Da bambino non avrebbe mai immaginato di diventare un calciatore, né tantomeno di segnare alla Bombonera e mettere la firma nell’impresa compiuta dall’Instituto de Córdoba, che ha vinto 3-2 in casa del Boca Juniors. Adrian Emmanuel Martínez, 31enne attaccante del club albirrojo è nato e cresciuto a Campana, cittadina a nord-ovest di Buenos Aires conosciuta anche come La Cuna del primer automovil argentino: è qui che tra il 1903 e il 1907 lo spagnolo Manuel Iglesias ha costruito il prototipo di quella che sarebbe stata la prima auto argentina. E la svolta nella vita del classe 1992 è arrivata proprio su una strada: in un incidente mentre guidava la sua moto.
Un episodio che gli provocò la rottura dei tendini e gravi problemi ai vasi sanguigni del braccio destro. Come se non bastasse, dopo il periodo di convalescenza, il medico gli negò il permesso di tornare a quello che era il suo lavoro all’epoca: il netturbino. Martínez non poteva più guidare il camion della spazzatura e dopo esser stato licenziato è andato a lavorare con uno zio muratore.
Martínez Martinez: la sparatoria, il carcere e la fede
Soprannominato Maravilla, proprio come Miguel Rodriguez che il 16 settembre 1979 aveva segnato il gol della prima vittoria dell’Instituto contro il Boca, l’attuale numero 9 biancorosso non si è mai allenato nelle giovanili di un club professionistico ad eccezione di una parentesi al Villa Dálmine quando aveva 17 anni, per il resto ha sempre giocato nel barrio con gli amici e nella squadra amatoriale de Las Acacias, di cui sua madre è la presidentessa. A 21 anni hanno sparato a suo fratello e mentre si trovava con lui in ospedale, un gruppo di persone si è radunato davanti alla porta di casa della famiglia che lo aveva aggredito e gli ha dato fuoco per vendetta. Adrian è stato denunciato per essere entrato in quell’abitazione con armi da fuoco, per furto e per averla incendiata, ed è finito in carcere insieme al padre nell’Unità penitenziaria N. 21 di Campana.
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«Grazie a Dio sono riuscito a uscire dopo sei mesi, perché la causa era grave: ci accusavano di avere armi da fuoco, di sequestro, di istigazione all’incendio. Abbiamo presentato le prove. Sono andato in ospedale per chiedere le telecamere e dimostrare che eravamo stati con mio fratello e non nella casa che è stata bruciata. A quel punto avevamo tre avvocati e 30 testimoni che hanno confermato ciò che stavamo dicendo», aveva dichiarato in un’intervista al portale Enganche.
Dalla terza serie argentina alla Libertadores
In carcere Martínez ha iniziato a leggere la Bibbia ed è diventato credente, e una volta uscito di prigione nel 2014 si è riavvicinato al calcio grazie anche all’aiuto di un amico che poi è diventato il suo agente. Prima al Defensores Unidos de Zárate, squadra con cui ha esordito a 22 anni in Primera C, per poi passare all’Atlanta e dopo 3 anni ha segnato un gol in Copa Argentina contro il River Plate. Numeri e prestazioni che gli hanno permesso di trasferirsi in Paraguay per giocare la Sudamericana e la Libertadores con le maglie di Sol de America, Libertad e Cerro Porteño.
Nove gol nelle competizioni internazionali con i club paraguaiani, oltre al primo titolo della sua carriera con la vittoria della Copa Paraguay 2020, da protagonista con una doppietta in finale contro il Guaraní. Nel 2022 si è trasferito ai brasiliani del Coritiba, per poi tornare in patria a distanza di 5 anni in una neopromossa come l’Instituto de Córdoba, nonché la squadra in cui è cresciuto Paulo Dybala. 4 gol nelle prime 7 presenze della Liga Profesional in questa stagione, l’ultimo dei quali al Chiquito Romero nella vittoria per 2-3 contro il Boca Juniors, per quello che è il quarto successo nella storia de La Gloria in casa degli xeneizes a distanza di 32 anni dall’ultima volta. Forse è proprio il caso di dirlo: Maravilla!