Paulo Dybala, attaccante della Juventus, si è raccontato in una lunga intervista a Vanity Fair, nella quale ha anche detto la sua sul Coronavirus.
ALTRE PASSIONI OLTRE AL CALCIO – «Con gli scacchi me la cavo bene. Fino all’età di 18 anni ho partecipato a diversi tornei nella mia città, Cordoba. Vincevo quelli provinciali, poi ho fatto il salto a livello nazionale e ho conquistato un buon secondo posto. Quindi hanno cominciato a farmi sfidare giocatori più grandi e spesso sono stato eliminato a metà percorso».
SUL PADRE – «Era un uomo tranquillo, silenzioso, che amava il calcio più di ogni cosa».
CORONAVIRUS E TIFOSI – «Io l’ho gia’ avuto, casomai sono loro a doversi preoccupare quando incontrano me. I negazionisti hanno lo stesso valore intellettuale dei terrapiattisti. Non fatemi aggiungere altro».
MAGLIE DA CALCIO – «Ne ho a centinaia. Quelle che scambiamo a fine partita, più quelle che mi regalano o che ordino ai miei compagni di nazionale che giocano all’estero. Senza contare le divise che compro su Internet. Follie? Soltanto sfiorate. Una casacca di Del Piero, all’asta, mi è sfuggita per un soffio. E una di Maradona indossata in una partita contro il Brasile, che qualcuno ha accettato di pagare più di me».