Il mondo del dilettantismo nel calcio italiano va oltre il termine proprio. Perché se dilettantismo significa «esercizio di un’attività sportiva senza nessuna rimunerazione, per puro diletto», in realtà nel nostro Paese è un tema molto più serio. La nostra Lega Nazionale Dilettanti svolge un lavoro capillare, sia sportivo che sociale.
Pensate che nel nostro calcio dilettantistico, mondo che praticamente ognuno di noi ha avvicinato almeno una volta, almeno in adolescenza, ci sono un milione e 115mila tesserati, un quarto del totale di tutti quelli affiliati al CONI. Ogni settimana scendono in campo11282 club, con le loro 58522 squadre. Il presidente è Giancarlo Abete, presidente della FIGC dal 2007 al 2014 e commissario della LND dal 16 novembre 2021, prima di diventarne presidente da marzo 2022. Ci ha raccontato che «il calcio dilettantistico è un elemento fondamentale dello sport italiano, dalla Serie D al calcio giovanile».
«Siamo il punto di riferimento della grande fetta di coloro che giocano e amano il calcio – ci spiega – e il nostro obiettivo è garantire la sicurezza, l’agonismo e il lato sociale del calcio: può salvare vite e togliere da cattive situazioni. Abbiamo una dimensione piramidale enorme, con grandi differenze al suo interno. Ogni anno si giocano 600mila partite», dove un’organizzazione capillare permette a tutti di giocare a calcio. La dimensione sociale è fondamentale per la LND perché «sosteniamo il calcio in tutte le sue forme: da quello over 50 e 60 fino al calcio da tavolo. Cerchiamo di portarlo ovunque: abbiamo un progetto insieme all’Ospedale Gaslini di Genova con il reparto oncologico. La nostra responsabilità non è soltanto quella di organizzare i campionati e assicurarne il regolare svolgimento. Interpretiamo il calcio nella sua dimensione: abbiamo avviato un progetto sulla salute mentale, un sostegno psicologico perché dobbiamo preoccuparci anche di come viene vissuto lo sport. La nostra sfida è collegata all’equilibrio che dobbiamo trovare in noi stessi. Nella vita possono esserci momenti negativi: un supporto e una sana attività fisica possono aiutarti a trasformarli in positivi». Infatti, proprio sulla salute mentale, la LND ha appena avviato un progetto insieme ad alcuni partner, tra cui UnoBravo, il cui claim recita: «In un momento di difficoltà non è facile trovare lo schema giusto».
Il mondo del dilettantismo è in continua evoluzione. E negli ultimi anni ha accolto sempre più squadre. Abete fa un paragone, dicendo che «quando ormai tanti anni fa sono diventato dirigente nel mondo del calcio, c’erano 144 squadre professionistiche. Adesso sono 97 e siamo il Paese con più club professionistici in Europa, in Inghilterra ce ne sono 92 e negli altri Paesi più grandi il numero oscilla tra 40 e 60».
Il rapporto con la Serie C è costante: oltre all’interscambio di 9 squadre tra promozioni e retrocessioni, c’è anche un nuovo tema, ovvero quello delle seconde squadre. «Abbiamo dato la disponibilità per avere le seconde squadre anche in D e nei dilettanti», un tema sempre più presente.
«Crediamo che debba esserci continuità sportiva nel bene e nel male. Se i risultati non arrivano, è giusto che sia contemplata la retrocessione dalla C. In Spagna accade. Abbiamo rapporti organici con la Serie C e abbiamo dato apertura a garantire un naturale corso sportivo con promozioni e retrocessioni. Noi abbiamo dato la nostra disponibilità, occorre però armonizzare i regolamenti per tutelare tutte le società. Anche perché dalla Serie D – spiega – sale una sola squadra nel girone: c’è il rischio di rimanere “impantanati” nei dilettanti. Il livello della Serie D si è alzato, è la quarta divisione e riuscire ad arrivare tra i professionisti è sempre più difficile. Ci sono squadre che hanno fatto la A che lottano per farlo», quindi l’apertura da parte della LND c’è. Un modo per far crescere i giovani che nei dilettanti hanno già un ruolo centrale, anche grazie a tutto il movimento giovanile che muove centinaia di migliaia di persone ogni weekend.