Ah, come gioca l’Empoli. Chi non l’abbia pensato almeno una volta negli ultimi cinque anni può alzare la mano. Poco importa se sia stato per il 4-3-1-2 forgiato da Giampaolo, per il moto rivoluzionario condotto da Sarri o per il finale sbarazzino e sfortunato sotto la gestione Andreazzoli: negli anni è diventata un’abitudine. Alessio Dionisi ha raccolto un’eredità pesante, dopo un’annata di assestamento in Serie B, riuscendo a far brillare di luce propria una squadra oggi lanciata a grandi falcate verso la sesta promozione in A dal 1997, quando a riuscirci fu un lanciatissimo Spalletti. Quando il mister di oggi non era ancora maggiorenne e una manciata di suoi giocatori neppure ancora nati. Passano le stagioni, cambiano i sistemi. Da Giampaolo a Sarri, da Andreazzoli a Dionisi: 4-3-1-2 fatto con lo stampino. Di mezzo… di mezzo c’è sempre l’Empoli.
Corsi e ricorsi storici
Le partite si vincono a centrocampo. Quello azzurro dopo Marchisio ha svezzato Vecino, Paredes, Krunic, Zielinski, Traoré, Bennacer, chi più ne ha più ne metta. Sotto la lungimirante gestione Corsi, ad aver fatto la storia in città sono stati anche i gregari. Croce e Castagnetti, collanti fra centrocampo e attacco, esperti nella categoria al punto giusto da capire quando lasciar spazio all’inventiva dei più esuberanti. Il primo ha vissuto di letture e inserimenti, secondo giocatore più utilizzato da Maurizio Sarri dopo il pendolino Hysaj. A Napoli avrebbe voluto pure lui, ma Croce si è fermato a Empoli e Sarri si è accontentato di Valdifiori, macchina sputa palloni per monopolizzare il gioco. Castagnetti, indispensabile nella mediana di sola tecnica allestita da Andreazzoli, ha un tiro da far spavento. Oggi gioca nella Cremonese, dove a fine carriera è finito anche Croce. Entrambi hanno incontrato Castrovilli, uno che nel centrocampo dell’Empoli farebbe scintille.
Apollineo e dionisiaco
«Non esisterà nessun Empoli di Dionisi. Sarà l’Empoli 2020-2021. Il nostro obiettivo sarà riconoscerci in ogni partita. Non vogliamo speculare sul risultato, che vogliamo raggiungere attraverso le nostre qualità. Affronteremo squadre che cercheranno di batterci e noi cercheremo di batterle tutte».
Così parlò il nuovo mister, in sede di presentazione, affiancato dal direttore sportivo Accardi, che di ruolo faceva il difensore. Se la retroguardia non disdegna il duello, il portiere Brignoli disegna spesso l’azione in fase di costruzione. L’Empoli 2020-2021 dalla trequarti in su è una squadra dionisiaca, non tanto perché il termine nietzschiano ricalchi il cognome del suo allenatore ma perché superata la prima pressione la squadra viaggia con la mente libera. E mica necessariamente a campo aperto.
Le ragnatele di passaggi che hanno fatto venire il terrore agli avversari consacrando Sarri e Giampaolo non sono state dimenticate: nelle statistiche spicca il dato sui passaggi riusciti in profondità, che solamente in 3 partite stagionali è andato sotto al 70%. Ma quel che salta agli occhi, nella corazzata di Dionisi, è come accetti il duello contro qualsiasi avversario, scoprendosi quanto basta per correre qualche pericolo (media di 1.02 reti subite a partita). Per la categoria, dove si tira avanti anche di serrate difensive e lanci lunghi, è un grande balzo in avanti. È lì che si trovano, con precisione e cura della posizione, gioielli come Bajrami e Zurkovski. Un occhio di riguardo per Ricci, sfornato da un settore giovanile – nel giugno 2019 l’Under 16 di Buscè ha vinto il campionato, vincendo in finale l’Inter – che negli anni ha visto nascere Rugani, Tonelli, Saponara e Pucciarelli. Su Parisi, terzino tuttofare, ci sono gli occhi di mezza Serie A.
Empoli Empire
Dalla «nascita della tragedia» con una retrocessione alla rinascita nel nome del gioco, dalle parti del Castellani passano davvero pochi anni. Il segreto sta forse nel perfetto bilanciamento tra gli opposti. Staticità dell’essere contro perenne divenire, avere il coraggio di portare avanti un’idea di calcio senza farsi trascinare dal corso degli eventi. Una super-squadra che va oltre il risultato. Apollineo e dionisiaco, senza farsi prendere dal nichilismo passivo: quello lo lasciamo agli avversari. Non sarà di certo una sconfitta a buttare giù l’Empoli Empire.