Filippo Mane ha lasciato casa a 14 anni per trasferirsi dalla Lombardia a Genova, per giocare nella Samp, e infine a Dortmund. Vincenzo Onofrietti, invece, è cresciuto a un’ora di macchina dal centro sportivo del Borussia, dov’è entrato nel 2017 quando aveva 12 anni. Il risultato è che adesso sono entrambi protagonisti con la squadre U19 del Borussia Dortmund e della Nazionale. Li abbiamo incontrati nell’hotel di Prato che ospita il ritiro azzurro e ci siamo fatti raccontare la loro storia. Per entrambi, il tecnico Bernardo Corradi è punto di riferimento. «Gli devo molto perché ha da subito creduto in me. Ci eravamo lasciati in U17 dopo la sconfitta ai quarti dell’Europeo contro l’Olanda e ora si aspetta molto, dentro e fuori dal campo» ci dice Filippo Calixte Mane, difensore classe 2005.
Come detto, gennaio 2022 è passato dalla Samp al Borussia Dortmund; dopo gli inizi al Vela Mesero (Milano) e al Novara. «A Dortmund mi trovo molto bene. Quando sono arrivato ero infortunato quindi c’è voluto un po’ di tempo per riprendermi e integrarmi, ma adesso sono dentro la società al 100% e quest’anno sono diventato il capitano della squadra U19, è davvero un onore. Vogliamo vincere il campionato e provarci anche in Youth League, oltre a difendere il titolo di campioni d’Europa con la Nazionale U19». Insieme a lui oltre a Vincenzo Onofrietti, che gioca a centrocampo, c’è anche Fabio Chiarodia, difensore del Borussia Mönchengladbach. Se continuano così, tra non molto si ritroveranno titolari insieme in Bundesliga.
Filippo Mane, Dortmund e l’esempio dei grandi difensori italiani
«La differenza più grande tra Germania e Italia sono le strutture. Alla Samp avevamo un paio di campi da usare, a Dortmund almeno sette. I nostri allenamenti si basano sul possesso palla e sull’1vs1, mentre in Italia è vero che ci concentriamo di più sulla tattica» racconta Filippo Mane. «In questo periodo sto imparando a curare tutti gli altri aspetti fuori dal campo, dall’alimentazione al riposo. Diciamo che sto diventando un professionista. Spero di allenarmi presto con le categorie superiori, che arrivi una chiamata dalla seconda squadra o addirittura dalla prima», prosegue. «A Dortmund ci alleniamo tutti in un unico centro. Quando finiamo la nostra sessione ci fermiamo a guardare la prima squadra, ma non ho mai parlato con nessuno. Ho solo incontrato Bellingham una volta, ci siamo salutati e basta».
Nel 2022, la sua vita è cambiata con una telefonata. «Un giorno mentre ero alla Samp mi ha chiamato il mio agente dicendomi che il Dortmund mi voleva, dopo avermi visto giocare un torneo a Duisburg. Ho pensato che fosse uno scherzo, all’inizio non ci ho creduto invece era vero». L’altro sogno raggiunto è la Nazionale: «È un grande onore. Anche se gioco fuori so da dove vengo e l’importanza di vestire questa maglia, l’ho sempre voluta. Sono cresciuto ispirandomi ai grandi difensori italiani come Nesta, Cannavaro o Chiellini». Oggi, invece, guarda all’estero. «Cerco di prendere spunto dai difensori del City – ammette – anche per come impostano, uno su tutti Akanji che era al Borussia».
Vincenzo Onofrietti, l’amore di Napoli e Antetokounmpo
La storia di Vincenzo Onofrietti è diversa, lui in Germania ci è cresciuto. «Giocavo in un paesino (Neheim, ndr) a un’ora di macchina da Dortmund. Da quando ho iniziato a camminare ho sempre avuto la palla tra i piedi. Il Borussia mi ha visto a 13 anni a un torneo e gli sono piaciuto. Mi hanno invitato a un provino ed è andata bene, così mi hanno chiesto di trasferirmi da loro per la stagione successiva». Poco dopo sono arrivati gli scouting della Nazionale. «Mio padre viene da Napoli mentre mia madre è portoghese. A volte ho passato l’estate in Portogallo, altre volte in Italia, conosco bene anche Roma e Milano. Quando l’Italia si è interessata a me ha scritto a mio padre, ma inizialmente ho detto di no perché non conoscevo la lingua. Ogni anno loro ci hanno riprovato, così ho deciso di fare un tentativo, anche perché mister Corradi mi aveva assicurato che mi avrebbe aiutato con la lingua e che con Fabio (Chiarodia, ndr) non c’erano stati problemi. Quando sono andato a Tirrenia e ho iniziato a giocare ho capito subito che era la scelta giusta».
Come Mane, anche Onofrietti è un classe 2005. «In passato ho giocato sulla fascia, ma non ero veloce come Vinicius Jr così mi sono spostato centrocampista centrale. Punto sul dribbling, ho una buona visione di gioco e un buon tiro. Mi ispiro ai migliori nel mio ruolo, come De Bruyne e Bellingham, perché in campo possono fare qualunque cosa».
Non è un caso che entrambi abbiano citato giocatori passati dal Borussia Dortmund (Akanji e Bellingham), anzi, rende l’idea di quanto sia forte l’identità del club. «Qua si migliora molto, ma in realtà è difficile arrivare dalle giovanili in prima squadra» aggiunge Onofrietti. «Il Dortmund compra diversi giovani forti per valorizzarli in un paio di anni (e poi rivenderli, ndr), come fatto proprio con Bellingham, Pulisic o Haaland. Moukoko è uno dei pochi che ce l’ha fatta, e anche Reus che però è tornato dopo due prestiti».
Quando non gioca a calcio (o alla Playstation) si appassiona con NBA e NFL. «Se devo scegliere una squadra guardo Golden State. Antetokounmpo per me è un esempio di mentalità: da solo riesce a trascinare l’intera squadra». Giocare per la Nazionale è una grande gioia sia per lui, che per suo padre: «È un tipo che non dice molto, ma so quanto è orgoglioso. Non ho mai incontrato i miei nonni paterni però mi è stato dato il nome di mio nonno, Vincenzo, e penso che mio padre sia orgoglioso di sapere che l’ho portato in Nazionale. Viene da Napoli, ha guardato ogni partita ed è impazzito di gioia per lo scudetto: se devo dire qual è la mia squadra preferita in Italia, anche io dico Napoli».