossi: il primo finirà all’Arsenal di Wenger, il secondo allo United di Sir Alex Ferguson. Con loro Marco Rossi, Daniele Dessena e Matteo Mandorlini, figlio dell’allenatore Andrea. Ma il 2004 è pure l’anno del crac di Parmalat, dell’arresto del presidente Tanzi e di un crac di, pare, 14 miliardi di euro. «Fino ai 40 anni ho allenato solo settori giovanili, qui nasce il mio amore per il calcio», racconta Ballardini, la cui prima esperienza con una prima squadra è alla Sambenedettese nel 2004/05, in Serie C1 con tanti ex Allievi del Parma (ancora Emilia-Romagna, le radici di Ballardini): i vari Cigarini, Canini e Julio César de León. Nell’autunno 2005 Ballardini esordisce poi in Serie A, al Cagliari di Cellino.
𝐓𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐚𝐥𝐭𝐚 𝐞 𝐬𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐟𝐢𝐞𝐫𝐨.
Mister Ballardini, sei in semifinale di #CoppaItaliaFrecciarossa! 👏 @USCremonese pic.twitter.com/93hLRyQxbA— Lega Serie A (@SerieA) February 2, 2023
Cellino, Zamparini, Lotito
Nove gare, dalla 3° all’11° giornata, 5 punti e 0 vittorie. Poi Davide Ballardini viene esonerato, il Cagliari retrocederà e mai il tecnico ravennate completerà una stagione intera in Serie A. Quasi una maledizione. Ballardini inizia il 2006/07 a Pescara ma salta dopo 2 punti in 6 partite, e il Delfino retrocederà in C1, poi dopo Natale 2007 torna in Serie A e conclude la stagione al Cagliari di Matri e Acquafresca: a gennaio 2008, due gol di Matri (93’) e Daniele Conti (95’) fanno vincere a Ballardini la prima volta in Serie A. Con 32 punti nelle ultime 20 giornate, il Cagliari è salvo, ma il mister lascia. A settembre 2008, Maurizio Zamparini lo chiama a Palermo, che dopo 2 giornate ha già esonerato Colantuono: Ballardini finisce 8° a fine anno con 28 gol di Miccoli e Cavani, così a metà giugno 2009 ha firmato con la Lazio di Lotito. E l’8 agosto successivo Ballardini vince il suo primo e unico trofeo, la Supercoppa italiana al Bird’s Nest di Pechino sull’Inter di Mourinho, già campionessa in carica di Serie A e prossima al Triplete l’anno successivo. L’unico trofeo non vinto quell’anno è proprio a Pechino, dove bastano due gol in tre minuti di Matuzalém e Rocchi. Ma anche qui non basta: Ballardini ottiene 13 punti in 15 gare, passa alla difesa a 5 (i due terzini sono Lichtsteiner e Kolarov!) ma esclude dalla lista UEFA Cristian Ledesma e Goran Pandev, e…
Termina così l’avventura di Ballardini sulla panchina del Genoa. Nelle 14 stagioni da allenatore, il tecnico è sempre subentrato in corsa o è stato esonerato prima del termine del campionato 😅
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— Cronache di spogliatoio (@CronacheTweet) November 6, 2021
Pandev, Preziosi, una spigola
Pandev – non convocato da Ballardini per la Supercoppa vinta – pretende e ottiene di lasciare la Lazio. Lotito non voleva rescindergli il contratto, il macedone ha fatto ricorso e la Lega Calcio gli ha dato ragione. I biancocelesti gli hanno pagato 160mila euro di risarcimento e Pandev se n’è andato proprio all’Inter di Mourinho di cui sarebbe stato titolare e protagonista. Plot twist. Pure per questo, a febbraio 2010 Ballardini viene sostituito da Edy Reja dopo 22 punti in 23 partite. E così dopo qualche mese c’è il Genoa, di Enrico Preziosi. Qualche mese, un esonero e Ballardini riparte da Cagliari al posto di Ficcadenti, nel novembre 2011, senza più Matri e Acquafresca, ma con Pinilla e Joaquín Larrivey. Gli isolani si salvano con due turni d’anticipo, ma la terza parentesi in Sardegna di Ballardini dura 16 gare e 18 punti. Stavolta non viene esonerato, bensì licenziato per giusta causa, sennonché a febbraio 2017 il giudice del lavoro di Cagliari condannerà il club a risarcire il mister. La causa non era così giusta. Cellino ribattè: «Già ho licenziato un altro per giusta causa». Era il tecnico Nedo Sonetti, che a La Nuova Sardegna raccontò: «Cellino mi mandò una lettera per contestarmi che una sera avevo mangiato una spigola da quattro chili». Curioso.
