di Costantino Giannattasio
Come sarebbe la formazione del Milan se facesse affidamento solo sui calciatori cresciuti nel proprio vivaio? Abbiamo cercato di mettere a punto una squadra che potesse davvero scendere in campo. Dunque, niente trequartisti a fare i mediani o attaccanti sulle ali. Questo Milan, schierato con un solidissimo e old fashioned 4-4-2, non sarebbe una corrazzata indistruttibile, bensì una formazione chiamata a lottare per un posto in Europa League.
Ed ecco quindi la formazione con cui giocherebbe oggi il Milan se giocasse solo con i talenti sviluppati dal proprio vivaio (ancora in attività).
Gianluigi Donnarumma
Arrivato nel 2013 in rossonero, e soffiato in extremis ai cugini all’Inter, Gianluigi Donnarumma è senza ombra di dubbio il talento più fulgido che il vivaio del Milan abbia prodotto negli ultimi 15 anni. L’esordio in Serie A contro il Sassuolo a 16 anni, 8 mesi e 6 giorni arriva il 25 ottobre 2015, quando Siniša Mihajlović decide di lanciarlo nella mischia – complici le prestazioni negative offerte dall’allora titolare Diego López. Gigio difenderà la porta del Diavolo altre 243 volte, arrivando a conquistare anche la titolarità con la Nazionale maggiore. Oggi Donnarumma, a soli 22 anni, è uno dei portieri più forti al mondo, sicuramente il migliore tra quelli più ‘giovani’.
Davide Calabria
Uno che può dire di aver fatto davvero tutta la trafila del settore giovanile del Milan è Davide Calabria. Selezionato quando aveva 11 anni, il terzino destro – all’epoca centrocampista – inizia il suo percorso dalla categoria esordienti. Un percorso lungo, a volte tortuoso: quando esordisci col Milan a 18 anni, ottenendo anche la conferma in prima squadra, non è semplice rispettare le aspettative del grande pubblico. Calabria fatica, ma nell’ultima stagione si impone come titolare indiscusso sulla fascia destra. Mancini potrebbe puntare su di lui per l’Europeo: l’anno scorso ci avreste creduto?
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Bryan Cristante
Quando il Milan lo cede nel 2014 per 6 milioni, la tifoseria rossonera non gradisce particolarmente. Non è mai piacevole vedere un giovane italiano di belle speranze tentare fortuna all’estero perché in patria nessuno ha creduto abbastanza nelle sue potenzialità. Col Benfica, però, non va così meglio. Dopo due prestiti nel Belpaese, prima al Palermo e poi al Pescara, Cristante torna a titolo definitivo in Serie A grazie all’Atalanta. A Bergamo trova un ambiente in cui potersi esprimere al meglio. Nell’anno e mezzo con la Dea, Bryan segna ben 15 gol: 12 in campionato e 3 in Europa League. Alla Roma, la sua fermata successiva, incontra qualche problema, ma con Fonseca sta trovando la continuità di rendimento che gli era mancata. Inoltre è riuscito a trasformarsi in un ottimo difensore centrale, all’occorrenza.
Matteo Gabbia
Insieme a Donnarumma e Calabria, Matteo Gabbia rappresenta la quota ‘vivaio’ all’interno della rosa agli ordini di Stefano Pioli. Dopo aver debuttato nei preliminari di Europa League contro lo Škendija il 24 agosto 2017, torna a vestire rossonero nella scorsa stagione: nel mezzo un prestito in Serie C alla Lucchese. Nelle due ultime annate, ricoprendo il ruolo di tappa-buchi nella difesa del Milan, Gabbia colleziona 23 presenze tra tutte le competizioni. L’età è dalla sua – è un classe ’99 – ma con l’esplosione e il probabile riscatto di Tomori saranno sempre meno le occasioni per scendere in campo.
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Mattia De Sciglio
Quando nell’estate del 2014 il Real Madrid mette gli occhi su Mattia De Sciglio, il Milan è convinto di avere tra le mani una pepita d’oro. ‘Lo cediamo subito o l’anno prossimo, nella speranza che il suo valore cresca ulteriormente?’, si saranno chiesti i dirigenti del Diavolo. Una pressione che De Sciglio non è riuscito a gestire come avrebbe voluto: il suo rendimento è calato inesorabilmente anno dopo anno. Nonostante i trofei vinti con la Juventus, De Sciglio non ha mai raggiunto la continuità nelle prestazioni che veniva chiesta a uno dei talenti più in vista del calcio italiano – e non solo. Oggi, a Lione, sembra aver ritrovato la serenità. Con 29 anni alle spalle, Mattia ha ancora il tempo necessario per tornare, anche se per poco, il terzino che ha fatto innamorare mezza Europa.
