di Fabio Simonelli
Forse aveva davvero ragione Kasia Smutniak. «I telefoni sono diventati le scatole nere della nostra vita», diceva in Perfetti Sconosciuti. Piccoli contenitori in cui riponiamo tutto: segreti, sfoghi, speranze. Qualche volta, però, la vita te la possono anche stravolgere. Un messaggio per distruggertela, una telefonata per ricostruirtela. Edouard Mendy, portiere del Rennes, sarà sempre legato al suo smartphone, clessidra emotiva dei suoi ultimi anni. Ora è il numero uno titolare di una squadra che ha finito terza in Ligue 1, qualificandosi per la prossima Champions, difende la porta del Senegal e sta per passare al Chelsea. Ma se la si gira, quella clessidra, ci si accorge che solo 6 anni fa non era così.
Buco nel cv
Nell’estate 2014, alla fine del suo contratto con il Cherbourg, squadra dilettante della Normandia, Mendy era pronto per trasferirsi in Inghilterra, in Third Division. Sembrava tutto fatto, contratto e valigie pronte. La sera del 30 agosto gli crolla il mondo addosso. Il posto da portiere che si doveva liberare resta occupato. O forse non c’era mai stato. Oltre alla delusione di non entrare tra i professionisti, anche la beffa per essere stato ingannato dagli intermediari.
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Ripartire da un divano
«Essere disoccupato è uno schiaffo», ha spiegato Mendy a SoFoot nel 2018. Un fallimento che lascia tracce, specie se ti guardi intorno e vedi che gli altri ce l’hanno fatta. Proprio nel momento più buio per Edouard, infatti, il cugino Ferland, ora al Real Madrid, entrava tra i professionisti al Le Havre.
E allora forse c’è bisogno di ripercorrere gli stessi passi per capire dove la strada si è fatta sterrata. Riesce a farsi prendere in prova dal Le Havre. Il contratto di due mesi diventa di un anno. 365 giorni a buttarsi nel fango, pensando che forse quel diploma all’istituto commerciale non era malaccio. Poi la telefonata della svolta. Dall’altra parte il suo ex compagno del Cherbourg Ted Lavie, allora al Bordeaux: «Ho parlato con l’allenatore dei portieri del Marsiglia, stanno cercando un ragazzo, il tuo profilo gli interessa, hai già firmato per un club?». Anche avesse firmato con qualcuno, il Marsiglia è una di quelle opportunità che non si possono rifiutare.
Posto sbagliato nel momento sbagliato
O la Ligue 1 o una vita in negozio. «Anche fare il venditore ha i suoi vantaggi, si possono creare delle attività interessanti» ha rivelato Mendy. Il club però lo sceglie dopo un provino. Sembra tutto fantastico. Dalle riserve del Le Havre agli allenamenti con la prima squadra del Marsiglia. Dalla tranquillità della Normandia al caos della Costa Azzurra. Marcelo Bielsa infatti si era dimesso solo pochi giorni prima, dopo la sconfitta all’esordio in campionato con il Caen. Il resto della stagione è un disastro. Squadra al tredicesimo posto, tifosi in piena polemica con la società, bombe carta fuori dal centro sportivo. Nel porto di mare di Marsiglia, l’unico faro per Mendy rimane Mandanda che gli dà continui consigli, soprattutto alimentari. «Quando sei troppo pigro per cucinare e torni a casa esausto dopo l’allenamento, è difficile motivarti a fare un buon pasto» ha raccontato il portiere. Il McDonald’s, quindi, è sempre dietro l’angolo. In Francia, poi, lo è letteralmente. Una cattiva abitudine che a Cherbourg gli aveva causato qualche infortunio di troppo.
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Reims e Rennes
A Marsiglia, però, Mendy lavora bene. Tanto che nell’estate 2016 lo chiama lo Stade De Reims. Parte ancora da secondo, ma l’addio del titolare Carrasso gli dà una chance. Nelle prime quattro partite del 2017/18 mette insieme quattro clean sheet. Da lì, è tutta una strada in discesa. Tra i grandi protagonisti della promozione in Ligue1, contribuisce all’ottavo posto della stagione successiva. Nella scorsa estate lo prende il Rennes, con cui centra la qualificazione in Champions. Lo nota anche Petr Cech, nello staff del Chelsea, che sta facendo di tutto per portarlo a Londra. Sei anni dopo, quel telefono potrebbe finalmente squillare con un numero inglese sul display. Questa volta è tutto vero, niente trucchi e niente inganni. Dovesse attraversare la Manica, quel posto in squadra glielo assicura una leggenda.