«Mi è sempre piaciuta la matematica». Per questo Lo chiamano “ingegnere”, Fernando Santos, che però ingegnere lo è davvero. Laureato nel 1977 all’Instituto Politécnico di Lisbona. Oggi è c.t. del Portogallo che sfida la Macedonia del Nord per un posto in Qatar. Prima era ingegnere, ma pure direttore d’albergo. Un personaggio serio, austero. Ride poco, legge tanto. Ha una forte fede in Dio. Cattolico praticante, dalla fede incrollabile. Porta in tasca lo stesso crocifisso da oltre venti anni. Nel 2016 vince l’Europeo e scrive subito una lettera: «Agradeço a Deus pai». Grazie, Dio padre. Il padre biologico di Fernando Santos invece vende accessori per auto ed è un accanito tifoso del Benfica. Il 1° dicembre 1954 inaugurano il Da Luz e lui ci porta il piccolo Fernando, che ha solo 40 giorni. Destino segnato. Quel bimbo a 10 anni fa il portiere. Un giorno però strappa i pantaloni e suo padre lo redarguisce: «Giocherai attaccante, così non ne romperai altri». E invece a 16 anni Santos è un difensore. Stranezza. Manco a dirlo, gioca al Benfica, il club della sua vita, per cui fa il tifo.
OFFICIAL: Fernando Santos has been named the world’s best national coach for 2016 by IFFHS. pic.twitter.com/8xn0cMI0Ra
— Squawka News (@SquawkaNews) December 27, 2016
Fernando Santos e le tre big
A 20 anni, poi, Fernando Manuel Fernandes da Costa Santos si trasferisce all’Estoril Praia. È il secondo club della sua vita: ci gioca 13 anni, intervallati da una stagione al Marítimo. Si ritira nel 1987, ha 33 anni. Decide di allenare. L’Estoril, ovviamente. Un anno da assistente, sei da tecnico. Passa a un’altra squadra, l’Estrela Amadora, poi nel 1998 Fernando Santos va al Porto. Resta qui tre anni, vince un campionato, due Coppe e due Supercoppe. Nel 2001 s’imbarca per la Grecia – sarà una costante della sua vita. Una stagione all’AEK Atene (vince la Coppa nazionale), poi quattro mesi al Panathinaikos e si dimette. Torna a Lisbona, nel 2003/04 allena lo Sporting. Ma quell’estate lì è l’estate della Grecia, che vince l’Europeo al Da Luz contro il Portogallo di Scolari. Che roba: un giovanissimo Ronaldo in lacrime, la zuccata vincente di Angelos Charisteas. A fine Europeo, Santos torna in Grecia e porta l’AEK in Champions League. Nel 2006 rientra in Portogallo, al Benfica: completa il trio de Os Três Grandes, ovvero ha allenato le tre big di Portogallo. E chi vuole con sé? Kostas Katsouranis, campione d’Europa 2004, che ha conosciuto all’AEK. Logico.
Fernando Santos mais sorte que juízo. E no final, puxa de um belo cigarro 🚬 Viva Portugal 🇵🇹 pic.twitter.com/4Mw1q8NfNF
— André De Nero (@AndreDeNero) March 24, 2022
Atene, Portogallo, Nave Pirata
Il Benfica è il club della sua vita, eppure Santos qui viene esonerato, dunque che fa? Ovvio, torna in Grecia, al PAOK del d.s. Theodoros Zagorakis, capitano della Grecia 2004. In bianconero fa bene, tanto bene che la Federcalcio ateniese cerca un nuovo c.t. e lo cerca straniero, perché si pensa che uno straniero sia più imparziale di un greco nelle convocazioni. È il 1° luglio 2010 quando Fernando Santos firma un contratto pesantissimo. Il suo predecessore è Otto Rehhagel, il tedesco campione d’Europa con la Grecia nel 2004. Santos conosce bene la Grecia. Fa miracoli. Porta la Nave Pirata a Euro 2012 e due anni dopo, al Mondiale brasiliano, guida la Grecia al miglior risultato di sempre: gli ottavi di finale. Non i quarti, visto il k.o. ai rigori con la Costa Rica. Ma ad Atene lo amano: «È più greco dei greci». Impara la lingua, parla il greco. La gente si commuove. In totale sta 13 anni ad Atene e dintorni, tra club e Nazionale. Poi però un’altra Federcalcio si accorge di Santos. L’ingegnere non ci pensa su, accetta. È tempo di nostos, ritorno a casa. Così eredita il Portogallo da Paulo Bento, che il 7 settembre 2014 ha perso in casa con l’Albania dell’italiano De Biasi nelle qualificazioni a Euro 2016.
«Astuti come serpenti, puri come colombe»
Ora, non solo Santos qualifica il Portogallo a quell’Europeo, ma supera il girone, batte la Croazia agli ottavi, la Polonia ai quarti, il Galles in semifinale e in ultimo la Francia padrone di casa, con gol di Éder. Stavolta sul tetto d’Europa c’è il Portogallo. Come pure nel 2019, in Nations League, quando Guedes ferisce l’Olanda e Santos festeggia la seconda finale vinta su due. Vent’anni dopo il “suo” campionato portoghese 1999, col Porto. Era il quinto consecutivo dei Dragões. Nei festeggiamenti, Santos lo hanno chiamato Engenheiro do Penta, “l’ingegnere del quinto [titolo]”. Un soprannome che non si sarebbe più scrollato di dosso. Come la sigaretta: a Euro 2021 si porta appresso una valigia di tabacco. O la pesca, per rilassarsi. O la religione. Del resto, prima della finale con la Francia ha caricato così i suoi: «Siate astuti come serpenti e puri come colombe». Vangelo di Matteo, capitolo 10, versetto 16.