di Andrea Sperti
Quattro anni fa Alessio Dionisi allenava in Serie D il Fiorenzuola e si è classificato quarto nel campionato dilettanti. L’Imolese, club ambizioso che voleva una svolta in Serie C, lo ha chiamato, puntando sulle sue qualità da tecnico. Nella stagione 2018-2019, il club rossoblù è arrivato terzo in classifica, al di là di ogni più rosea aspettativa, interrompendo il sogno promozione solo nella semifinale play-off contro il Piacenza. L’anno dopo, l’attuale tecnico dell’Empoli ha percorso un altro tratto di strada, arrivando nel campionato cadetto, precisamente a Venezia. Qui ha condotto i lagunari ad una salvezza tranquilla, senza patemi, potendo esprimere il suo credo calcistico con giocatori di qualità ed esperienza.
La cavalcata dei toscani
Questa premesse serve per conoscere il personaggio, il protagonista della cavalcata che ha riportato l’Empoli nuovamente in Serie A dopo due anni. Di certo Dionisi non è l’unico artefice di questo ritorno nella massima serie ma lui, insieme al ds Pietro Accardi ed al presidente Fabrizio Corsi, ha dato vita ad un progetto entusiasmante, che vede nella Serie A un punto di arrivo. L’Empoli in questa stagione non è partito con i favori del pronostico, sebbene l’allenatore fosse consapevole di avere una rosa all’altezza della categoria. Il riscatto di La Mantia, la conferma dei pezzi pregiati della rosa e la voglia di puntare su giovani interessanti hanno fatto la differenza e permesso ai toscani di arrivare presto in cima alla classifica, posto dal quale non si sono mai più allontanati.
Il capocannoniere Leonardo Mancuso ha siglato fino ad ora 20 gol in stagione ma nelle prossime due, contro Salernitana e Lecce, vuole provare a raggiungere il capocannoniere del torneo Massimo Coda, per togliersi anche questa soddisfazione personale. Il reparto offensivo è poi composto da La Mantia, bomber che due anni fa ha portato in A i salentini di Liverani, Moreo, che ha dovuto saltare le ultime sfide a causa di un infortunio, Matos e Olivieri, prelevato in prestito dalla Juventus. Alle loro spalle Dionisi si è affidato fin da subito alla fantasia ed alla imprevedibilità di Bajrami, uno che il prossimo anno andrà a ruba all’asta del Fantacalcio perché sa segnare e far andare in rete i propri compagni.
Il centrocampo è retto dalle geometrie di Stulac e la fisicità di Haas e Zurkowski, ma il vero gioiellino del club toscano è Samuele Ricci, mezzala nativa di Pontedera che a soli 20 anni sa già abbinare perfettamente qualità e quantità al servizio della squadra. Sul talento empolese ci sono parecchi top club italiani ed europei ma Corsi ha già detto di non volerlo cedere, anche perché è consapevole di avere un patrimonio importante tra le mani e non ha nessuna fretta di venderlo adesso. La difesa, dal canto suo, è comandata da Romagnoli, alla sua quinta promozione dalla B alla A, con al suo fianco uno tra il classe ’98 Nikolaou e Casale, centrale arrivato ad agosto dal Venezia. Sugli esterni Fiammozzi, Sabelli, Pirrello e Parisi si alternano, ma quest’ultimo rappresenta un’altra intuizione del ds Accardi, che lo ha prelevato dall’Avellino dopo averlo visto giocare in Serie C lo scorso anno.
Quante lodi per Dionisi
Insomma, l’orchestra è di livello ma il direttore è stato davvero abile nel farla suonare in maniera perfetta, senza nessuna sbavatura. Ieri, durante i festeggiamenti Corsi ha parlato in conferenza stampa di Dionisi, aprendo anche uno spiraglio ad un suo possibile addio, sebbene il numero uno toscano non voglia privarsi facilmente del suo allenatore:
«Mister Dionisi è bravo, è riuscito a migliorare i ragazzi attraverso il lavoro settimanale ma è stato bravo anche a gestire il gruppo durante tutto l’anno. Il nostro allenatore ideale è uno di questo tipo. Noi vorremo mantenerlo, ma so che del buon lavoro che ha fatto si accorgono anche gli altri».
