Diego Milito non è stato solo il simbolo di un triplete, ma molto di più. Lo capiamo, l’associazione viene facile, se pensi a Milito la prima immagine che ti viene in mente è quella nella quale esulta al Bernabeu dopo uno dei due gol al Bayern. I più romantici potrebbero addirittura pensare all’immagine del principe che gioca gli ultimi 5 minuti di gara prima di uscire dal campo a Madrid totalmente in lacrime.
Ma Diego Milito è stato molto di più.
Al Genoa
Milito è stato un simbolo sia per il Genoa che per l’Inter. Un attaccante sudamericano che, dopo due anni in Spagna, al Zaragoza, arriva in Italia e riesce ad incidere subito, è qualcosa di particolare. Con il Genoa la presentazione vera di Milito in Italia. Alla corte di Preziosi, il principe conquista i tifosi a suon di gol, segnando al suo primo derby della Lanterna, vinto 0-1 in trasferta e firmando una tripletta al derby di ritorno, regalando ai genoani la gioia più grande che un giocatore possa dare: prevalere sui concittadini. Al termine di quella stagione, Milito segnerà 24 gol, affermandosi come miglior marcatore stagionale nella storia del Genoa in Serie A e piazzandosi secondo in classifica marcatori al pari di Di Vaio e dietro solo a Zlatan Ibrahimovic. Inoltre, con i suoi gol, trascina il Genoa in campionato e in un posto per la successiva Europa League. Ma è chiaro che un giocatore così deve ancora trovare la sua dimensione.
E all’Inter
Al Genoa, Milito non resiste troppo e Il 20 maggio 2009, a campionato non ancora concluso, il presidente del Genoa Enrico Preziosi annuncia la cessione di Milito, insieme al compagno di squadra Thiago Motta, all’Inter di Mourinho, con le idee chiare già dal primo giorno. Il trasferimento all’Inter viene ufficializzato il 29 giugno. Da quel giorno, la vita degli interisti cambia. Il cammino nerazzurro comincia con la deludente sconfitta in Supercoppa Italia contro la Lazio, gara nella quale viene annullato un gol allo stesso Milito a fine secondo tempo. La partita termina 2-1 e il trofeo va alla Lazio. La stagione poi termina come tutti sappiamo e raccontarla in poche righe potrebbe essere riduttivo.
Un annata così, con 30 gol all’attivo e 5 trofei (l’Inter vince anche quello con la Roma in Supercoppa con Benitez in panchina) riempirebbe la pancia di chiunque, ma non di Milito. È vero, il periodo iniziale della stagione 2010/2011 è faticoso. Fino a ottobre “solo” (si fa per dire), 2 assist e 2 gol (una doppietta a Bari). Pochi per uno che ha abituato i tifosi a ben altro. Ma poi il primo infortunio. Fuori per quasi un mese, torna a disposizione a Lecce, firmando un assist, salvo poi fermarsi ancora per dei problemi muscolari, questa volta alla coscia. Torna ad anno nuovo, inaugurando gennaio con 2 gol, uno a Bologna e uno a Cesena, susseguiti, però, da un altro infortunio, questa volta più serio. Il principe si ferma per due mesi, ma quando torna non è più lo stesso. Milito rientra in tempo per il derby, perso 3-0, presagio di un finale di stagione che finisce anche peggio. Milito chiude la seconda stagione in nerazzurro con 5 gol, record negativo per l’attaccante che da quando è arrivato in Europa non è mai sceso sotto la doppia cifra. La magra consolazione è la Coppa Italia vinta a Roma con il Palermo, nella quale c’è la firma del principe sul 3-1. Milito segna un gol facile per uno come lui, a tu per tu con il portiere, quasi a terra e va ad esultare. Milito corre ad abbracciare Pandev, che gli ha servito l’assist, con un urlo di gioia, ma in quell’urlo c’è tutto. Non è solo esultare per un trofeo, l’unico della stagione per i nerazzurri, è la gioia per essere ritornati al gol dopo quasi 5 mesi di astinenza, un’eternità per uno come lui.
