Con l’avvento degli Ultimate Team (oltre a Fifa esistono anche quelli di Madden e NHL, ndr), la EA ha avuto un gigantesco ritorno economico, crescente negli anni: nel 2015 questa categoria ha portato a EA Sports un fatturato di 587 milioni, cifra che è costantemente salita seguendo l’esplosione del mondo esports. Nel 2016 Ultimate Team ha fatto incassare 660 milioni, 775 nell’anno successivo, 1.18 miliardi nel 2018, 1.37 nel 2019 e addirittura 1.49 miliardi nel 2020. Un gioco, nel gioco, incredibilmente redditizio.
Talmente tanto redditizio che, secondo quanto riportato da outpump.com, alcuni dipendenti di EA Sports avrebbero iniziato a vendere illegalmente carte di Ultimate Team online.
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La scoperta di uno youtuber italiano
Ad aver scoperto questo giro criminale è stato uno youtuber italiano: Matteo Ribera, aka riberaribell, che è anche pro gamer del Cagliari. Intervistato da outpump.com, ha rivelato: «Non si era mai parlato di questo argomento. L’ho scoperto perché a seguito di una mia live su Twitch mi ha scritto un mio follower che a sua volta era entrato in contatto con uno di questi intermediari che cercano di rivendere carte per conto degli impiegati di EA. Tra l’altro, con gli screen di alcuni utenti abbiamo capito che si tratta di qualcosa che prosegue dagli inizi di FIFA 20».
Come funziona la vendita online delle carte
Ribera si è quindi finto cliente, chiedendo il contatto dell’intermediario al suo follower, e ha postato su Youtube un video dove mostra come funziona le vendita online delle carte di Ultimate Team. Come visibile dal video di Matteo e dai suoi screenshots, il tono usato da questi venditori illegali sia sicuro quanto abitudinario, come se la pratica di cui sopra fosse routine, con tanto di prezzario, pacchetti speciali per acquisti multipli e sconti per amici. Il tutto, assicurano loro, senza la minima possibilità di essere scoperti, segnalati o bannati.
Come ha fatto EA a non accorgersi di nulla?
«EA prevede omaggi, definiti “content granting”, a personaggi influenti per vari motivi, che si tratti per realizzare content online o semplicemente per awareness, come ad esempio quando regalano queste carte agli account dei calciatori. Il granting – come spiegato da riberaribell – ha essenzialmente tre forme: esiste quello per i tester che devono valutare l’effettiva efficacia delle carte,c’è il granting destinato a quelle persone il cui profilo è stato hackerato e, infine, c’è il “granting discrezionale”, ovvero quello per cui EA si riserva di scegliere a chi inviare le carte.» In sostanza, le carte comparivano negli account come se fossero dei regali.
Lo scandalo potrebbe riguardare anche alcuni professionisti
Matteo prosegue: «Non si tratta certo di una cosa positiva perché possiamo dire che sia equiparabile al doping. Parliamo di un vantaggio illecito. La cosa più grave è che questi vantaggi sono stati sfruttati anche da team, ovvero da società che fanno parte nel mondo del gaming professionistico. Alcune squadre, una nello specifico che non è considerata élite ma è comunque nota nell’ambiente, hanno deciso di aumentare le abilità del proprio gruppo tramite l’acquisto illecito di queste carte per poi criticare aspramente tutti colori che facevano notare questa situazione. Sia chiaro, nessuno critica la potenza economica di una società, se un presidente vuole investire decine di migliaia di euro in pacchetti lo può fare, il problema è quando usa le sue finanze per qualcosa di non corretto. È appunto la differenza che c’è tra gli investimenti del Manchester City e la scelta di utilizzare il doping».
La EA si è ovviamente mossa e ha rilasciato un comunicato nel quale spiega che, oltre a bloccare gli account dei responsabili, procederà ad un’indagine interna al fine di trovare quei dipendenti che hanno messo in pratica questa compravendita illecita di carte.