«Vi avevo promesso che dopo il mio primo gol in Serie A ci saremmo sentiti», ci racconta in preda all’euforia Alessandro Gabrielloni, attaccante del Como che avevamo intervistato dopo la promozione in Serie A, e che con i comaschi ha attraversato tutta la risalita: arrivato nel 2018 quando la società era in Serie D, nelle ultime ore ha segnato il primo gol nella massima serie. La scalata, sempre con la stessa maglia. «Dovete venire più spesso a vederci, allora!», ride quando viene a scoprire che anche Cronache era allo stadio.
«Sono felice che sia arrivato questo gol, lo aspettavo. Da quel momento tutto è andato veloce: chiamate, complimenti, messaggi. Ancora devo rendermi conto», spiega. «C’erano i miei genitori allo stadio, credo che sia incredibile condividere questa gioia con loro: mi sono venuti a vedere in tantissime partite fin dai dilettanti, hanno visto tanti campi di provincia… ma che dico di provincia, di periferia!», a mostrare ancor più l’orgoglio per una rete storica, quella che ha aperto le marcature per il Como contro la Roma, e che ha steso i giallorossi. Poi, Gabrielloni ha servito l’assist a Nico Paz per il raddoppio. Una serata da favola: dopo il gol si è arrampicato sulla curva per festeggiare con chi lo ha sempre sostenuto e gli sta facendo vivere un sogno. «In questa scalata sono state fondamentali due componenti: una società solida e un affetto che non è mai mancato, la gente mi è sempre stata vicina e anche quando c’è stata l’occasione per andare via, ho messo sul tavolo questo per rimanere»: anche perché dalla D alla A non è facile arrivarci e tante volte si può aver paura di non essere pronti al salto di categoria, oppure di non trovare spazio.
E invece no, Gabrielloni ce l’ha fatta: «Quando sono arrivato in B ho capito che il calcio era diventato davvero un lavoro. E questo gol è la conseguenza del sacrificio e degli allenamenti. In ogni salto di categoria mi chiedevo se fossi pronto». Soltanto un altro calciatore è riuscito a segnare una rete per categoria nella scalata con una singola squadra dalla D alla A: Lorenzo Pasciuti con il Carpi. Quando Gabrielloni è arrivato al Como, «il Como era completamente diverso da oggi. Avevamo un altro logo addirittura, non c’era un centro sportivo dove allenarci e vivevamo alla settimana cambiando di campo in campo. Lo stadio è lo stesso, ma è come se fosse completamente un altro al giorno d’oggi».
Ora quel calcio che vedeva così lontano è diventato realtà: «Ho presentato mia mamma alla famiglia di Reina, non so neanche in che lingua si siano parlati!». Segnare sotto gli occhi dei tanti vip che accorrono al Sinigaglia ora fa strano. Gli chiediamo davanti a chi vorrebbe segnare adesso… ma nessun attore, «il sogno sarebbe Del Piero! Magari dico ai dirigenti che è un attore…», scherza. Gli hanno scritto tutti, anche gli stessi compagni che poche ore prima lo avevano già abbracciato in campo e negli spogliatoi. Un momento che tiene dentro ed è geloso di condividere. A fine partita si è preso il premio di MVP del match, andando nelle interviste post-partita con Nico Paz. Tra 15 anni come conserverà quella foto? «Gli ho detto che può diventare un campione e che gli auguro che possa tornare a giocare nel Real Madrid, ha la testa giusta per diventare un top». Un’altra galassia, oggi, rispetto alla Serie D.