Abbiamo intervistato Demba Ba. Ex giocatore, tra le altre, di Chelsea, West Ham e Newcastle (43 gol in Premier League), dopo essersi ritirato dal calcio giocato nel 2021, dall’estate del 2023 ha iniziato la sua nuova vita: quella da dirigente. Oggi Demba Ba è l’Head of Football del Dunkerque, club di Ligue 2 che, da quando è arrivato, è passato dalla lotta per non retrocedere in terza divisione al sogno chiamato Ligue 1, per la prima volta nella sua storia, grazie a spese centellinate e una strategia ben precisa.
La nostra intervista a Demba Ba
«A Dunkerque c’è un bel progetto», ha raccontato ai microfoni di Cronache. «Il proprietario, Yuksel Yildirim (imprenditore turco, ndr), voleva espandersi anche nel calcio e nel mercato europeo, partendo dalla Francia perché qui ci sono un’infinità di talenti. Lo conoscevo e sono stato io a presentargli l’opzione del Dunkerque. All’inizio ero solo un suo consigliere, ma piano piano e soprattutto dopo aver monitorato da vicino la sessione di mercato dell’estate del 2023, da settembre ho iniziato a lavorare sul management del club e sono diventato head of football. Mi occupo di tutto ciò che riguarda l’aspetto sportivo della squadra. Ho sempre saputo che una volta terminata la mia carriera da calciatore mi sarei occupato di questo. Sto applicando tutto ciò che ho imparato dalle mie esperienze da calciatore (sia quelle positive che quelle negative) e anche tutto ciò che ho studiato in questi mesi. L’ho sempre saputo».
Tra tutte le persone incontrate da calciatore, una su tutte è rimasta impressa in Demba Ba: «Rangnick. Ho conosciuto tantissimi allenatori ma lui mi ha veramente cambiato. Il modo con cui lavora, l’attenzione che mette a ogni dettaglio, nella cura della squadra, dell’individuo e di tutto il suo staff mi ha veramente impressionato: avevamo quasi più membri del suo staff, tra sportivo e medico, che giocatori in rosa. Lui in ogni settore (medico, alimentazione, recupero, allenamenti, match analyst) va sempre a cercare il personale top del top, perché sa che chiunque può aiutare un calciatore a rendere al meglio. Penso sia stato il primo tra tutti in Germania a utilizzare la match Analysis. Mi ha insegnato il metodo A+: in ogni settore, va sempre a cercare persone super competenti, anche più di lui, se possibile, perché diceva che circondarsi di persone più competenti di te, ti aiuterà a crescere e a rendere sempre meglio».
«A Dunkerque c’è una sola stella: lo staff tecnico»
Per Demba Ba c’è un concetto di base: «Si sente spesso dire che la vera star di una squadra è la squadra. Per me non è così: la prima star di una squadra è lo staff tecnico. È la base. I giocatori in campo decidono le sorti di una partita, ma tutto dipende da come li porti a giocare le partite. Per questo il mio primo obiettivo è far sì che i giocatori siano assistiti dai migliori professionisti in ogni aspetto della loro vita da calciatore, dallo staff tecnico allo staff medico a quelli che curano loro l’alimentazione e il loro stile di vita. Per questo lo staff è importante. Se hai bravi allenatori, bravi educatori, la tua squadra crescerà. È una delle cose più importanti in cui credo».
Sognare la Ligue 1 avendo speso 240 mila euro
Il Dunkerque oggi è 4° in classifica. «In questo momento siamo qualificati per i playoff per qualificarci in Ligue 1», ci ha detto Demba Ba. «Eppure siamo uno dei club con il budget più basso di tutto il campionato. L’anno scorso era ancora più basso. Ma l’estate scorsa abbiamo speso solo 240 mila euro. Come dicevo prima, ho costruito una squadra di scouting veramente competente. In un club come il nostro, senza milioni da poter spendere, devi sapere scegliere molto bene i profili dei possibili acquisti, tra quelli a basso prezzo o quelli svincolati. Quando sono arrivato nel club, il valore della squadra era di 4 milioni. Spendendo 240 mila euro, oggi il valore della rosa del Dunkerque si aggira sui 22 milioni. Questa è una delle cose che mi rende più fiero. Quando non ci sono tanti soldi da investire sul mercato, devi usare le idee giuste per competere come noi stiamo riuscendo a fare quest’anno (a fine primo tempo della semifinale di Coppa di Francia, per esempio, il Dunkerque era sul 2-0 contro il PSG, ndr)».
«Un progetto deve avere il calcio sempre al centro»
Demba Ba ci ha poi raccontato il suo metodo di lavoro e la sua filosofia nella ricerca di nuovi calciatori partendo da un budget molto ridotto: «Quando sono venuto qui, non c’erano assets. Siamo partiti analizzando il club. L’ho fatto per i primi tre mesi. Ho analizzato tutto, dal club, la squadra, la città e la sua gente. In ogni progetto, quando metti il calcio al centro del progetto, avrai molte probabilità di riuscire in quello che si fa. Spesso ci sono progetti che partono dal trading, o dal marketing, e mettono il calcio sono al secondo posto. In questi casi, molto spesso le cose non vanno bene. Invece, se metti il calcio al centro del tuo progetto avrai molte più probabilità di riuscire. E poi il resto viene di conseguenza: marketing, trading, sponsor, visibilità ecc. Mi sono chiesto cosa servisse al Dunkerque per crescere e svilupparsi. Per prima cosa ci siamo detti che avevamo bisogno di ragazzi portatori di valori di solidarietà, voglia di battersi l’uno per l’altro e piacere nel giocare a calcio».