#CremoneseRoma Allenatori che hanno sconfitto Mourinho in 3 competizioni diverse:
Carlo Ancelotti
Manuel Pellegrini
Rafael Benitez
Pep Guardiola
DAVIDE BALLARDINI (Supercoppa Italiana 2009, Coppa Italia 2023, Serie A 2022-23)— Giuseppe Pastore (@gippu1) February 28, 2023
Diamanti, Svezia, Palermo, Mourinho
Ballardini torna una seconda volta al Genoa, quindi a gennaio 2014 sostituisce Pioli al Bologna dove però non riesce a evitare la retrocessione: 14 punti in 20 partite, due sole vittorie e senza Alessandro Diamanti, ceduto in inverno al Guangzhou Evergrande di Marcello Lippi, in Cina. E se nel 2011 a Cagliari Ballardini allenò una meteora proveniente dalla Svezia (Moestafa El Kabir, ex Mjällby), ora c’è l’altro svedese Erik Friberg dal BK Häcken. Ballardini – la cui moglie è svedese, Anna Rydberg – viene licenziato a fine stagione e a novembre 2015 torna a Palermo: Zamparini lo chiama a sostituire Iachini che però – dopo 4 punti in 6 gare e l’eliminazione dalla Coppa Italia con l’Alessandria – si riprende il posto. Nel mezzo, Ballardini litiga con Sorrentino, a Palermo ci sono 4 altri tecnici (Viviani, Bosi, Giovanni Tedesco e Novellino) e ad aprile torna lui. Con 11 punti nelle ultime 5 partite, salva il Palermo di Hiljemark, Vázquez e Gilardino all’ultimo turno con un 3-2 al Barbera sull’Hellas Verona. Il Palermo retrocederà l’anno dopo e senza Ballardini, dimessosi dopo le prime due gare per divergenze sul mercato. Quindi, terza e quarta esperienza al Genoa e, lo scorso 15 gennaio, Ballardini firma con la Cremonese di Johan Vásquez e Daniel Ciofani. Ultimo in classifica, due giorni dopo elimina il Napoli dagli ottavi di Coppa Italia e pure la Roma di Mourinho – sempre Mou – ai quarti. Cremona torna dopo 36 anni in semifinale e in campionato è penultima con 16 punti (9 con Ballardini), siccome sabato ha battuto la Sampdoria di Stanković, con gol al 95’ di Sernicola, scavalcando proprio i blucerchiati, al Ferraris di Genova.
🔴🔵 Le migliori gare del Genoa di #Ballardini. Quale preferisci? pic.twitter.com/4NA5dNvEnh
— Genoa CFC (@GenoaCFC) December 21, 2020
Ballardini, derby, Sudamerica, Genova
La piazza dove Davide Ballardini ha allenato per più partite (122) è il Genoa. Arriva a novembre 2010 per sostituire Gasperini che, nonostante Luca Toni e un mercato faraonico, non rispetta le attese di un Grifone in zona Coppe. Ballardini a Coverciano si laureò con una tesi sulla didattica della difesa a tre. Ora, stravolge il Genoa: da 3-4-3 al 4-4-2, Palacio e Floro Flores in attacco. Salva il Grifone, 10° con 40 punti in 28 gare (suoi 40 dei 51 punti totali) e soprattutto vince due derby decisi dai sudamericani, il brasiliano Rafinha all’andata, l’argentino Boselli al ritorno, l’8 maggio, con retrocessione de facto della Samp. La seconda volta di Ballardini al Genoa è a gennaio 2013: sostituisce Delneri, col 3-5-2 ottiene 21 punti in 17 gare (memorabili vittorie tipo un 3-2 al 95’ sulla Lazio con gol di Rigoni e un 4-1 al Pescara di Sculli) e salva di nuovo il Genoa. La terza volta di Ballardini è a novembre 2017: Ivan Jurić ha appena perso un derby e il posto. Di nuovo, difesa a tre Biraschi-Spolli-Zukanović, blindata la porta di Perin, Grifone 12° e Ballardini ritrova Pepito Rossi (dopo il Parma), Taarabt e Pandev (dopo la Lazio), ci sono Stephane Omeonga, Gianluca Lapadula e Gălăbinov. Stavolta Ballardini resta, salta a ottobre 2018 nonostante i gol di Piątek e torna a fine 2020, al posto di Maran: Genoa 11° coi gol di Mattia Destro, Scamacca e Shomurodov. Ma il 6 novembre 2021 Shevchenko sostituisce Ballardini, il Grifone di Alexander Blessin e Albert Gudmundsson retrocederà in Serie B dopo 15 anni di Serie A e Ballardini non ha completato la stagione per l’ennesima volta: «Ma con me eravamo quartultimi». Chissà come sarebbe andata.