di Andrea Sperti
573 giorni. Tanti ne sono passati dall’ultima volta che Delio Rossi si è seduto su una panchina di calcio. Lui, allenatore per vocazione, ha deciso di dedicare la sua vita a questa professione ed, a 60 anni, non vuole smettere di lavorare, facendo quello che lo rende davvero felice.
Oggi riparte, Delio. Lo fa da Ascoli, in Serie B, in una partita importante e già decisiva, sebbene sia arrivato nelle Marche da pochi giorni ed il calendario indichi che siamo solo alla decima giornata.
La partita con il Pescara è fondamentale per il campionato dei bianconeri ma anche, e soprattutto, per l’allenatore riminese. La sua storia non è come quella di molti altri suoi colleghi. Da calciatore non ha avuto troppe soddisfazioni, sebbene abbia giocato con la maglia che dice essere del suo cuore, quella rossonera del Foggia.
Da allenatore, invece, ha compiuti autentici miracoli, partendo dal campionato di Promozione, passando e restando nella storia di piazze importanti come Salerno e Lecce, fino ad arrivare alla vittoria della Coppa Italia con la Lazio, con un terzo posto che ha fatto rivivere ai tifosi biancocelesti i fasti di un tempo, ed alla sconfitta, ancora in finale di Coppa Italia, questa volta sulla panchina del Palermo, con un intero popolo che dal capoluogo siciliano è arrivato fino alla Capitale, per assistere a quella sfida poi persa 3 a 1 contro l’Inter.
La sua storia è insolita, particolare, lo abbiamo detto. Tutt’ad un tratto la luce si è spenta ed alcune parole hanno fatto troppo male per essere sopportate. Il 2 maggio 2012, mentre si giocava Fiorentina-Novara, Adem Ljajic gli ha detto qualcosa e da quel momento in poi si è scatenato un parapiglia, che poi è degenerato ed in pochi attimi ha rovinato tutto.
La Fiorentina ha esonerato Delio Rossi ed il giudice sportivo lo ha squalificato per tre mesi. Sampdoria, promozione in corsa con il Bologna, Levski Sofia ed infine Palermo, una piazza a lui cara che non è riuscito a salvare da un destino segnato. È stato questo il percorso dell’allenatore classe ’60 prima di arrivare ad Ascoli.
Poteva andare diversamente e chissà, senza quel gesto forse Delio avrebbe avuto più opportunità. Questo, però, non è il momento dei rimpianti. Una nuova avventura è pronta per essere vissuta, questa è l’unica cosa che conta adesso.