I valori per giocare al Dunkerque
«Questi sono i valori della gente di Dunkerque e questo è ciò che loro cercano nella propria squadra. Io volevo che la squadra rappresentasse la città. E ogni volta che ho reclutato qualcuno, che fossero calciatori o membri dello staff, per prima cosa ho cercato di capire se avessero quei valori per essere compatibili con il nostro contesto. Il Dunkerque di oggi è così: ragazzi che vogliono divertirsi giocando a calcio, uniti e pronti ad aiutarsi l’uno per l’altro, e pronti anche a battersi l’uno per l’altro. Questa città si è rialzata tante volte nella storia, dopo le guerre, e così devono essere i giocatori della sua squadra. Per prima cosa serviva questo».
La ricerca delle emozioni
«Poi ci siamo concentrati sulle emozioni: i tifosi che vengono allo stadio, vengono per divertirsi. Abbiamo lavorato affinché i giocatori si divertissero giocando a calcio e facessero divertire i propri tifosi. Così volevamo una squadra che avesse il pallone e giocasse con la palla, non una squadra difensiva. Per fare questo ho chiesto ai nostri scout di cercare giocatori con un quoziente intellettivo calcistico al di sopra della media, che fossero accessibili economicamente: per fare quello devi essere bravo a riconoscerli prima che riescano a tirare fuori tutto il loro talento. La cosa più importante per avere la palla è il movimento in campo: l’intelligenza serve per creare spazi, farsi vedere e far girare la palla. Dopo i giocatori, poi, abbiamo preso un allenatore che sapesse spiegare questi movimenti utili per giocare la palla: per questo abbiamo preso Luís Castro. Abbiamo creduto a fondo in questa strategia, e con pazienza i risultati hanno iniziato ad arrivare».
Il tentativo Hazard
Demba Ba ha anche provato un colpo a effetto, chiamato Eden Hazard. I due si conoscono dai tempi del Chelsea, quando erano compagni: «Provai a portarlo. Gliela buttai lì come gioco ma sapevo di avere quasi zero chance. Gli ho offerto di venire da noi, proponendogli di venire solamente il sabato alle 19 per giocare il primo tempo delle partite, e di rivedersi il sabato dopo. Solo questo. Con le sue qualità, per la Ligue 2 sarebbe bastato, ma ha preferito non farlo».
La crescita del Dunkerque
«Anche le infrastrutture sono importanti nella crescita di un club ed è per questo che con la città abbiamo chiuso importanti accordi: in estate avremo altri quattro campi da calcio in cui poter lavorare, tra pochi mesi avremo a disposizione un nuovo stabilimento dove poter lavorare tutti insieme. Anche in questo stiamo facendo crescere il Dunkerque. In tanti sono sorpresi nel vederci dove siamo. Io invece so quanto e come abbiamo lavorato in questi due anni. Non sono sorpreso. È frutto di questo lavoro che abbiamo iniziato. Oggi ci stiamo giocando la promozione in Ligue 1. Quasi tutti i nostri giocatori non sanno cosa significhi lottare per questi obiettivi. È una bella sfida, soprattutto quando sei a lottare contro club che hanno 4 o 5 volte il tuo budget. Ultimamente abbiamo avuto alti e bassi, poi c’è stata la Coppa che ci ha tolto tante energie. Ai miei giocatori dico sempre di divertirsi, perché quello che stanno facendo è fantastico e se lo devono godere».
L’Academy in Senegal
Oltre al Dunkerque, Demba Ba ha un altro progetto a cui tiene: «Anni fa ho aperto un Academy in Senegal, che sta continuando ad andare molto bene. Sono contento del lavoro che abbiamo fatto: stiamo andando molto più veloce di quello che ci aspettavamo. Tanti ragazzi vengono acquistati dalle squadre di prima divisione in Senegal, anche squadre importanti. Da lì poi gli si aprono altre opportunità. Due di loro sono già partiti per l’Europa. Siamo molto contenti. Prima di tutto abbiamo aiutato molti ragazzi, dando loro una grande opportunità nel calcio. In Senegal la vita non è facile. Quando vengono da noi trovano un posto sicuro in cui poter sviluppare il loro talento e alimentare i loro sogni. Questa è la cosa più importante».
Il gol di Demba Ba ad Anfield dopo la scivolata di Gerrard
Quando si pensa a Demba Ba calciatore, la prima cosa che probabilmente viene in mente è quel gol segnato ad Anfield contro il Liverpool, dopo quella clamorosa scivolata di Gerrard che spianò la strada al Chelsea di Mourinho verso il titolo. A sfruttare quello storico errore era stato proprio Demba Ba: «Ero concentrato sul concludere quell’azione. Da attaccante pensavo solo a fare gol: mi sono tappato le orecchie cercando di non sentire il rumore di Anfield. È stato un momento decisivo per la mia stagione, che non era iniziata molto bene con Mourinho. Non giocavo molto. In quel momento ho colto la mia opportunità. Qualche anno dopo ho rincontrato Gerrard a Los Angeles, a una partita. Ci siamo stretti la mano e ci siamo salutati con il normale rispetto che ci può essere. Sui social ci sono stati molti troll su quell’episodio. Io non mi permetterei mai: il rispetto viene sempre prima di tutto».
Il gol più importante
«Quello comunque non è mai stato il gol più importante nella mia carriera. E nemmeno quello con cui al Chelsea eliminammo il PSG in Champions, anche se ci permise di raggiungere le semifinali. Il più importante è quello che segnai con il Senegal contro il Camerun, che ci fece qualificare per la Coppa d’Africa. Per la felicità che ho dato alla gente del Senegal, è stato il più importante».