Non è solo un anno buono
E nella stagione dopo qualcosa cambia. Il cambio tecnico, da Leonardo a Gasperini, incide un po, ma nemmeno troppo. Milito è tornato in forma e inizia la stagione con una doppietta a Palermo, e da li non si ferma più. L’inizio sembra arrancante, ma le prestazioni sono ottime e permettono all’Inter, che davanti ha Pazzini insieme al principe, di lottare per i primi posti. I gol arriveranno, e Diego lo sa. A fine stagione Milito torna in doppia cifra, ma questa volta sono 24 in campionato. La seconda parte di stagione del principe è folgorante, considerando che aveva chiuso il girone d’andata a quota 8. In tutto il campionato Milito salta una sola gara, per influenza, a marzo, per testimoniare lo stato di forma che aveva. In molti ricorderanno i 4 gol del principe sotto la neve al Palermo, come la tripletta al Milan nel 4-2 che ha fatto sognare i tifosi interisti. Con 28 reti nell’anno solare è il miglior marcatore della Serie A davanti a Cavani e Di Natale.
L’ultimo Milito
Il principe non poteva lasciare l’Inter in maniera banale. Gli interisti, si sa, gli perdonerebbero qualsiasi cosa, anche una stagione completamente a secco, ma questa, per Milito, non era nemmeno un’ipotesi. Diego ha giurato fedeltà all’Inter e vuole onorare questo impegno. La nuova stagione inizia sul segno della prima. Per dare un’idea, a dicembre Milito era secondo solo a Messi per gol fatti in un anno solare, nell’anno in cui Messi fece il record di gol fatti (73) a fine stagione. Il girone di andata si chiuse a quota 9 gol, con una doppietta particolare. Milito infatti firmò la prima doppietta di una squadra ospite allo Juventus Stadium, regalando all’Inter di Stramaccioni una vittoria per 3-1 ai danni dei bianconeri. Lo stadio della Juventus era imbattuto dal primo giorno ed è stata la prima sconfitta della Juventus in casa dopo 53 gare. Il nome di Milito sul tabellino c’era due volte. Una stagione da sogno. L’Inter aveva anche vinto il derby contro il Milan (è vostro, è vostro urlato da Stramaccioni sotto la curva), e stava lottando per le zone calde della classifica, dopo 2 anni di digiuno.
Ma finì tutto in una sera. Milito iniziò il nuovo anno con un problema al ginocchio, che lo tenne fuori un paio di settimane, salvo poi rientrare contro il Chievo a febbraio. Contro i clivensi segna il gol del 3-1 che chiuse la gara. Ma se avesse saputo che quello era il suo ultimo gol di quella stagione, fidatevi, avrebbe esultato come sapeva fare: braccia larghe e urlando. Nell’impegno di Europa League contro il Cluj, infatti, migliaia di tifosi nerazzurri si incollano allo schermo. Diego Milito va in pressing su un difensore e il ginocchio fa un movimento innaturale, lo vedono tutti. Il principe è a terra, non si rialza. Solo la barella lo fa uscire dal campo, in lacrime. Il dolore per Diego era tanto, i compagni erano sconsolati e i tifosi pensavano solo una cosa: e se questa fosse la fine, quella vera? Inutile dire che la stagione per lui finisce qui. E un po anche l’avventura all’Inter.
L’anno successivo Milito torna in campo, all’età di 34 anni, perché non può chiudere così. La stagione si rivela in caduta libera, e le uniche sue due firme sono contro il Sassuolo, nella gara terminata 7-0. L’anno 2013/2014 è più una passerella per permettere ai tifosi di salutare i loro beniamini. In quella stagione, infatti, si ritirano insieme Samuel, Cambiasso, Milito e Zanetti. Una specie di spada conficcata nel petto dei tifosi, che non è ancora uscita del tutto.
Diego Milito è un tifoso diventato calciatore. Viveva per il gol, giocava con la gomma in bocca per alleviare la tensione. Era capace di essere freddo e lucido, in serate che travolgerebbero tutti, salvo poi terminare alcune gare in lacrime e con la sensibilità di un bambino al quale viene rubata una caramella. Milito era un calciatore con un’anima buona, che in campo usciva. Amava ciò che faceva come lavoro, ma sopratutto voleva vedere felici gli altri, prima di sé stesso.