Manuel Locatelli
Per distacco il più grande rimpianto del mercato rossonero. Se c’è un centrocampista italiano sulla bocca di tutte le big europee, quello è proprio Manuel Locatelli. Sotto la guida di Roberto De Zerbi dal 2018, il lecchese si è conquistato le chiavi della mediana del Sassuolo, una delle squadre tatticamente più interessanti degli ultimi anni. Da rincalzo in un Milan in difficoltà a insostituibile – e spesso capitano – dei neroverdi, la carriera di Locatelli ha preso un’impennata inaspettata. All’Europeo, salvo imprevisti, ci sarà. E dopo il torneo? Forse il Manchester City o la Juventus. Di sicuro non il Milan, che non ha saputo aspettare la fioritura delle sue inestimabili qualità.
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Tommaso Pobega
In questo undici di calciatori prodotti dal settore giovanile del Milan, Tommaso Pobega è l’unico a non aver ancora giocato un minuto con la maglia della prima squadra. Nel mondo del professionismo, infatti, è entrato tramite i prestiti stagionali voluti dalla società: prima alla Ternana in Serie C, poi al Pordenone in Serie B, e infine allo Spezia in Serie A. Proprio con gli Aquilotti, Pobega sta dimostrando di valere certi palcoscenici. Probabile che il Milan possa puntare finalmente su di lui per la prossima stagione. Grazie alle sue doti fisiche e tecniche – è un centrocampista d’interdizione che non si fa mancare almeno un paio di gol all’anno, soprattutto con conclusioni da lontano – potrebbe essere una valida alternativa al duo Kessié-Bennacer.
Matteo Darmian
Oggi difende gli altri colori del tifo milanese, quelli dell’Inter. Eppure Matteo Darmian, uno degli elementi più promettenti del vivaio rossonero, nonché capitano della formazione Primavera, finisce nel limbo delle comproprietà – abolite nel 2015. È con la maglia del Torino che si impone nel panorama dei terzini/laterali in Serie A. Con i granata vive le migliori stagioni della sua carriera. Annate di alto livello che gli valgono la chiamata di uno dei club più prestigiosi al mondo: il Manchester United, con cui trascorre 4 stagioni progressivamente sempre peggiori in termini di presenze in campo. Tornato in Italia grazie al Parma, con l’Inter sta ricoprendo il ruolo di primo sostituto dei due esterni titolari, Hakimi e Perisic.
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Simone Verdi
Chiedetegli di battere un calcio di punizione col destro: lui lo farà. Chiedetegli di battere un calcio d’angolo col sinistro: lui lo farà. Negli ultimi 10 anni pochi calciatori vantano un ambidestrismo pari o superiore a quello di Simone Verdi. Anch’egli giunto giovanissimo nel vivaio del Milan, tra comproprietà e prestiti nelle serie minori (Juve Stabia ed Empoli) e all’estero (Eibar), la società rossonera lo bolla presto come un esubero, o almeno un calciatore per il quale non valga la pena attendere ulteriormente. A Bologna trova un’isola felice tra il 2016 e il 2018. Il trasferimento al Napoli per 25 milioni è un fallimento, così come il suo tentativo di rilancio al Torino. La carriera di Verdi è in rapida discesa.
Andrea Petagna
Con il Milan e le varie squadre in cui gioca in prestito dai rossoneri (Sampdoria, Latina, Vicenza e Ascoli) non ha grande fortuna. Collante nello spogliatoio e nelle manovre offensive, Andrea Petagna sta trovando una sua dimensione nel calcio italiano. Dopo essersi messo in risalto nell’Atalanta di Gasperini – eccezionale l’intesa dentro e fuori dal campo con Papu Gomez! -, si carica sulle spalle, non a caso, il peso dell’attacco della SPAL. A Napoli, invece, accetta di buon grado di essere la terza scelta in un reparto composto da Mertens e Osimhen: quando viene chiamato in causa non sfigura.
Patrick Cutrone
Non avrà subito l’influenza della ‘maledizione maglia numero 9’ – anche perché col Milan veste esclusivamente il 63 -, ma Patrick Cutrone ha dovuto lasciare la Lombardia per cercare davvero se stesso. Nelle due stagioni vissute da protagonista, o quasi, in rossonero sono 27 le reti segnate in 89 match tra tutte le competizioni. Un bottino comunque notevole per un attaccante giovane, figlio del settore giovanile e immerso in una realtà calcistica – almeno all’epoca – non esattamente sinonimo di solidità tecnica. Tra Wolverhampton, Fiorentina, di nuovo Wolverhampton e adesso Valencia, Cutrone non ha mai trovato quello che sperava: gol e continuità. A soli 23 anni è presto per emettere sentenze sulla sua carriera. C’è un futuro ancora tutto da scrivere.
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