Se fosse necessaria una frase epica potremmo dire che Dimitri Payet è tornato a Marsiglia per fare la storia. In verità non è questo il caso in cui conviene romanzare una relazione già di per sé complicata. C’è da dire, però, che con le due gare dei quarti di Conference League contro il Paok Salonicco – (gran) gol e assist all’andata, gol-vittoria al ritorno – ha raggiunto quota 11 reti in Europa con l’Olympique, se si escludono i turni di qualificazione. Solo Jean-Pierre Papin (23) e Mamadou Niang (13) hanno fatto meglio del leader dei francesi, che ora in semifinale si troveranno davanti il Feyenoord cullando legittime ambizioni di alzare il trofeo.
⏱ 90’ | #PAOKOM 0️⃣-1️⃣ │ #UECL
𝗘𝗡 𝗗𝗘𝗠𝗜-𝗙𝗜𝗡𝗔𝗟𝗘🔥 🏁
Nos Olympiens l'emportent 3️⃣-1️⃣ sur les deux rencontres et affronteront le @Feyenoord au prochain tour 🔵⚪️ pic.twitter.com/MQRgjDlMn7
— Olympique de Marseille (@OM_Officiel) April 14, 2022
Payet e Marsiglia
Il numero 10 del Marsiglia sta chiudendo un’annata da 14 gol e 12 assist in tutte le competizioni, in pratica solo 10 stagioni fa viaggiava con numeri simili. Non male se si considera che ha da poco compiuto 35 anni. Una seconda giovinezza, dopo che la prima era stata caratterizzata da alti e bassi. Al punto che non è ancora chiaro se Payet possa rientrare a pieno titolo nel club degli incompiuti, o meno. Per il verdetto aspettiamo di capire cos’ha ancora da dare. Di sicuro tra i suoi sogni c’è il Mondiale di Qatar 2022. Sarebbe la sua prima volta dopo aver saltato per infortunio quello del 2018 mentre era tra i pre-convocati. Con la maglia dell’Olympique ha giocato 293 partite, dividendosi tra l’esterno dell’attacco e la trequarti, segnando 72 volte e servendo 93 assist ai compagni. Era arrivato nel luglio del 2013 da Lille dopo le esperienze con Nantes e Saint’Etiennee se n’è andato due campionati più tardi per raggiungere il West Ham. Diciotto mesi dopo ha fatto di tutto per tornare all’Olympique, dichiarandosi disposto a tutto piuttosto che restare in Inghilterra. I tifosi degli Hammers, ovviamente, non l’hanno presa bene. Non rammentate il suo nome se ne incontrate uno.
L’incanto a Londra
Ci sono 1500 persone nella vicina Southend quando Payet debutta in un’amichevole estiva contro la squadra locale. È il 18 luglio e il francese gioca alla grande. Si confermerà pure in campionato. Grandi gol, sassate su punizione, look stravaganti e colpi di classe sparsi. Tutto quello che ci vuole per fare innamorare i tifosi. Anche per questo motivo non l’hanno mai perdonato per il modo in cui li ha abbandonati. Per le sue «buffonate» come le ha definite la stampa inglese, per niente gentile con lui sul finire del 2016, quando è iniziato il tira e molla per tornare a Marsiglia. «È un grande giocatore e rende migliore chi lo circonda» diceva di lui il tecnico Bilic. Era uno dei più forti in circolazione e a guardarlo giocare era chiaro quanto si divertisse. Lo avrebbe dimostrato in parte anche agli Europei di quell’anno, segnando il gol vittoria della Francia al debutto (2-1 contro la Romania).
Nemico pubblico numero 1
Avrà parole meno carine Bilic quando Payet inizierà a saltare partite e allenamenti, a scioperare in pratica, per essere ceduto. Finché non è costretto a metterlo fuori squadra. Il punto di rottura arriva d’estate. Quando la stagione riprende non ne vuol più sapere di Londra. «È il nostro miglior giocatore, gli abbiamo fatto firmare un contratto lungo, non lo venderemo» assicura il tecnico. Del resto sarebbe solo la sua seconda stagione in Premier. «Sono deluso e arrabbiato, probabilmente durante il mercato è stato sfruttato da alcuni club, o qualcosa di simile, ma non partirà». Invece parte. Quando è in volo per la Francia, a gennaio 2017, motiverà la sua fuga dal West Ham con problemi familiari e «noia». Esatto. «C’era un sistema di gioco che non mi piaceva, mi annoiavo parecchio. Molto meglio la filosofia di gioco di Garcia con cui ho avuto anche dei contatti, l’ideale per me» le parole esatte dette all’Equipe.
Whatsapp, le uova, il lavoro da commesso
Il 21 novembre, durante Lione-Marsiglia, è stato colpito dagli spalti con una bottiglietta d’acqua lanciata da un sostenitore degli avversari, mentre stava per battere un calcio d’angolo. Paura e dolore. Emozioni simili le aveva provate a Londra, anche se la violenza non era mai sfociata, per fortuna, in qualcosa di così grave. La sua auto colpita con dei mattoni è stato l’ultimo di una serie di atti vandalici iniziati con le scritte sui muri della città e le magliette col suo nome calpestate per strada, proseguite con il lancio delle uova. I compagni, invece, lo avevano buttato fuori dalla chat di squadra su Whatsapp. A nessuno, in quei giorni, facevano più tenerezza le immagini di quel ragazzino che ripiegava i vestisti, che si manteneva – durante le giovanili al Nantes – lavorando part time in un negozio di abbigliamento. Quella era la prima vita di Payet, ora si sta godendo la terza.