Anche il direttore sportivo Accardi ha raccontato ai microfoni di TuttoMercatoWeb del suo rapporto con Dionisi, una sua vera e propria scoperta:
«Dionisi? È stato fondamentale per questa squadra, conoscevamo i valori dei singoli giocatori e sapevamo che attraverso il suo lavoro e la sua competenza potesse farli uscire. Lo abbiamo voluto fin da subito, ricorderete le vicende per portarlo a Empoli, è un grande allenatore, un predestinato, ed è anche un grande uomo. Si merita questo successo e spero di averlo ancora a lungo qui ad Empoli».
Dionisi piace a tanti ma non pensa al suo futuro
In Toscana si teme che qualcuno possa bussare alla porta di Dionisi e portarlo via. Nelle ultime settimane si è parlato di un interessamento da parte di Napoli e Sassuolo, entrambe squadre che potrebbero cambiare allenatore a fine stagione. Ovviamente si dovrebbe garantire al tecnico dell’Empoli dei giocatori adatti al suo 4-3-1-2, nel quale non si può prescindere dalla figura di un regista vecchio stampo, un trequartista in grado di svolgere le due fasi ed esterni di fascia capaci di arrivare sul fondo con regolarità. Nel frattempo che il suo futuro si delinei, l’ex allenatore del Venezia ieri ha commentato a Sportitalia questa promozione, una gioia troppo grande per non esser festeggiata come si deve:
«Dedico la promozione a tutta la squadra. Se poi devo metterci qualcosa di mio la dedico a mia mamma che non c’è più. Ce lo meritiamo, oggi era la prima gara decisiva e abbiamo risposto. L’inizio è stato nervoso ma poi ci siamo sbloccati e sono felice. Il gruppo è cresciuto tanto. C’erano molti ragazzi dell’anno scorso e questo la dice lunga sul loro carattere. Sono gente con intelligenza, il gruppo è sano. Ora continuiamo, non vogliamo fermarci. Oggi è bene che si parli di questo straordinario risultato. I ragazzi hanno meriti importanti. Mi sono accorto che potevamo tornare in A solo alla fine del 4-0 col Cosenza. Abbiamo alzato l’asticella dopo lo 0-0 in dieci con la Reggiana e con i giocatori nostri dispiaciuti per non aver vinto. Lì ho capito che potevamo spingerci un po’ oltre. Non faccio nomi perché ho paura di dimenticarne qualcuno, ma il merito è di tutti. I giovani hanno seguito i più grandi. Tutti hanno dimostrato con i fatti che volevano questa promozione. C’era voglia di rendersi disponibili per creare un gruppo e andar dietro a un’idea. La direzione l’hanno tracciata quelli rimasti dall’anno scorso. Siamo partiti dal 2019-20. Ho percepito subito che era un gran gruppo con giocatori importanti. Alle volte non si ottiene risultato per tanti componenti. Quest’anno la squadra era solida, i risultati sono stati una conseguenza. Non dimentichiamo che siamo la squadra più giovane del campionato. Rispondere presente dopo le difficoltà è duro, bisogna avere gli attributi. La vittoria è soprattutto merito dei ragazzi. Nessuno ci accreditava tra le favorite, ci siamo ritagliati il nostro spazio».
Voglia di fare, programmazione, idee ed investimenti sul settore giovanile. In Serie A torna una squadra che punta su un progetto reale, concreto, che si può toccare con mano, con l’allenatore più giovane della massima serie ed un’età media generale di 24.7 anni. Il prossimo anno sarà dura, come sempre per le neopromesse, ma una società sana quale l’Empoli non può avere paura di affrontare le big del calcio italiano. In fondo questa opportunità se l’è conquistata sul campo.