Il primo problema si palesò da ragazzino, a 12 anni, quando la versione baby di Igor Denisov tirava calci alle panchine: «Ero sempre indisciplinato, incazzoso e incazzato». Lo sarà per tutta la carriera. Così esasperante che uno dei suoi primi allenatori lo prese da parte e gli espresse il suo pensiero senza filtri. «Sei un coglione, non giocherai mai a calcio».
La critica alla sua Russia
Denisov, ex centrocampista di 38 anni, l’ha raccontato anni dopo col sorriso impertinente di chi si è preso una rivincita, il tutto dopo aver vinto la Coppa Uefa con lo Zenit nel 2008, la squadra della vita e della sua San Pietroburgo, casa da notti bianche. Igor è nato lì quando si chiamava ancora Leningrado ed è rimasto fino al 2013, prima di fare il capitano tra Dinamo e Lokomotiv Mosca. Oggi ha smesso di giocare e dispensa giudizi su tutto e tutti, come sempre, ma l’ultimo ha fatto discutere. Tornato a parlare dopo tre anni dall’ultima volta, ha chiuso l’intervista con un parere sull’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. «Forse verrò arrestato o ucciso dopo queste parole, ma ciò che sta accadendo è un disastro. Un completo orrore».
«Volete fare a pugni?».
La Russia del pallone non gli ha dato troppa importanza. In fondo Denisov non è nuovo a uscite simili. A gennaio 2021 ha sostenuto pubblicamente Alexei Navalny, uno dei critici più feroci di Putin, condannato a nove anni di carcere duro dopo un lungo esilio. Igor lo appoggiò così: «Di politica non so nulla e non ne parlo, ma sostengo Alexei». In fondo Denisov ha sempre dribblato le regole, il pensiero unico, i comportamenti logici e scontati, un po’ come Cassano da noi, forse anche peggio. Qualche esempio per inquadrarlo meglio. Maggio 2005, festa dei suoi 21 anni, Denisov è la stellina di uno Zenit ancora ‘povero’, privo dei soldi di Gazprom e dei titoli che arriveranno poi. Invita così tanta gente al suo compleanno che i vicini chiamano la polizia. Gli agenti si palesano sotto casa con buone intenzioni, ovvero la ramanzina di un quarto d’ora con tanto di «abbassate la musica e ce ne andiamo», ma Igor non ci sta. Si presenta davanti ai poliziotti ubriaco fradicio, senza maglietta e con idee tutt’altro che amichevoli: «Volete fare a pugni?». Lo Zenit non la prese bene.
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Denisov litiga con tutti
Nel 2007, invece, calciò una pallone di proposito contro la panchina dello Spartak Mosca, ‘rea’ di averlo sbeffeggiato. Nel suo c.v. anche una lite con Spalletti e con alcuni compagni dello Zenit. Nel 2012 accusò Witsel e Hulk di guadagnare cifre assurde. «Sono strapagati, non è giusto». Luciano provò a mediare, ma non ci fu verso, quindi Denisov venne sbattuto fuori squadra e poi ceduto all’Anzhi la stagione successiva. Altri problemi: dopo tre partite fu spedito alla Dinamo Mosca perché litigò con Samuel Eto’o, al tempo il calciatore più pagato al mondo, venti milioni l’anno. Secondo Denisov, pare che la punta camerunese avesse fatto pressioni alla società per far giocare Diarra come mediano basso, cioè al suo posto. I media parlarono di problemi di ingaggio, ma in realtà fu una questione di leadership. Eto’o contava più di lui. Divergenze anche in nazionale, dov’è stato capitano per diverso tempo. Più di 50 partite, nessun gol e un paio di presunti rifiuti. Il primo a Euro 2008, dopo aver vinto la Coppa Uefa. Secondo la versione più famosa, pare che Igor si sia risentito dopo la chiamata di Guus Hiddink, arrivata solo dopo averlo visto vincere il trofeo con lo Zenit. «Mi chiami solo per questo, eh? Allora non vengo». La versione non è mai stata confermata, anzi, ma sarebbe in linea con il personaggio.
«Sei un pagliaccio!»
Capitano grazie a Fabio Capello, ha preso parte a Euro 2012 e al Mondiale 2014, entrambi conclusi ai gironi. L’ultimo colpo di testa da segnalare risale ai tempi della Dinamo Mosca del presidente Boris Rotenberg, uno degli uomini più ricchi di Russia, amico ed ex compagno di judo di Vladimir Putin. In rosa c’era anche il figlio, Rotenberg junior, uno dei calciatori più raccomandati di sempre. Denisov si palesò a brutto muso davanti all’allenatore della Dinamo, Stanislav Cherchesov (ex c.t. della nazionale russa), lamentandosi del fatto che il figlio del ‘pres’ giocava solo per ovvii motivi. «Hai fatto giocare lui e non Kozlov, sei un pagliaccio». Inutile dire come andò a finire: Denisov fuori squadra. Il bello è che lui e Rotenberg si sono ritrovati insieme alla Lokomotiv Mosca, vincendo anche il campionato nel 2017/18.
Denisov, scacchista mancato
Igor ha smesso di giocare a 35 anni dopo aver vinto quasi tutto: quattro campionati, tre Coppe di Russia, due Supercoppe, una Coppa Uefa, una Supercoppa Uefa. Qualche anno è stato nominato ‘miglior centrocampista difensivo’ del ventennio 1992-2012 insieme a Semak, l’uomo che segnò al Camp Nou e chiamò la figlia ‘Barcellona’. Bollato come ‘scemo’ per tutta la carriera, ‘Cassano/Balotelli di Russia’ per chiunque ne abbia parlato in Italia, è stato uno dei pochi calciatori russi a schierarsi contro l’invasione dell’Ucraina. Chissà come andrà a fine, ma da fine amante degli scacchi – una volta ha giocato con Petr Svidler, cinque ori alle olimpiadi -, avrà studiato la strategia. Oppure avrà giocato d’istinto.