Il calcio moderno fa sempre più paura, è volto ad una ricerca ossessiva dell’arricchimento e degli investimenti. E dietro tutto questo c’è un progetto enorme chiamato Superlega. Ma cos’è questa Superlega che tanto sentiamo nominare? In cosa consiste?
La Superlega è un piano dei top club che è stato pubblicamente svelato dall’inchiesta portata avanti da Football Leaks. Si tratterebbe di un campionato riservato alle big d’Europa, fuori dalla Uefa e dalle leghe nazionali. Il progetto, abbozzato già nel 1998, si stava per concretizzare nel 2016. Nei documenti svelati dall’inchiesta Football Leaks emerge il ruolo guida di Bayern Monaco, Real Madrid e Juventus.
La ricerca rivela i negoziati fra i dirigenti delle big d’Europa per creare un campionato separato, chiuso, esclusivo e ricchissimo. La trattativa, scrive Der Spiegel, sarebbe stata gestita da Karl-Heinz Rumenigge, presidente del Bayern Monaco, che però nega, insieme ad Andrea Agnelli. Le grandi del pallone vorrebbero così uscire dai campionati nazionali e dalla Uefa.
L’idea della Superlega è stata però “provvisoriamente” arginata dalla nuova riforma della Champions League, che prevede la garanzia di quattro posti sicuri per le prime quattro nazioni del ranking (ad ora: Inghilterra, Italia, Spagna e Germania) basato sui risultati nelle competizioni Uefa degli ultimi dieci anni, e una nuova distribuzione dei premi. Proprio questa ha permesso ai top club di cedere temporaneamente al progetto della Superlega e accettare questa nuova riforma. I nuovi premi sono classificati in 4 categorie:
-Premi di partecipazione (25%)
-Market Pool (15%)
-Premi da risultati stagionali (30%)
-Premi da risultati storici (30%)
Proprio quest’ultima categoria rappresenta quella fetta di torta che spetta ai club con maggior blasone e risultati storici, ovvero: Real Madrid, Milan, Bayern, Liverpool, Barcellona; i club con più Coppe dei Campioni. Si tratta di una concessione ai grandi club che hanno fatto la storia del torneo e la cui partecipazione, considerato il bacino di tifosi di questi grandi club, contribuirà a rendere ancora più prestigiosa la Champions League.
Inoltre la Champions è diventata molto “più ricca”: qualificarsi alla fase a gironi della Champions League portava ai club 12,7 milioni: a partire dal 2018-2019 si passa a 15 milioni. I premi per i risultati stagionali, passano da 380 milioni a 600 milioni, riconoscendo così più valore al «campo». Nel dettaglio, vincere nei gruppi vale 2,7 milioni; arrivare agli ottavi 9,5; ai quarti 10,5; alle semifinali 12; alla finale 15. Sollevare la coppa, appunto, 19. Dunque vincendo tutte le partite, sarebbero 82 milioni soltanto di risultati e quota partecipazione.
Ma nonostante questo, il progetto Superlega non è stato abbandonato. Il Real Madrid, capitanato dal suo presidente Florentino Perez, è la principale squadra al centro del progetto, a giudicare dalla lettera della società di consulenza Key Capital Partners proprio al presidente Florentino Perez, svelata da Football Leaks, in cui si propone la creazione di una società con undici azionisti (Real, Barcellona, Juventus, Milan, Paris Saint Germain, Bayern Monaco, Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City e Manchester United) per gestire il progetto di questo nuovo campionato. Il Real, maggior azionista, avrebbe il compito di definire le norme e i criteri per la distribuzione dei diritti televisivi. Il desiderio di creare una lega separata può nascere anche come reazione alle restrizioni del fair play finanziario e al declino in termini di equilibrio competitivo che ne è derivato. «I migliori dovrebbero sempre giocare con i migliori», diceva Florentino Perez nel 2009.
La Superlega si fonderebbe sullo stesso principio di gerarchia piramidale concretizzata con la creazione della Nations League.
A favorire tutto questo vi è stata la nascita dell’ECA, la European Club Association che oggi presiede Andrea Agnelli. Quattro anni fa, già il Bayern Monaco inizia a muoversi e chiedersi se può davvero sganciarsi dalla Bundesliga per giocare solo la Superlega, il Sun racconta di un incontro fra le cinque principali squadre della Premier League (Arsenal, Chelsea, Manchester United, Manchester City e Liverpool) e il miliardario americano Stephen Ross, proprietario dei Miami Dolphins che organizza ogni estate la International Champions Cup. «L’incontro c’è stato e di una nuova competizione si è parlato eccome», rivelava allora un collaboratore al Foglio. «Il progetto esiste, contatti con sponsor e televisioni ci sono già stati, al momento bisogna però capire quali sono gli spiragli per intavolare una trattativa». La nuova competizione rappresenterebbe un’evoluzione della Champions League, accompagnata da Europa League 1 e 2. Il tutto in una struttura a piramide che prevederà dunque promozioni e retrocessioni. L’idea potrebbe concretizzarsi nella stagione 2024/2025, con i campionati nazionali, compresa la Serie A, che potrebbero essere spostati nei giorni a metà settimana. Sarebbe un torneo con 32 squadre, e di queste ben 24, in base al piazzamento nei quattro gironi, avranno la certezza di rigiocare la competizione l’anno successivo: non ci saranno più legami con il piazzamento ottenuto in campionato. 32 saranno anche le partecipanti all’Europa League 1, e 64 per l’Europa League 2.
Tutta questa situazione che ha già scatenato non poche polemiche, per un torneo che rischia di giovare solo alle big del calcio continentale. A tal proposito emblematiche sono state le parole del presidente del Torino Cairo: «Le notizie arrivate dall’Eca vanno verso un versante di impopolarità, creano un danno ai campionati nazionali, impoverendoli. Far giocare i campionati nazionali a metà settimana creerebbe un disagio notevole, anche perché in quei giorni la gente va a lavorare». Si è espresso anche Guardiola a proposito: «Mi hanno spiegato il progetto della Superlega europea, ma personalmente non sono d’accordo. Ucciderebbe i campionati nazionali, se il Barça e il Real se ne andassero chi comprerebbe i diritti tv della Liga? La Liga spagnola e le serie minori sparirebbero. In Inghilterra sono molto intelligenti sotto questo aspetto, le serie minori hanno grande seguito di tifosi. Parte del fascino della Champions League sta proprio nel fatto che le squadre non si affrontano ogni domenica, una partita a settimana la renderebbe meno interessante. Un derby tra Barcellona ed Espanyol è molto più interessante per la città e per la cultura del paese, deve esistere per sempre».
L’Uefa si troverà così davanti a un bivio molto difficile: assecondare le richieste dell’ECA oppure arroccarsi in difesa delle proprie prerogative, ma col serio rischio di vedere andare via quel segmento di calcio continentale che fa da locomotiva per l’intero movimento”. I prossimi anni saranno decisivi. Dall’interesse di pochi dipende il futuro di molti e il destino del modello sportivo europeo come l’abbiamo conosciuto finora.